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V Parte - L'arresto, il ritorno di Giovanni e della madre

CULTURA E SPETTACOLO - 16 02 2018 - Ivan Bormolini

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/Porta Poshiavina

Come da copione, a denuncia fatta al cospetto del Pretore, il piano era pronto. Le guardie sarebbero giunte nella residenza, perquisito la camera e tratto in arresto i tre malfattori con un formulario di accuse ben ampio.

 

Quella mattina Giuditta ed i due compagni di  pranzi e cene, erano al tavolo del salone, per godere della solita ricca colazione. Sedevano col loro anche Battista ed Antonio come sempre. I due, in attesa dell'arrivo delle guardie, assecondavano la scena partecipando ai discorsi banali e stupidi del trio.

 

Dentro di se Battista pensava: “Ride bene chi ride ultimo!”, mentre Antonio studiava l'atteggiamento dei due, voleva prevedere ogni possibile reazione che sarebbe potuta sfociare in qualsiasi tipo di tentativo di vendetta, ben sapeva che i maggiordomi avevano sempre attaccato alla cinta dei pantaloni due affilatissimi coltelli!

 

All'arrivo delle guardie, il terzetto di colpo aveva smesso di mangiare, il più alto in grado dei quattro, aveva letto loro i capi d'imputazione e senza troppi scrupoli li aveva esortati ad aprire la famosa camera.

 

Giuditta dal canto suo si era messa a recitare una piccola farsa:

 

“ Ma come potete pensare che i miei maggiordomi abbiano potuto commettere simili reati ai danni del mio amato! Andatevene da questa casa e cercate altrove il colpevole.”

 

Nell'ascoltare quelle parole piene di menzogne Battista non era riuscito a stare zitto:

 

“Proprio tu! Proprio tu! Ti ho accolto in questo palazzo dandoti ancor più ricchezza, ti ho regalato vestiti e molti monili in oro e argento, ti ho aperto il mio cuore, come hai potuto farmi tutto questo, tutto solo per quattro mura......”

 

Dall'altra parte un silenzio quasi tombale, nessuna giustificazione....

 

Battista cadendo svenuto a terra per l'umiliazione subita, pareva esanime e solo l'intervento della fidata cuoca di palazzo lo aveva rianimato, facendogli annusare dell'aceto, ma quando aveva riaperto gli occhi una scena ben più drammatica e che non aveva calcolato, gli si era presentata.

 

Proprio nel momento dell'arresto, dopo la perquisizione, mentre i tre scendevano le scale con i polsi legati, erano arrivati a palazzo la moglie ed il figlio Giovanni.

 

Ai due, tenuti lontani per ormai ovvi motivi, d'un tratto la situazione era parsa subito chiara anche perché da quell'invito a ritornare a Tirano nel più breve tempo possibile, aveva destato in loro dei sospetti.

 

Mentre la povera madre, ferita nel cuore e nell'orgoglio piangeva lacrime amare, al cospetto del marito, Giovanni, che nel frattempo aveva studiato molto e con ottimi profitti, non aveva esitato a prendere la parola:

 

“ Padre, anche se ti sei appena ripreso da uno svenimento, ascolta bene le mie parole, poiché le pronuncerò una volta sola e sarò da oggi in poi categorico: mi dicevi che se mi sarei fidanzato con Anna, avrei gettato del fango tutta la nostra famiglia, mi hai allontanato da lei, ci hai costretto a lasciare Tirano, solo perché ti eri invaghito di una donna che potrebbe quasi essere tua figlia!

 

A questo punto chi tra noi due ha gettato del fango tu o io?

 

Adesso sappi bene che ciò che rimane di questa ormai povera casa, caduta in disgrazia per tuo volere, sarà amministrato da me e da Antonio. Tu inizia a riflettere, a chiedere scusa, non a me ma a mia madre, pensa a ciò che le hai fatto al disonore ed al dolore che le hai provocato. Proprio a lei che ti è sempre stata fedele. Come hai potuto fare tutto questo? Non ti bastava ciò che avevi, volevi oltre al denaro, anche una sorta di ingiustificata lussuria? Ecco i risultati del tuo smisurato ego, ti sei fatto bello agli occhi dei tiranesi e non solo, con quella donna che ho appena incontrato sulle scale con i polsi legati? Ti sei voluto fare ammirare senza accorgerti che questa ti avrebbe lasciato in mutande?

 

Che razza di uomo sei, non so più nemmeno se chiamarti padre, hai provocato un dolore immenso a me e alla mia amata madre, vergognati!

 

Ora cerca quantomeno di giustificarti con mia madre e confida in un suo perdono, io in questo non voglio proferire parole, sarà lei a decidere.”

 

Ormai Battista, non aveva più alcuna giustificazione da dare, aveva tentato di chiedere scusa a quella povera donna e si era trovato davanti un muro di pianti e silenzi. Questa nel frattempo, sorretta dall'amore del figlio e dalle buone parole della stimata cuoca di palazzo, che da sempre le aveva riservato amicizia, vagava pensierosa tra le stanze.

 

Nulla più rimaneva di quel mondo che era stata costretta a lasciare e Battista non aveva più nemmeno il coraggio di uscire dalla propria camera, non reggeva lo sguardo giudicante di sua moglie, era caduto in basso, troppo in basso e non sapeva come reagire.

 

Giovanni intanto, si dimenava in mille pensieri, doveva per forza risollevare le sorti di quell'azienda e di quella casa, ma soprattutto doveva presentarsi al cospetto di Anna suo grande amore. Chissà se in quella casina del Dosso l'avrebbe ancora trovata, pronta ad aspettarlo ed accettare la proposta di fidanzamento?

 

Gli mancava il coraggio, troppe cose gravavano sulle sue responsabilità, non sapeva che fare.

 

Ne aveva parlato con il buon Antonio, trovando nelle sue sagge parole dei buoni consigli:

 

“ Antonio, tu sei sempre stato amico di mio padre, l'hai aiutato molto in questi mesi ed ora io non ho il denaro per pagarti, nelle botti non c'è più vino da vendere, i cantinieri e gli addetti alle vigne reclamano lo stipendio bussando alla porta ogni giorno. Come dar loro torto? Ed io, che sono ridotto ad umiliarmi al loro cospetto, dovrei umiliarmi anche davanti ad Anna?

 

Antonio che ben sapeva tutta la drammatica situazione, non si era perso d'animo e stringendo saldamente la mano a Giovanni lo aveva rincuorato:

 

“Figliolo, non ti preoccupare per il mio compenso in denaro, non è questa ora la priorità. Adesso occorre rimboccarsi le maniche e cercare un modo per poter riavere la liquidità necessaria. Il Pretore mi ha garantito che nel giro di pochi giorni si terrà a palazzo Pretorio un breve processo ed una sentenza esemplare, forse da questa potremmo riavere del denaro. Io intanto ho un buon gruzzolo da parte, te li anticipo così potrai pagare i dipendenti. Poi, in tempi migliori me li restituirai. Io sarò al tuo fianco, come sono stato al fianco di tuo padre, peccato che mi abbia chiamato troppo tardi quando ormai i giochi erano fatti, se fossi intervenuto prima lo avrei indotto a ragionare.

 

Adesso, mettiti l'anima in pace e vai da Anna, quella ragazza conosce la tua bontà d'animo e il tuo amore per lei, per l'azienda da domani iniziamo a lavorare e vedere cosa possiamo fare.”

 

Giovanni, dopo aver avuto l'appoggio e l'aiuto di Antonio, si sentiva un po' più forte e la sera dopo il suo ritorno si era incamminato verso il Dosso. In quel tragitto, pieno di aspettative pensava a come Anna lo avrebbe accolto. Con poco coraggio quel suo pugno aveva battuto alla porta della casa.......

 

Anna, alzandosi da tavola, si era recata all'uscio e aprendo la porta si era vista davanti quel ragazzo, quasi ormai un uomo, non c'era stato alcun dialogo, gli occhi carichi di intenso sentimento si erano incrociati, lasciando posto ad un lungo abbraccio.

 

Luigi e sua moglie, vedendo la scena e percependo la ritrovata serenità dei due, non avevano esitato ad invitare quel ragazzo in casa, un piatto di minestra c'era anche per lui.

 

Giovanni in quella lunga sera aveva vuotato il sacco, raccontando tutto. Mentre narrava gli eventi la mano di Anna stringeva sempre più forte la sua e i due genitori, ascoltavano senza proferire giudizio alcuno su Battista. A tarda notte congedandosi e ringraziando, Giovanni era stato preso in disparte da Luigi:

 

“Ragazzo, adesso devi farti forza, il lavoro che ti aspetta è lungo e ricco di insidie, sappi che l'amore di mia figlia non ti farà mancare il suo supporto, ha sofferto tanto in questi tempi, ed ora la rivedo felice. E' bastato vedervi abbracciati al tuo arrivo per capirlo. Io posso far ben poco per darti una mano, non so nulla di economia e di commercio, ma quando reputerai necessario un mio umile aiuto io sarò qui e mia moglie anche. Abbi fiducia, io a tuo padre ho perdonato tutto, vai e aiutalo anche lui.” 

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