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Chi mal comincia è a metà dell'opera?

ECONOMIA E POLITICA - 18 10 2022 - Cs

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Alla presidenza del Senato Ignazio La Russa, ex missino della prim'ora disposto a mostrare con nonchalance i cimeli d'epoca mussoliniana esposti a casa sua e pronto dopo la nomina ad abbracciare con tanto di omaggio floreale una imbarazzata Liliana Segre, obbligata a far buon viso a cattivo gioco al momento della lettura della proclamazione. E alla guida della Camera Lorenzo Fontana, leghista ultraconservatore anti aborto, gay e immigrati, e simpatizzante dei neonazisti greci di Alba dorata, a dispetto delle forzate citazioni di Papa Francesco e del capo dello Stato Sergio Mattarella nel discorso di insediamento. Qualche perplessità è lecita sui comportamenti e le scelte iniziali dei vincitori delle elezioni politiche, in attesa che entri in funzione il governo a conduzione di Giorgia Meloni, amica dichiarata dell'ultradestra spagnola di Vox e del discusso premier ungherese Viktor Orban. Nel frattempo la leader di Fdi si è riconciliata col cav. Berlusconi, indotto a più miti consigli dai familiari dopo aver alimentato fuoco e fiamme contro di lei. Ora, ammesso che il popolo è sovrano e bisogna rispettare le sue volontà (anche se va ricordato che il partito di maggioranza relativa in Italia è quello degli astensionisti con oltre un terzo di non votanti, un dato di fatto da non sottovalutare e su cui meditare) e concesso che il fascismo è ormai superato e sconfitto dalla storia, sebbene nel logo di Fdi rimanga la fiamma tricolore ardente sulla tomba del duce, restano comunque grossi dubbi. I primi segnali inviati dalla coalizione di centrodestra, in netta maggioranza al parlamento, non sono per niente incoraggianti, a cominciare dalla mancata compattezza sull'elezione di La Russa, boicottato dagli 'alleati' di Forza Italia. Che la scelta della seconda e della terza carica più rilevanti della Repubblica sia ricaduta su due personaggi fortemente caratterizzati per la loro radicale militanza nei rispettivi schieramenti è un'ostentazione identitaria sintomo di una evidente rivendicazione di ruoli e princìpi ben chiari e delineati. Non si tratta di fare un processo alle intenzioni, malgrado le esperienze del passato lascino presagire l'intenzione del nuovo esecutivo di mandare all'aria le tradizionali alleanze europee, se non internazionali, del nostro Paese, quando addirittura di porre mano a una profonda modifica della Costituzione, magari con l'introduzione del sistema presidenziale a elezione diretta. Lasciamo che gli eventi prendano il loro corso, però chi ha avvertito l'Europa che la pacchia è finita e rivendica il diritto dell'Italia a prendere le proprie decisioni come stato sovrano dovrà pur convincere i colleghi 'patrioti' ad approvare una legge di bilancio criticata in precedenza nella sua sostanza, e porre mano alle riforme richieste dall'Ue per poter portare a casa i fondi del Pnrr, assai utili alle nostre disastrate casse seppur di marca europea. Sarà possibile difendere gli interessi italiani sventolando con orgoglio il concetto di nazione? Andrebbe chiarito che nel mondo esistono nazioni senza stato, stati con più nazioni e pure senza nazioni, tuttavia è chiaro che la Meloni punta alla sovranità assoluta per far valere le proprie ragioni. Del resto aveva già esplicitato che è necessario tradurre in norme costituzionali il principio della prevalenza del diritto italiano su quello europeo, mediante la revisione degli artt. 11 e 117 della Costituzione che smonterebbe uno dei cardini dei trattati istitutivi dell'Ue. Ma, per restare ad argomenti di estrema urgenza e attualità, come la mettiamo con l'esigenza impellente di dar vita a una politica energetica comune con la creazione di nuovo debito pubblico europeo, di cui tanto abbiamo beneficiato per far fronte agli effetti della pandemia? Meloni & c. dovrebbero comprendere che da soli non si va da nessuna parte e che il federalismo pragmatico di cui parla Mario Draghi è la sola soluzione plausibile per risolvere problemi non solo italiani ma sovranazionali. Con governi bloccati da apparenti interessi nazionali è auspicabile che siano i corpi intermedi, con l'aiuto di strumenti innovativi di democrazia partecipativa delineati dalla Conferenza sul futuro dell'Europa, a prendere coscienza del valore aggiunto rappresentato da politiche e metodi di decisione europei rafforzati dalle indispensabili riforme dei trattati.     

 

Giuseppe Enrico Brivio - segretario della sezione 'Ezio Vedovelli' Valtellina-Valchiavenna del Movimento federalista europeo

Guido Monti - responsabile del Comitato provinciale per l'Europa  

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