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Come Mino Raiola ha cambiato il mondo dei procuratori sportivi

SPORT E TEMPO LIBERO - 02 05 2022 - Redazione

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C’è una cosa che Mino Raiola ha capito con largo anticipo nel corso della sua impetuosa carriera da procuratore sportivo. Il mondo del calcio stava cambiando. E il cambiamento non era più eurocentrico, per quanto il calcio, il vero calcio mondiale, resti quello di Premier, Liga, Serie A e Champions. Il cambiamento guardava a est, a Mosca, al medioriente, ai capitali della penisola arabica e della Cina. Un mercato, quello calcistico europeo, foraggiato dai petroldollari e dalla finanza. Un’industria, quella calcistica europea, che iniziava a duplicare gli zeri di acquisti e cessioni con livelli di plusvalore inverosimili applicati ai top player d’Europa e del mondo. Cifre sostenibili solo dai ricchi del nuovo millennio: petrolieri russi e del middle-east, detentori di fonti energetiche, capitalisti cinesi ma anche finanzieri europei e americani. 

 

Mino ha realizzato una scommessa con l’arte degli affari. Ha gestito i top player di squadre come quelle che ogni anno si giocano l’Europa o i rispettivi campionati. Basti pensare ad Ibrahimovic o Donnarumma, che hanno rilanciato rispettivamente Milan e PSG. I rossoneri sono anche coinvolti nella lotta per lo Scudetto, sulla quale è possibile trovare dati e statistiche per fare il proprio pronostico su chi la spunterá anche attraverso le informazioni che si trovano in una pagina dedicata ai bonus scommesse, che mette a disposizione una guida accurata sull’argomento, permettendo all’utente anche di rimanere alla larga da possibili brutte sorprese e di capire nel concreto di che cosa si stia parlando. 

 

Mino Raiola ha reso possibile i vari affari del calcio europeo, come quello di Pogba alla Juve, glissando clamorosamente il Man Utd. Ha reso possibile i ripetuti trasferimenti di Zlatan in Italia e all’estero. E prima ancora ci sono stati Bergkamp e Jonk all’Inter negli anni d’oro di Milano. Pavel Nedved, astro nascente pochi anni dopo Euro ‘96.  Ha confezionato il gioiellino Erling Håland piazzandolo nel calcio tedesco che conta, quello di Dortmund. E infine ha realizzato il suo ultimo capolavoro con Gigio Donnarumma: un affare, quello tra Milan e PSG, talmente redditizio da valergli il soprannome di Dollarumma. Del resto, alle spalle del PSG c’è proprio il simbolo del calcio milionario d’Europa, o forse del mondo: Nasser Al-Khelaïfi, qatariota tra i più ricchi del pianeta che dopo l’ennesimo fallimento dei parigini adesso punta alla rifondazione con un binomio tutto italiano che porta i nomi di Conte e Petrachi per la guida del club rossoblu.

 

Mino, agente FIFA da Nocera Inferiore. Poliglotta, intelligentissimo e scaltro. Inizia la sua carriera in Olanda, ad Harleem dove fonda la sua personalissima agenzia, Intermezzo, per competere con gli inarrivabili Jorge Mendes della Gestifute e Jonathan Barnett con la sua ICM Stellar Sports. Veri competitor di Mino, al centro di giri d’affari calcistici a nove zeri. Non riuscirà mai a eguagliare i loro profitti ma saprà capire esattamente lo stesso principio che muove il calcio: il dio denaro all’esterno dell’Europa. Mino Raiola ha cambiato il mondo dei procuratori sportivi attraverso l’approccio: spingere, alzare il prezzo, puntare al massimo. Ma è fondamentale avere in portafoglio i migliori. Il coltello si tiene dalla parte del manico. E Mino gestisce i migliori. Ragiona, opera, agisce con astuzia, scaltrezza, arroganza e tempismo. Dollarumma insegna. Mino cambia il mondo dei procuratori usando la stessa leva del calcio stellare: fare soldi dai soldi. Attingere al capitale dei ricchi spacciando perle calcistiche dal prezzo lievitato. Mino diventa l’ingranaggio di un meccanismo spasmodico e incontrollabile. 

 

Mino Raiola ha scelto presto da che parte stare. Dalla parte dei ricchi partendo però dal lato opposto. Se fossimo negli USA, Mino sarebbe il classico self made man. L’emigrante d’Olanda che da ragazzo lavora instancabilmente: prima pizzeria, poi fast food. Ma i soldi non si fanno con i panini, soprattutto se lavori dal lato del bancone. Mino sfonda con la sua passione per il calcio, la sua tracotanza, la perseveranza e l’ostinazione. Un pezzo d’Italia profondamente controverso e chiacchierato. L’Italia di sempre, che prima si arrangia e poi raggiunge l’Olimpo.

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