Breve analisi del dissesto gravitativo di Campocologno (CH)
CRONACA - 01 05 2024 - Mario Curcio
Nei primi giorni di questo mese di aprile il territorio locale (valtellinese e svizzero) è stato interessato da una serie di dissesti di natura idrogeologica, soprattutto gravitativa (frane di crollo, scivolamenti di porzioni di terreno posto lungo i versanti, rottura di muretti dei terrazzamenti ecc.). La causa scatenante di tali eventi franosi va ricercata non solo nella conformazione geologico-tettonica di base, ma anche nella presenza concomitante di agenti meteorici particolarmente attivi e virulenti (piogge, variazioni crioscopiche e termiche all’interno delle rocce). In questo articolo prendo in esame uno dei dissesti che ha interessato una zona della vicina Svizzera, già nota per l’accadimento di tali rilasci gravitatiti avvenuti in passato e con frequenze anche ravvicinate. Il dissesto di cui trattasi è quello di Campocologno sul versante sx della Val Poschiavo, immediatamente a monte della Dogana Svizzera e posto sulla verticale dell’area di parcheggio e della stazione ferroviaria del borgo. Sul versante sx in corrispondenza del torrente Poschiavino e per tutta la lunghezza del versante insistono dei canaloni di detrito lungo i quali si verificano scorrimenti, rotolamenti di massi in concomitanza di rilasci; la zona di distacco lunga qualche centinaia di m. è posta intorno ai 1250 m.s.l.m. La genesi di tali dissesti, stante una struttura geo-tettonica preesistente, va ricercata, secondo gli studi svolti negli ultimi decenni, in una fase di deglaciazione progressiva dei versanti, un tempo (fase glaciale) sottoposti al “peso” di oltre 2000 metri di ghiaccio. Sotto il carico di tali masse ghiacciate, oltretutto in fase di movimentazione, i versanti montuosi hanno subito uno “sprofondamento” lento ma progressivo all’interno degli strati più alti dell’astenosfera (in uno stato di aggregazione più viscoso) dando luogo ad abbassamenti critici importanti. Con la fase successiva di scioglimento delle masse glaciali (fasi interglaciali) avvenuto in tempi sicuramente non brevi, i versanti e i pendii hanno subito un alleggerimento da punto di vista gravitativo reagendo con un sollevamento (detto epirogenetico) che a sua volta ha generato nelle masse rocciose rigide dei veri e propri collassi con fratturazioni e fagliazioni. Ciò ha favorito la rottura del substrato roccioso, la formazione di cunei e l’individuazione di superfici di scivolamento preferenziali di porzioni di rocce instabili, già di per sé fortemente tettonizzate. Le aree montuose su cui insiste tale fenomeno geomorfologico (Neotettonica) sono indicate in termine tecnico-geologico DPGV (Deformazione Gravitativa Profonda di Versante) e sono caratterizzate sui versanti e sui pendii da forme geomorfologiche tipiche: contropendenze, trincee, cunei di insaccamento (Sackung), doppie creste, faglie, fratture beanti e non. Tornando al nostro dissesto in zona Campocologno e facendo riferimento alla Fig. 1 panoramica di seguito allegata si deduce che la zona interessata dal fenomeno è molto più estesa estendendosi anche al limitrofo territorio italiano (in particolare la località Sasso del Gallo). Nell’immagine allegata, cui fare riferimento, si vede cerchiata in bianco l’area considerata posta in sx idrografica; si fa presente che il dissesto è ben più esteso sia in territorio italiano (Roncaiola, Masuccio etc), sia in quello svizzero (Viano, S. Romerio ecc.). Tenendo in considerazione la sezione riportata a sinistra nella Fig. 1, si riconosce la “trincea da Sackung” ribassata che porta al suo interno il “cuneo” di roccia che sprofondando tende a divaricare le due coste con cui è a contatto. Si deduce facilmente che la costa di valle (mancante di un contrafforte al piede), per effetto della divaricazione tende a verticalizzare e conseguentemente a generare e/o ad accentuare lo scollamento di porzioni di roccia già di per sé compromesse e fratturate. Il risultato, quindi, collasso sottoforma di massi rotolanti e scivolanti di volume metrico e detrito sminuzzato, che porta con sé tutto ciò che incontra nel suo passaggio (vegetazione, terreno vegetale e/o morenico ecc.). Il rilascio dei diedri rocciosi avviene nella zona di distacco, laddove si individuano diverse aree a maggiore energia di rilievo e quindi con maggiore propensione al dissesto. Lo scivolamento e la caduta dei gravi avviene lungo canaloni che assumono una forma conica quando si articolano con il fondovalle. Il volume dei massi ciclopici osservabili nel letto del Torrente Poschiavino è eterometrico (si va dai ciottoli, a massi di media e elevata volumetria anche > 5,0 mc). Le foto allegate (foto 2 – 3) danno una idea della situazione. È facile immaginare le conseguenze nell’ipotesi di un collasso generalizzato di una porzione del versante (Effetto Val Pola), formazione di un invaso naturale (tipo lago) e altro…ma non ci troviamo fortunatamente, ora, in tale situazione!!! Una considerazione importante riguarda la distribuzione areale di questo tipo di fenomenologia di dissesto che, va detto, è estremamente diffusa nella catena delle Alpi e in Valtellina (oltre al caso Val Pola, Spriana, Ruinon e tanti altri) si ritrova il più vasto fenomeno di DPGV delle Alpi Centrali corrispondente alla zona compresa tra Tirano e Grosotto (Sackung M.Padrio -M. Varadega) avente una superficie di circa 31 kmq ed un fronte di 15 km. Per quanto riguarda l’aspetto della previsione del dissesto non si può parlare di “tempo di ritorno” come per altre tipologie di eventi catastrofici, in quanto non è prevedibile in scala temporale umana; si può, però, parlare di “tempo di accadimento” dato che l’evoluzione di tali fenomeni neo-tettonici segue fasi temporali a scadenza lunghissima (millenni e anche più!). Appare chiaro che un avvenimento gravitativo tipo Sackung deve essere considerato un fenomeno circoscritto all’interno di una certa area, avente una sua peculiarità e individualità; non si può trattare l’area morfo-tettonica nella sua globalità come una zona generalmente compromessa sotto l’aspetto della stabilità generale. Relativamente ai tipi di interventi rimediali da predisporre in questi casi, va fatto un distinguo tra quelli riguardanti il consolidamento vero e proprio (che sono i classici noti: vallo e/o muro paramassi, reti elastoplastiche, placcaggi, chiodature, tirantaggi, disgaggi ecc) e quelli riguardanti il monitoraggio che, nel medio e lungo termine, attraverso un adeguato sistema di controllo con acquisizione automatizzata, sono in grado di inviare i dati alla sala operativa del CMG (Centro Monitoraggio Geologico). Tale CMG, può, tramite un rapido allertamento, garantire una convivenza possibile e accettabile con tale tipologia di dissesto. Quanto detto per il dissesto di Campocologno vale anche per il noto movimento franoso del Sasso del Gallo, in quanto, al di là della vicinanza, risulta sotto l’aspetto geologico-geostatico nelle medesime condizioni morfo-tettoniche e suscettibile di movimentazione. Concludendo, questo articolo ha una valenza divulgativa e intende solo favorire la conoscenza del proprio territorio auspicando di poter convivere con discreti margini di sicurezza anche in situazioni di potenziale dissesto. Mario Curcio (geologo)
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1 COMMENTI
02 05 2024 10:05
Méngu
Ringrazio il geologo Mario Curcio per la relazione che mi ha dato modo di conoscere, in parte, la geologia del luogo e anche, con un sua precisa spiegazione tecnica che, con Bernardo, ci ha dato in una ora di colloquio. Forse lo studio di quella parte di territorio italo- svizzera potrebbe essere ulteriormente approfondita con gli opportuni controlli nel tempo, pensando anche agli eventi franosi che si sono succeduti in questi ultimi anni.