Il dovere di trovare un accordo tra le parti
CRONACA - 24 04 2023 - Ezio (Méngu)
Cosi trovate scritto in Internet: “ Con il termine Nimby che, come è noto, è l'acronimo inglese di Not in My Back Yard (non nel mio cortile) si intende un fenomeno di resistenza e di protesta contro opere di interesse pubblico che hanno, o si teme possano avere, effetti negativi sul territorio in cui vengono costruite”. E per sindrome di Nimby troverete sulla encicopledia Treccani:“Manifestazione di interesse per la soluzione di un problema, accompagnata dall’indisponibilità a lasciarsi coinvolgere direttamente”. Ora, se avete la bontà di leggere questo mio scritto, di certo alla fine lettura scoprirete che nella nostra bella Valtellina la “sindrome di Nimby” ha contagiato molti di noi. Il perché di questa affermazione, giusta o sbagliata che sia scaturirà dal vostro insindacabile giudizio. Il pensiero mi è sorto guardando l’acqua del torrente Poschiavino e quelle dell’Adda che si uniscono in unico alveo in località Ganda, proprio presso la solatia e placida campagna di Villa di Tirano, percorsa trasversalmente e longitudinalmente da rogge dove scorre l’acqua silente e dove ai miei tempi di gioventù si potevano pescare gli “scazùn” ( pesciolino di fondale ) che saettavano nell’acqua rilasciata dalle paratoiette poste sulle “ muladi “ ( argini ) del Poschiavino. Osservate la fotografia e vedrete l’acqua dell’Adda limacciosa e color caffè latte che si bacia con l’acqua del torrente Poschiavino. Sono due tipi di acqua diverse, la prima caratterizza “ l’acqua di bacino” dove il limo dà colore grigio e l’altra la chiarezza di acqua di ghiacciaio. Tutte e due le acque, con quattro volteggi, si mischiano tra loro e ne scaturisce un’acqua color verde chiaro. E’ la natura stessa che unisce i due colori trovando un'unica soluzione, poi quell’acqua procede per il suo corso verso il lago e verso il mare scordando la sua origine. Anche noi abbiano un colore diverso, un carattere diverso, pensieri diversi, ma molte volte siamo “bastian contrari “, non riusciamo a trovare una soluzione comune altrimenti non si spiegherebbe un mondo così bislacco. Non siamo di certo placidi acque che si uniscono al solo andare in un alveo comune. La nostra unione si fa spesso piena di turbolenze, di rancori, e magari nel girare la faccia e cambiare percorso quando ci incontriamo. A volte siamo come l’acqua e l’olio che non si combinano tra loro. “Fate tutto quel che volete, ma non nel mio giardino e nel mio territorio “ si sente gridare persino dai nostri Sindaci e dai nostri Amministratori forse dal fiato infetto dalla “ sindrome di Nimby “ . Insorgono i benpensanti dicendo: ” Ma è una cosa che darà il bene comune, un servizio a vantaggio per tutti, anche se par di non vedere l’utile personale tuo! ”. Ribatte l’infetto: “la cosa non mi interessa, non passate sul mio territorio o se passate, passerete sul mio cadavere. Non parliamone più, non ho tempo da perdere, buona giornata!” I contrari ad un comune accordo scompaiono così dalla scena, ma invisibili fanno in modo che ogni progetto che interessi una loro parte muoia. La pandemia della “sindrome di Nimby” , in effetti molto comune, pare abbia colpito anche il nostro territorio, dove ormai da anni si discute dove dare continuità alla linea 380 kV Robbia- S. Fiorano sino a Venina e a Verderio. Detta linea, che fa parte del Programma di Razionalizzazione delle linee elettriche in Valtellina, stilato da Terna, discusso da Regione, Provincia e Comuni e da Comitati di cittadini sembra essere ad un punto morto a causa di diverse visioni di progetto. Va detto molto chiaramente che lo scopo della Razionalizzazione delle linee elettriche in Valtellina è un progetto pregevole e di interesse locale e anche nazionale. Si tratta di smantellare le vecchie linee 220 kV transitanti in valle per poi accomunarle su un’unica linea detta “dorsale “a 380 kV. Il guadagno di suolo è innegabile e altrettanto la sicurezza del servizio idroelettrico per il trasporto dell’energia. Chi fa lo studio generale e i progetti è la società Terna che gestisce ormai quasi tutte le linee di trasporto in Italia e come tecnica impiantistica non è di certo seconda a nessuno. Ognuno di noi capisce che la Razionalizzazione delle linee elettriche in Valtellina è buona cosa, ma pare evidente che nessuno vorrebbe che la linea 380 kV e la relativa sottostazione transitasse o fosse costruita sul proprio territorio. Come dire: “a me va bene, capisco l’utilità, il servizio, la sicurezza e la resilienza del trasporto di energia idroelettrica prodotta nelle nostre centrali, ma per favore non si transiti sul mio suolo.” Ognuno vuol difendere la propria zolla di terra, in particolare noi Valtellinesi che siamo in gran parte montanari e conosciamo bene il suo valore. E’ giusto che un grande Progetto di Razionalizzazione debba essere concordato tran i vari Comuni interessati allo scopo di essere ridotto all’essenziale, usando la tecnica moderna per dare il minimo impatto ambientale preservando le aree di maggior pregio e tutela. E’ quindi sacrosanto per detti lavori impiantistici cercare di evitare il “consumo di suolo” in zone d’oasi solatie e di pace, magari dotate di piste ciclabili e comode stradine di servizio per aree campestri e di passeggio, lontane da strade a scorrimento veloce e invasate da veicoli e camion giorno e notte. La nostra scelta per le aree di grande occupazione impiantistiche dovrebbe essere prioritaria in zona sotto costa montana dove l’impatto ambientale è minore che sul piano in aperta campagna, e in quelle zone già deforestate dal passaggio di linee esistenti che hanno reso quei siti in zone di minor pregio. Nelle nostre scelte deve prevalere il buon senso comune, e in “primis “ occorre ragionare su i pro e i contro e sui gravi impatti ambientali che persisteranno per più di cento anni. Così come le due acque, quelle dell’Adda e quelle del Poschiavino, pur di colore diverso e provenienti da diversi luoghi si uniscono in un alveo comune, mutando in colore unico, così, a mio parere, dopo concertazioni tra i questionanti, si deve fare il possibile per trovare un progetto comune. Nel caso della Razionalizzazione delle linee in Valtellina la società Terna, dopo loro studi di fattibilità, ha indicato le zone di miglior soluzione. E se non dovessimo trovare un antidoto ( leggi accordo) che debelli la sindrome di “ Nimby “ dei questionanti ? Elementare Watson! Se il buon senso del Padre di Famiglia non prevale, dovrà prevalere in “primis “l’interesse generale della Comunità e, in ultima analisi, toccherà risolvere l’annoso problema a coloro che ne hanno facoltà. Cosi a me pare.
LASCIA UN COMMENTO:
DEVI ESSERE REGISTRATO PER POTER COMMENTARE LA NOTIZIA! EFFETTUA IL LOGIN O REGISTRATI.
0 COMMENTI