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La “coltivazione dell’acqua” durante la crisi idrica

ECONOMIA E POLITICA - 01 06 2023 - Ezio (Méngu)

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/L’acqua dell’Adda che se ne va e non ritorna più
L’acqua dell’Adda che se ne va e non ritorna più (foto Méngu)

Verranno i tempi in cui l’acqua andrà “coltivata” così come si coltivano i campi per i nostri prodotti alimentari. Noi siamo per la maggior parte fatti di acqua e l’acqua è essenziale per la nostra sopravvivenza ma la crisi idrica sembra annunciarsi giorno dopo giorno e avanzare a grandi passi. Quando la pioggia c’è ed è troppa porta, con i suoi artigli morti e rovina alla natura in luoghi non immaginabili. Quando la pioggia è scarsa la terra è arsa e crespa come la pelle di un coccodrillo e diventa dura come il carapace di una tartaruga.  

 

La natura non è né matrigna e nemmeno benigna e pare fregarsene delle esigenze di noi umani, anzi in questi ultimi tempi sembra addirittura farci dispetto. Forse è normale perché  l’abbiamo massacrata con il nostro rapinare d’ogni suo bene e se cerca di eliminarci avrebbe ragionevole facoltà. Solo la Poesia la invoca e la sa declamare con i suoi versi, ma essa spesso appare sorda ad ogni invocazione e fa ciò che più le conviene. E’ una forza che ancora non riusciamo a comandare anche se l’intelligenza degli umani cerca di contenere le sue furie con la moderna tecnica. Come? Durante i forti periodi di siccità, facendo il pieno d’acqua quando è in abbondanza e cercando di accumularla con degli invasi, per poi, durante la siccità prolungata, goderla con un lento e opportuno rilascio.   

 

Dunque l’acqua fra l’esserci in abbondanza da far danni e non riuscire a dominarla e sopperire ai più elementari usi comuni c’è una via di mezzo. Una via di mezzo quando l’acqua scarseggia è quella di minimizzare il suo consumo nel tempo, per fare in modo che non ci sia l’obbligo di ridurne i consumi. Questo modello di gestione pare a volte irrealizzabile, poiché ogni persona ha la sua testa e ogni testa ha il suo pensiero. Molta gente sembra poco consona a rispettare le “grida comunali “perché spesso e volentieri fa come vuole o si comporta da bastian contrario consumando a gò-gò l’acqua e facendola poi mancare a molti.

 

L’altro modello è quello di imporre prezzi alti per consumi elevati d’acqua. Toccare il portafoglio delle persone è un ottimo calmiere, ma appare ingiusto poiché chi ha soldi nuota nella sua piscina ogni giorno cambiando l’acqua, chi non ha soldi si ricicla l’acqua dove ha fatto bollire la pasta. Il modello savio è quello che già i nostri avi hanno scoperto più di cento anni fa costruendo le dighe. Le dighe sono serbatoi di raccolta dell’acqua che, oltre a fungere di accumulo, sono scolmatori e regolatori di portata quando l’acqua c’è in abbondanza. I grandi invasi sono preziosi accumulatori di energia potenziale per produrre energia elettrica.

 

Inutile dilungarsi su l’Arte di raccogliere l’acqua in dighe o invasi e produrre elettricità poiché i nostri avi sono stati maestri costruendo strutture che hanno captato quasi fin l’ultima goccia di acqua che cade dal cielo e che scola dai ghiacciai. Hanno insegnato al Mondo l’Arte della costruzione delle dighe, canali e centrali elettriche.

 

Il meteo dei nostri avi forse era più benigno. L’acqua era abbondante, scolava quieta dai nevai e dai ghiacciai, era più quieta, domabile. I nostri tempi ci tengono con il fiato in sospeso poiché i ghiacciai si sono ridotti sempre di più e il cambiamento climatico si è fatto sentire ovunque con un meteo talmente incerto e ballerino da preoccuparci giorno per giorno per il nostro fabbisogno e per la normale irrigazione delle colture. O è alluvione o è siccità !   

Di più, quando l’acqua scarseggia nei laghi e nei fiumi si chiede per emergenza idrica il rilascio d’acqua accumulata nelle dighe per dar vita a fiumi in secca dove l’acqua manca per l’irrigazione dei campi. Giustissimo, prima si mangia, poi viene il resto.

Ecco il punto focale: l’acqua si può coltivare ? Sì, ma come? Oggidì il solare e l’eolico fanno da padrone. I tetti delle abitazioni sono pieni di pannelli solari da sembrare vetrine mentre tante estensioni di terra non coltivata sono “specchi” al sole “. Tratti di mare, creste di montagne sembrano aeroporti tante sono le eliche che girano per produrre energia.  Chi   distribuisce tutta questa energia verde che non dà inquinamento se non visivo? Il sole e il vento!

 

Quando c’è il sole e il vento questa forza che scaturisce dai pannelli solari e dalle pale eoliche può diventare esuberante e prevalente rispetto alla potenza richiesta dal sistema. Si dice in gergo tecnico che c’è surplus di energia. Oscurare i pannelli fotovoltaici quando c’è il sole, fermare le pale eoliche quando c’è vento? Un delitto.  Si è pensato bene di immagazzinare l’energia in eccedenza con opportune tecnologie che prevedono gli accumulatori chimici, quelli a gravità, insomma sistemi che assorbono energia e poi la rilasciano quando noi lo vogliamo.

 

Tra questi sistemi di accumulazione ce n’è, io credo, uno dei più pregiati e antichi: l’accumulo di energia tramite l’acqua. Lo diceva anche s. Francesco d’Assisi che; “Laudato si', mi' Signore, per sor'aqua,la quale è multo utile et humile et pretiosa et casta”. Io dico più umilmente che l’acqua è una buona serva! Ebbene, noi in Valle siamo ricchi di dighe e quando occorre energia turbiniamo quell’acqua contenuta nell’invaso con le turbine.

 

L’acqua una volta turbinata dalle turbine dà energia, esce dallo scarico della centrale e se ne va a valle e… arrivederci poiché se ne va nel fiume, quindi verso il lago e il mare facendo altrettanti lavori pregevoli. Ma se parte di quest’acqua che turbiniamo, magari nei momenti di eccedenza di pioggia, la fermassimo  Sì, se noi la fermassimo in una vasca di accumulo subito dopo averla turbinata e poi, quando in rete nazionale o internazionale, l’energia prodotta dai pannelli solari, dalle pale eoliche o da qualsiasi forma di energia verde è in surplus la usassimo per pompare quell’acqua per portarla sino alla quota dove era prima d’averla turbinata, che vantaggio ne trarremmo? A parte l’energia che perdiamo per il pompaggio che si aggira sul 20 % avremmo però quell’acqua ancora nel bacino superiore e in aggiunta l’aumento del suo valore poiché quell’acqua ricuperata dal surplus di energia e poi turbinata nell’ora di punta è energia che diventa pregiata.  

 

Questa acqua sollevata tramite il pompaggio darà il suo contributo sia nei momenti di punta quando manca il sole per i pannelli solari e il vento per le pale eoliche e anche per esigenze di acqua per irrigazione e per altri usi. E’ questa dunque la filosofia della “coltivazione dell’acqua “. Si accumula fermandola nel bacino inferiore per poi sollevarla nel bacino superiore con il pompaggio per avere poi una energia potenziale snella, veloce, pulita per quando ne abbiamo bisogno.

 

Di certo ci saranno coloro che diranno: no, non vogliamo più invasi, né dighe!  Io suggerisco: gli invasi per il ricupero dell’acqua si possono fare nei terreni, ma anche interrati e in galleria. Non è certo una novità vedere un bacino inferiore di raccolta acqua e una stazione di produzione e pompaggio che pompa parte dell’acqua turbinata al bacino superiore per poi riturbinarla secondo un programma ben preciso. L’esempio classico è la centrale produzione / pompaggio di Edolo e la centrale futura che probabilmente si farà sul lago di Poschiavo utilizzando l’acqua del Lago di Poschiavo e quella del Lago Bianco sul Bernina.  

 

Ezio (Méngu)

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