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Morti sul lavoro: una strage silenziosa

ECONOMIA E POLITICA - 04 11 2019 - Ercole Ricci

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Ogni anno nel mondo circa due milioni di persone muoiono a causa di un incidente sul lavoro o per malattia professionale, fra cui 12.000 minori. I dati sono impressionanti da ogni punto di vista, siamo davanti ad un bollettino di guerra intollerabile che va fermato. E' assurdo che il lavoro sia per la morte e non per la vita. La cronaca racconta quotidianamente le tragedie sul lavoro in Italia, con numeri che fanno impressione: centinaia di infortuni denunciati ogni giorno, molti gravi, alcuni letali. È una strage: 17 mila morti dal 2009. Grazie alla rinnovata attenzione dei media, siamo tutti informati, in tempo reale, sullo stillicidio quotidiano di morti e infortuni causati dal lavoro, stillicidio che prosegue senza soluzione di continuità creando sconcerto e dolore nelle famiglie, da nord a sud senza grandi differenze

 

Qualcuno si ostina ancora a chiamarle morti bianche: ma di bianco non hanno nulla sono avvolte dal nero del lutto e del dolore, spesso dal nero dell’indifferenza e dell’ipocrisia. Un Paese come l’Italia che vede nella propria Costituzione il primo articolo dedicato al lavoro e alla dignità, che il lavoro consente: “L'Italia è una Repubblica democratica, fondata sul lavoro” non dovrebbe permettere queste tragedie. Invece le morti sul lavoro rimangono troppo spesso avvolte da un alone di mistero e da quella parola “fatalità”.

 

Penso che di fronte a queste tragedie non si può che rimanere sbigottiti. La sicurezza sul lavoro è un tema per il quale serva un salto di qualità, un deciso cambio di rotta che renda concrete ed efficaci la cultura della prevenzione un elemento imprescindibile per un corretto approccio a questo triste fenomeno, per arginare le tantissime tragedie che anche quest’anno hanno registrato una media di 3 decessi ogni giorno, compresi ferie e festivi. Non bastano più le dichiarazioni di cordoglio, piccole manifestazioni di protesta o generici impegni. Siamo emergenza e occorrono misure urgenti e straordinarie per fermare questa inaccettabile strage di vite umane Uomini e donne, storie e famiglie spezzate da una piaga che non cenna a placarsi.

 

Adesso basta - si legge nei comunicati dei sindacati, praticamente identici a tutti quelli divulgati dopo ogni infortunio Troppe vite spezzate, troppe le segnalazioni riguardanti i ritmi di lavoro eccessivi, in assenza delle più elementari norme di sicurezza. La magistratura si dice farà il suo corso ed individuerà i responsabili di queste sciagure. Resta il fatto che è diventato ormai insopportabile il continuo stillicidio di morti registrate nel compiere il proprio dovere.

 

Queste morti non sono mai incidenti, causati da macchinari obsoleti, da manutenzioni carenti e inadeguate, da insufficiente formazione degli addetti, da inosservanza delle norme, sono frutto dell’avidità di chi rifiuta di rispettare le norme sulla sicurezza e sono frutto del disprezzo per la vita, la vita degli operai naturalmente, la vita di chi è costretto a lavorare anche 10-12 ore al giorno su di una impalcatura senza protezione o di chi deve manovrare macchinari con sistemi di sicurezza disabilitati per aumentare la produzione.Oggi il valore assoluto in questa società è il dio profitto e non la vita umana in quanto un operaio è considerato solo un numero che può essere facilmente sostituibile.

 

Spesso dimentichiamo che dietro i nomi ci sono delle storie che, di rado, vengono raccontate dai media. Storie di uomini e donne Italiani ma anche stranieri che lasciano il loro paese per venire fare lavori a volte umilianti senza nessuna garanzia in materia di prevenzione infortuni. Ci addolora perché il lavoro è, suo, sinonimo di vita; non è solo un fattore economico, non è una merce; nel lavoro l’essere umano realizza una parte di sé, attraverso il lavoro può progettare e costruire il proprio futuro e grazie al lavoro avere di che vivere, per sé e per la propria famiglia, nel rispetto della sicurezza e dell’ambiente

 

Personalmente penso che il miglior modo per ridurre gli incidenti sul luogo di lavoro è essere attivi in tema di prevenzione. Occorre verificare il rispetto effettivo nelle norme antinfortunistiche ricorrendo, se del caso, anche a sanzioni disciplinari nei confronti dei lavoratori che non si adeguano in concreto alle disposizioni prevenzionali. Ci vuole infine una costante verifica da parte del datore di lavoro, in collaborazione con il lavoratore, relativa allo stato di usura e di effettivo impiego degli stessi dispositivi antinfortunistici.

 

Ercole Ricci

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