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VII e ultima parte - L'amor trionfante e l'amor perdonato

CULTURA E SPETTACOLO - 21 02 2018 - Ivan Bormolini

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/san martino

E Giovanni ebbe un lungo colloquio col padre Battista. Non un dialogo a sensi unici, ma un rapporto a quattro occhi, questa volta vero, sincero e capace di allontanare certe nubi che gravavano sulla famiglia.

Rimaneva solo un nodo da sciogliere, l'irremovibile madre, che proprio non voleva perdonare il marito. E qui il buon figliolo che aveva riaccolto il padre nell'azienda, solo con ruoli marginali, era irremovibile. Solo la mamma poteva decidere. I denari, frutto della sentenza erano giunti come una ricca dote. Solo la nuova e promettente vendemmia assieme a quelle future ridavano dignità. Tutti i compratori avevano saputo ed avevano ridato fiducia a quelle risorte cantine tiranesi.

 

Il grande Antonio, che per quella famiglia aveva dato molto, aveva tentato di congedarsi, ma Giovanni lo aveva invitato a restare, per lui il compito era chiaro, tessere nuovi rapporti con i clienti e espandere il commercio, nuovi vini sarebbero stati posti sul commercio e con la qualità di sempre.

Fatto tutto ciò, ormai Giovanni e Anna viaggiavano verso il matrimonio. Entrambi, parlando con il buon parroco, avevano avuto la sua benedizione.

Anche Battista, coinvolto dal figlio, si era inchinato a quella decisione. Dentro di lui, pesava però il non perdono della moglie, la quale ben applaudiva questo matrimonio.

 

Ed era giunto il grande giorno, i due innamorati erano convolati a nozze: finalmente e con tanto onore Luigi, padre della sposa, poteva percorrere la navata centrale di San Martino, accompagnando sua figlia, nella semplicità di un amor trionfante.

Prima di questo ingresso, la madre di Giovanni era entrata in chiesa sottobraccio al figlio. Era felice per lui e per Anna, ma aveva un'infelicità nel cuore.

Battista, dietro questo bel corteo, si era seduto un poco lontano dalla moglie, la guardava con fare speranzoso, ma nulla... L'unica tegola su un giorno felice!

 

Gli sposi avevano scelto una cerimonia semplice, i parenti, qualche amico, i testimoni e nulla di più, solo un piccolo banchetto, dopo le Sacre Funzioni.

In quell'amor davvero trionfante, dopo tante vicissitudini, la madre di Anna, buona come il pane, aveva deciso di fare due parole con la consuocera:

Signora, la vedo triste, amareggiata. Oggi dovrebbe essere un giorno felice per i nostri figli, ma davvero non riesce a perdonare, mi scusi se mi intrometto, ma non riesco a vederla soffrire”.

 

La moglie di Battista, scoppiò in un pianto incontenibile e le due si erano ritirate in disparte, lontano, solo per pochi passi, da quella bella festa.

Vede, lei ha una bella famiglia, che nell'umiltà ha saputo comunque e sempre farsi onore. La mia invece è stata distrutta da gravi errori commessi da mio marito, ricco e potente, ha pensato di poter giocare con l'esistenza dei suoi cari come se nulla fosse, come se i sentimenti venissero molto dopo tutto il resto.

Ora, ci guardi, viviamo da separati in casa, se non fosse per mio figlio e per Antonio, tutto sarebbe andato irrimediabilmente a rotoli. Sono felice per quei due nostri ragazzi, li guardi sono innamorati e sono lo specchio della felicità. Ma io in cuor mio ancora non riesco a perdonare”.

 

La buona madre di Anna aveva rivolto in quella giornata il suo sguardo verso Battista, un pover uomo che stava pagando per gli errori commessi, ma per tornare ad avere un piccolo sorriso, aveva bisogno dell'appoggio di sua moglie; così il dialogo tra le consuocere continuava con le parole della madre della sposa:

Signora mia, lo guardi, non parla, non gode di questo buon cibo, non sorride se non per circostanza. Mi permetta di dirle che di errori anche gravi nella vita se ne possono commettere, ma a me pare che suo marito se ne sia perfettamente reso conto e senza proferir parola le chiede umilmente perdono. Io non sono nessuno per consigliarla, per dirle cosa deve o non deve fare, ma mi sono sentita in dovere di parlarle con cuore aperto e con schiettezza, anche se sono questioni che non mi riguardano”.

 

Nell'ascoltare la sincerità e l'umanità di quelle parole la moglie di Battista, continuava così quel dialogo:

Basta con il darmi del lei, tra noi non vi è mai stata differenza, anch'io provengo da umili origini, diamoci da oggi in poi del tu... E soprattutto grazie per il vostro aiuto, tuo e di tuo marito, e soprattutto grazie a Anna che ha ridato il sorriso al volto di mio figlio”.

Pronunciate queste parole, la donna, con gli occhi ancora pieni di lacrime, si era diretta verso il solitario Battista, solo un gesto, prendendo le sue mani diede al marito un bacio sulla guancia, eccolo l'amor perdonato... Con una frase pronunciata nelle orecchie di Battista:

Marito, questo non è il bacio di Giuda Iscariota, io non tradisco, ma so perdonare!”.

 

E da quel momento la festa aveva avuto un nuovo motivo per festeggiare l'amor trionfante e l'amor perdonato.

 

FINE

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