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Bullismo? No grazie!

SCUOLA - 21 10 2019 - Ercole Ricci

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/bullismo, no grazie

Questo si legge sulla bacheca posta all’ingresso della scuola primaria “Angelina Vido” in via dell’Agricoltura, a Tirano. Piccole frasi con le quali gli scolari descrivono “a modo loro” che cos'è il bullismo. Frasi che fanno riflettere su una piaga sociale che aumenta a dismisura giorno dopo giorno, colpendo non solo i bambini ma anche gli adulti. Alcune persone credono che il bullismo sia solo un fenomeno di passaggio. Non lo è. Il bullismo è infatti una realtà radicata nel sistema scolastico italiano, e non viene affrontato in modo efficace.

Navigando in rete o leggendo dei libri, si trovano un’infinità di definizioni sul bullismo, io tento di darne una che riunisca gli elementi principali che caratterizzano il fenomeno.

 

Il bullismo è un disagio, un comportamento sociale violento e aggressivo, anche psicologico, attuato nei confronti di chi non si sa difendere. Questa forma di violenza è più comune in ambito scolastico e in rete (cyberbullismo), ma si manifesta anche in luoghi pubblici. Viene identificato anche con il termine “mobbing” in ambiti lavorativi e “nonnismo” all’interno delle forze armate. Gli atti violenti sono commessi ripetutamente e volontariamente con lo scopo di fare del male, sia fisico che psicologico, con evidente piacere da parte dell’aggressore e sensazione opprimente da parte della vittima.

 

Col passare del tempo il comportamento tra i ragazzi, come quello tra adulto e ragazzo, è cambiato e di conseguenza anche il modo di considerare la realtà. Il ruolo dello “schiaffo” è stato riconsiderato come quello della parola. In passato esso rientrava nel metodo di educazione che insegnanti e genitori utilizzavano per educare studenti e figli; oggi lo “schiaffo” è ritenuto, giustamente, un atto di violenza ed è punito dalla legge. I ragazzi sono diventati più sensibili, a tal punto da esser considerati deboli nell’affrontare i problemi dell’adolescenza, a causa della diversa educazione che i genitori hanno dato loro, facendoli crescere con la convinzione che i problemi nella vita reale non esistano. Alla base della violenza ci sono le fragilità e i problemi familiari, o la fallace educazione da parte dei genitori.

 

Televisione e giornali riportano ormai quasi quotidianamente episodi di bullismo tra ragazzi e studenti di ogni età. Il bullismo, secondo alcune inchieste, è diffuso in maniera capillare tanto da coinvolgere, almeno una volta nella vita, addirittura il 41% dei bambini italiani. Spintoni e insulti non avvengono solo all’interno dei corridoi e delle aule scolastiche, al contrario possono riguardare anche altri luoghi pubblici come giardini, parchi, cortili ecc...

 

Due sono le tipologie di bullismo, quello diretto e quello indiretto: alla prima categoria appartengono quelle manifestazioni di violenza, offesa, denigrazione e calunnia inferte direttamente alla vittima, mentre alla seconda appartengono quelle forme di attacco indirette, come ad esempio l’isolamento del soggetto. Fenomeni gravi e potenzialmente pericolosi per gli effetti sulla personalità del soggetto coinvolto, è per questo che è fondamentale riconoscerlo prima che sia troppo tardi e denunciare immediatamente alle autorità competenti.

 

La campagna di informazione e di formazione voluta fortemente dalle autorità competenti, (Ministero della Pubblica Istruzione, Enti locali, Polizia, Carabinieri, ecc...), non deve prendere il posto dell’impegno personale di tutti per spingere le nuove generazioni ad un uso consapevole e responsabile dei mezzi di comunicazione di massa, necessari per un buon livello di competenze e di conoscenze nel settore, con una buona dose di amore e di umanità che insieme sono una ricetta vincente.

 

Ercole Ricci

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