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Qual è il vero volto della Lega (e di Forza Italia)?

ECONOMIA E POLITICA - 16 03 2021 - Guido Monti

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La nascita del governo Draghi ha alimentato le aspettative dei sinceri europeisti, allietati dalla prospettiva di un esecutivo guidato da un'eminente figura che ha dato dimostrazione delle sue capacità come presidente della Bce, la Banca centrale europea, ergendosi a strenuo difensore dell'euro. Anche l'avvento alla segreteria del Pd di Enrico Letta, convinto sostenitore dell'Europa, è stata salutata con favore dai federalisti europei che vi vedono un'ulteriore spinta a sostegno delle sorti dell'Ue. Sono bastate però poche ore per accertare che il ritorno in Italia dell'ex primo ministro auto esiliato a Parigi non è stata accolta a braccia aperte da varie forze politiche. Vada per Fratelli d'Italia, dichiaratamente sovranista ed antieuropeista, ma che allo schieramento avverso a Letta si siano aggiunti pure Lega e Forza Italia, parte integrante del governo guidato da Draghi, non può deporre a favore di chi si dichiara per l'Europa di giorno salvo disfarla di notte come la tela di Penelope. E' comprensibile che Salvini, buon propagandista ma statista di appurato mediocre livello, sia interessato a sostenere verbalmente l'attuale assetto governativo continuando al tempo stesso a criticare la perfida Bruxelles, da cui peraltro continua a percepire un munifico vitalizio dopo 11 anni di molto saltuario mandato di europarlamentare. E non deve meravigliare l'intenzione salviniana di convergere a Strasburgo con Orban e i nazionalisti polacchi, anziché entrare nel Ppe. Tuttavia è altrettanto poco lineare la posizione di Tajani, uno dei massimi esponenti di Forza Italia, che si è allineato al leader leghista nella critica a Letta, colpevole di aver rispolverato lo ius soli, ovvero il diritto di cittadinanza italiana degli immigrati in base alla nascita, quale fattore di civiltà e di diritto civico. Forse entrambi ignorano che già ora i 'nuovi italiani' garantiscono circa un decimo del pil nazionale, sempre più destinata ad aumentare e ad assicurare fra l'altro una pensione a tanti giovani autoctoni destinati ad un'esistenza di precarietà lavorativa. Ma se le piroette verbali del leader leghista sono ormai una costante e non fanno più notizia, le palesi contraddizioni di Tajani dimostrano che nel centro-destra le incrostazioni euroscettiche tardano a scomparire. Del resto l'ex presidente del parlamento europeo si era già segnalato come europeista occasionale e pro forma, senza lesinare pubbliche apparizioni a fianco del duopolio sovranista Meloni-Salvini. Occorre aggiungere, in base all'esperienza personale, che pure in provincia di Sondrio, quando vengono chiamati all'appello europeista, i rappresentanti di questi schieramenti fanno molta fatica ad apparire a viso aperto. Delle due l'una: o si è  convintamente europeisti o le espressioni di facciata non servono a nulla. La vera discriminante politica che attraversa tutti i Paesi dell'Ue, già indicata da lungimiranti personalità quali Luigi Einaudi e Altiero Spinelli, tra i padri del federalismo europeo, non è più quella fra conservatori e progressisti, fra destra e sinistra, ma fra nazionalisti ed europeisti. In epoca di pandemia gli stati nazionali dimostrano ancor più di essere polvere senza sostanza e che le soluzioni vanno ricercate a livello sovranazionale. Tanti obietteranno che l'Europa non sta dando dimostrazione di capacità nella gestione delle vaccinazioni. Già, ma si dimentica che non esiste una politica sanitaria comune e che i dirigenti dell'Ema, l'agenzia europea del farmaco, devono fare i conti con l'improba unità d'intenti di 27 realtà differenti. Col Next Generation Eu, al centro di un webinar in programma il 26 marzo di cui si darà più ampiamente notizia, l'Ue ha dimostrato di sapersi muovere a favore dei suoi cittadini se le vengono date le possibilità, altrimenti affidate ai consueti patteggiamenti intergovernativi. Queste argomentazioni saranno materia di discussione per il dibattito che si avvierà prossimamente con la Conferenza sul futuro dell'Europa, aperta alla partecipazione degli esponenti della società civile. Non c'è scelta fuori dall'Europa, e i sovranisti e populisti di casa nostra, compresi quelli locali, se ne facciano una ragione.

 

Guido Monti - responsabile del Comitato provinciale per l'Europa di Sondrio

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