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Valerio Righini espone a Cuneo il nuovo ciclo di opere "Camminanti"

CULTURA E SPETTACOLO - 02 10 2020 - Marco Travaglia

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/camminanti, valerio righini

Lo scultore tiranese Valerio Righini, in queste settimane, sarà impegnato in due manifestazioni artistiche in Piemonte nelle quali sarà presente con le sue opere: entrambi gli eventi (Il segno inciso e Totem) si terranno a Cuneo. Abbiamo approfittato della speciale occasione per intervistarlo.

 

Buongiorno Valerio, come hai vissuto, personalmente e artisticamente, questo periodo caratterizzato dal coronavirus?

Questo periodo di chiusura con cui è importante imparare a convivere mi invita a prendere nuove misure. Sarà importante trovare nuovi e diversi atteggiamenti, nuovi ritmi di vita, dare senso ad un passo lento e profondo. Può diventare un importante momento di ripartenza. Ho assistito, come tutti, impotente, ai numeri pandemici, ho apprezzato il prodigarsi di tanti operatori sanitari e di altri che non hanno potuto o voluto staccare il proprio impegno solidale. Personalmente ho passato tante tante ore in studio. Prima sgombrandolo dai tanti materiali che si erano accatastati nel tempo; ho ritrovato così in certa misura uno spazio più vivibile, vitale. Poi ho realizzato nuovi lavori che, moltiplicandosi, stanno formando un ciclo di opere che ho intitolato Camminanti. Ora esplicitare, fissare con parole quello che si fa non sempre è semplice e forse neanche opportuno, in quanto un'opera si vien caricando, trova nuove energie anche dell'occhio di chi la guarda, delle sue esperienze, dal suo vissuto. Inoltre spesso si opera a livello inconscio. Ad ogni modo provo a rappresentarmi il momento della loro realizzazione ed esprimere certe suggestioni che mi hanno catturato.

 


Che opere porti, cosa rappresentano e come sono state realizzate?

CAMMINANTI, dunque, varie le tecniche e i materiali impiegati - dall'incisione al disegno, dalla pittura alla scultura - è un percorso di lavoro realizzato proprio in questo periodo di silenzio. Sono opere organizzate con l’utilizzo di materiali vari, le pietre scelte fra le “murache” delle vigne che caratterizzano con i loro terrazzamenti il nostro paesaggio. Sono schegge di pietre di vari colori e forme che dopo avere subito un minimo di manipolazione, dopo essere state ridotte e appena appena lavorate, vengono incastonate in superfici di fondo trattate in maniera materica, superfici percorse e percosse da segni, incisioni, graffi, grumi che fanno vibrare lo spazio compositivo. Il tema sotteso si riferisce al mondo degli uomini in marcia, moltitudini che in questo periodo storico, come in epoche precedenti, si spostano sulla terra per fuggire da guerre, carestie, povertà. Figure ieratiche, allineate come nei mosaici bizantini, con cadenze spaziali pressoché regolari. Cadenze che quietano le figure, permettendo loro di assumere un respiro proprio.  I distanziamenti tra le figure, per contrasto, rievocano disordine, affollamento, differenze di umanità. 

 

E’ un ciclo che segue Pelle apolide del 2018 – un insieme di opere costituito da 15 elementi realizzati in gesso e materiali vari su tavola. Il tema sotteso a  Pelle apolide  si riferiva già al mondo degli uomini in marcia ed era espresso in parvenze umane, teorie figurative disposte verticalmente ad intervalli spaziali costanti. Intervalli che fungono da filtro e sospensione. Alle figure ritte verticalmente si contrappone un elemento coricato: una figura questa, come ricoperta da un sudario bianco, che vuole nella sua essenzialità richiamare una fine.

 

L'interesse di queste opere non è realizzare una cronistoria, non hanno l’atteggiamento di raccontare la cronaca degli accadimenti; al contrario intendono esprimere una partecipazione attiva alla vita, al reale. L’artista non è su una sua nuvoletta fantastica, avulso dal reale, bensì ne è connaturato, ne vive contraddizioni, dubbi, incertezze; attraverso la sua sensibilità partecipa, scopre i propri nervi e, forse, pone domande.

 

Quali sono i motivi che ti hanno spinto a partecipare a queste manifestazioni artistiche? 

Ho accolto con piacere l’invito a partecipare alle due prestigiose rassegne artistiche che si tengono a Cuneo, nella Provincia Granda, perché Cuneo è un po’ un’altra mia terra di origine, mia madre era piemontese e parte delle mie estati da giovane vedevano quegli orizzonti. Ma anche perché avevo già avuto modo di collaborare con gli organizzatori, l’architetto Giacomo Doglio e lo scultore Riccardo Cordero, amici di cui conosco la serietà e la passione per l’arte da cui sono animati. Ricordo per inciso una splendida Biennale Internazionale di Scultura realizzata nel 2013 a cura di Riccardo Cordero, presidente dell’Associazione Piemontese Arte (di cui mi onoro essere socio), nell’esteso e maestoso Parco del Castello di Racconigi. Ora si ripresenta la possibilità, con le dovute accortezze dei tempi correnti, di proporre nuovamente un’esposizione nello storico Palazzo Samone nel pieno centro storico di Cuneo, palazzo Samone, in cui già ero stato presente un paio di anni or sono in quanto aveva ospitato allora un’altra importane esposizione.

 

 

Per la mostra Il segno inciso Righini espone due incisioni, per Totem è presente con un'istallazione composta da nove elementi in ferro dal titolo Foresta e altre due sculture, sempre in ferro, intitolate Elmo impronta.

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