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Cannabis e cannabidiolo: ecco la posizione del governo italiano (e del resto d’Europa)

ECONOMIA E POLITICA - 30 01 2023 - Redazione

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/CBD

La legalità della cannabis è certamente uno dei temi più discussi e caldi di questo periodo, dovuto in gran parte alla confusione tra sostanze psicotrope e sostanze sicure appartenenti alla stessa pianta.

 

Come se non bastasse, anche considerando un solo cannabinoide (in questo caso il CBD) ci sono numerosi fattori da prendere in considerazione prima di definirlo legale a tutti gli effetti.

Fortunatamente, sempre più esercizi commerciali sembrano essersi adattati alle pretese del governo e alle normative vigenti. Infatti, oggi molte persone hanno la possibilità di acquistare l’erba legale online di Justbob, e-commerce di punta nel settore della cannabis in Italia.

Ma quindi, come stanno le cose?

Con l’obiettivo di fare chiarezza, nel seguente articolo si approfondirà la questione sulla legalità del cannabidiolo nel nostro Paese, volgendo anche un rapido sguardo al resto d’Europa.

CBD legale in Italia e in Europa: ecco come stanno (davvero) le cose

CBD legale: queste le normative europee e nazionali

A rigor di logica, sono le normative vigenti a garantire la legalità del CBD in Italia e nel resto della comunità europea, fermo restando che il suo status giuridico è in continua evoluzione.

 

Ma come, non vale più il detto “è legge”?.

 

Ecco, non esattamente.

 

Il punto è che i governi hanno spesso cambiato posizione in merito al CBD, portando, inequivocabilmente, ad applicare delle leggi che oggi sono valide ma delle quali non si è certi nel futuro.

 

Facciamo un esempio esplicativo.

 

Non molto lontano, la Commissione Europea aveva affermato che il cannabidiolo era un narcotico ma, nel giro di qualche mese, ha fatto immediatamente marcia indietro. Questo accade esattamente nel 2020, anno in cui la Corte di Giustizia Europea fa appello alla Convenzione Unica delle Nazioni Unite sugli Stupefacenti degli anni ‘60.

In questa sede viene affermato che il CBD estratto dalla cannabis non sarà più considerato una sostanza stupefacente.

E in Italia?

Diciamo che c’è stato un caso simile anche nel Belpaese, proprio nello stesso anno. Infatti, all'inizio dell’ottobre del 2020 il CBD era stato classificato come sostanza capace di provocare dipendenza da parte del Ministero della Salute, includendolo all'interno della Tabella dei Medicinali del D.P.R. 309 del 1990.

 

Questo avrebbe significato:

 

  1. che i commercianti non avrebbero più potuto vendere sostanze a base di CBD nei loro shop;
  2. che il CBD poteva essere ottenuto esclusivamente tramite ricetta medica non ripetibile.

 

Ma nemmeno un mese dopo lo stesso Ministero della Salute ha fatto un passo indietro, sospendendo il decreto.

 

Come se non bastasse, possiamo anche affermare che la legalità del CBD dipende in larga misura dalla sua formulazione.

 

È il caso del Regno Unito, in cui i cosmetici contenenti CBD sono approvati dalla legge.

 

Ma vediamo di approfondire nella prossima sezione.

 

Ecco la classificazione dei prodotti a base di cannabidiolo

Nonostante lo status legale del cannabidiolo sia in continua evoluzione, oggi possiamo fare riferimento a specifiche categorie in cui questo cannabinoide viene classificato una volta impiegato per la creazione di un prodotto finale.

 

In particolare, queste sono le categorie più comuni:

  • cosmetici;
  • integratori alimentari (olio di CBD);
  • liquidi per vaping;
  • alimenti;
  • farmaci.

 

Questa è solo una classificazione sintetica, ma capisci bene che per ogni categoria si farà riferimento a una specifica normativa. Questo significa che il CBD potrà essere considerato più o meno legale sulla base della sua destinazione finale.

 

Il che è abbastanza intuitivo: l’applicazione del CBD sulla pelle avrà un preciso effetto, l’inalazione un altro e l’assimilazione tramite cibo un altro ancora.

 

Per questo motivo, ogni prodotto finito fa riferimento a un quadro normativo in cui si tiene conto di benefici, effetti secondari e conseguenze varie ed eventuali.

Status giuridico del CBD: l’importanza risale alla fonte di estrazione del cannabidiolo

Devi sapere che esistono alcuni ingredienti che non possono trovare applicazione in ogni prodotto finito, ma che seguono una regolamentazione specifica e precise normative.

 

È il caso della vitamina D, che gode di una grande fama tra gli integratori alimentari grazie ai suoi benefici: primi tra tutti, aiuta a rafforzare il sistema immunitario e allontana le infezioni.

 

Tornando al cannabidiolo, anche questo cannabinoide non può essere applicato ovunque. Come abbiamo detto nella sezione precedente, la destinazione del CBD ha un peso rilevante sulla sua legalità e, dunque, sulla sua rivendita a terzi.

 

Nel caso dei medicinali, il CBD può essere utilizzato se derivante dall’estrazione di una qualsiasi parte della pianta di canapa, sia esso in forma isolata o combinato con altri fitocannabinoidi.

 

Per quanto concerne i cosmetici, invece, può essere utilizzato in forma isolata o estratto dalla pianta della cannabis. In questo caso però, è consentita l'estrazione di specifiche parti come semi, foglie e steli.

Conclusioni

In questo articolo si è cercato di fornire un quadro generale in merito alla legalità del CBD in Italia e, più sinteticamente, in Europa.

 

Come si è visto, le normative vigenti sono in costante evoluzione e da questo ne conseguono cambiamenti costanti anche nella rivendita a terzi.

 

Ciononostante, ad oggi in Italia è comunque possibile acquistare prodotti di erba legale a scopo collezionistico, in attesa di eventuali sviluppi della legislazione in materia.

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