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Non si sa quando il "drago" si sveglierà… ma è certo che si risveglierà

CRONACA - 02 05 2022 - Ezio Maifrè (Méngu)

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/Fiume Adda in piena vista dal ponte Vecchio (Porta Poschiavina) in Tirano
Fiume Adda in piena vista dal ponte Vecchio (Porta Poschiavina) in Tirano

State certi, la natura ha i suoi cicli e li rispetta. Prima di leggere questo scritto consiglio ai maschietti, per scaramanzia, di darsi tre scrolloni agli “zebedei “ e alle signore che ne sono prive, di usare quelle del compagno. Sto per parlare di alluvioni e frane. Per un pelo d’inguine il 27 luglio 2021 non è toccato alla Valtellina e il maltempo ha preferito fermarsi in quel di Como e nella vicina Svizzera. Il paese di Cernobbio ha avuto la sua “ batosta liquida “ e si è trasformato in un fiume di detriti e l’acqua ha   trascinato massi e alberi per le strade. Si sono avuti danni a Schignano, molti anche sulla statale Regina. Nella mia mente sono apparsi ricordi della alluvione in Valtellina  dell’87.  Ora che tutti voi che leggete, ( me compreso )  vi siete, per scaramanzia, toccati gli “zebedei”, posso parlare schietto. In Valtellina Il “drago “ appare addormentato  da quasi 35 anni, ma di  certo prima o poi si  risveglierà e quando si sveglierà dobbiamo essere pronti ad affrontarlo. Uno degli artigli del mostro è il fiume Adda, un altro è il torrente Poschiavino. I due fratelli di sangue ( in questo caso di acqua ) transitano nel tiranese per poi abbracciarsi nella zona della Valle della Ganda e della piana di Chiari sino al “ pùnt de sàs” testimonio granitico del gironzolare dell’Adda nella piana. Quando tutto è normale, l’Adda e il Poschiavino nella loro congiunzione sembrano baciarsi come due bimbi, uno dagli occhi grigi e l’altro dagli occhi azzurri. Dal loro incontro nasce un fiume placido e verdastro. Non è sempre così. In questi ultimi tempi di siccità l’acqua nei due fiumi sembra accarezzare le pietre tonde e muschiose negli alvei, ma quando il “ drago dell’alluvione” si sveglia, quelle pietre sono come bocce che ruotano e urtano tra loro con rumori sordi nell’alveo trascinati dalla furia dell’acqua. Il fiume Adda e il Poschiavino nel tiranese sino al ponte di Stazzona scorrono in lunghi tratti rettificati e contenuti da poderose arginature. Non sembra dar più preoccupazione anche in caso di piene, ma nel tratto inferiore tra Stazzona e Sondrio l’andamento del fiume Adda è mutevole e con maggior libertà di divagazione. Traggo documentazione dal “ Piano di Stralcio per l’assetto idrogeologico ( PAI ) “ alcune notizie delle varie “ bizzarrie “ del fiume Adda in questi ultimi  50 anni , dove frane e alluvioni hanno fatto da padrone causando anche molti lutti e rovine. Lo faccio al fine di trarre alcune conclusioni sulla cadenza temporale degli avvenimenti meteorologici rilevanti. Sono quasi certo che con cadenza ciclica d’anni alcuni eventi alluvionali accadranno ancora, anche se ora sono mitigati da interventi strutturali tratti dall’esperienza di questi rovinosi eventi accaduti.  

 

Ricordo gli eventi in ordine di date:

“settembre1950. Dissesto idrogeologico caratterizzato dal trasporto di oltre 1 milione di m3 di detriti nell'alta valle del torrente Mallero;

 

Agosto 1951.  Un'alluvione in Val Masino (piana dell'Alpe) demolisce alcuni ponticelli a monte dei Bagni del Masino. Allagamenti provocati dall'Adda si verificano presso Desco, tra Ardenno e Morbegno. All'estremità settentrionale del lago di Como un trasporto di massa torrentizio investe Gera Lario (provincia di Como) provocando 18 morti; -

 

 1953. Dissesto idrogeologico provocato dal torrente Schiesone con trasporto di materiale detritico che danneggia un lungo tratto della ferrovia e un ponte, e alluviona oltre 100 ha di terreni nei comuni di Prata, Gordona e Samolaco;

 

18 luglio 1953. Nubifragio e alluvioni colpiscono il torrente Schiesone in Valtellina;

 

 7 luglio 1956. Una frana di roccia interessa il versante sinistro della Valle Belviso nel comune di Teglio (località Frera);

 

 settembre-dicembre 1960. Dissesti idrogeologici nelle province di Sondrio e di Como: il torrente Tartano disalvea e asporta un tratto di strada; allagamenti si verificano nella zona compresa tra Piateda e l'estrema periferia a monte di Sondrio, tra Berbenno e Ardenno e a monte di Morbegno, a Cà Ceschina, Castello, Caspoggio, e al Dosso dei Cristalli. 

 

11 ottobre 1960 , a Spriana in Val Malenco, in sinistra del torrente Mallero tra le quote 550 e 1400 e per uno sviluppo misurato in alveo di 650 m circa, tutto il versante roccioso tende a muoversi (circa 20 milioni di mc); vengono lesionati diversi edifici sopra le frazioni di Erta, e poi in quella di Cucchi, con conseguente sgombero degli abitanti;

 

 novembre 1963. Frane nel comune di Teglio (strada di collegamento S. Giacomo-Teglio), in Val Malenco (strada di Torre S. Maria) e in Val Masino (all'altezza di Ponte del Baffo). Allagamenti a Colorina per l'ostruzione del ponte sul torrente Tartano.

 

1964. Movimenti franosi nel comune di Forcola (località S. Gregorio);

 

 Autunno 1966. Una frana in Valmalenco lambisce l'abitato di Tornadri nel comune di Lanzada; in Valdidentro grave apprensione per il pericolo incombente sui nuclei abitati di Isolaccia, Semogo e Pedenosso;

 

settembre 1968. Alluvione a Mondadizza, comune di Sondalo;

 

 1971. Il torrente Vallone nel comune di Traona crea motivi di pericolo per le contrade Coffedo, Domagna e Ganda, e le frane in Val Malenco provocano l'interruzione della strada Chiesa-Chiareggio;

Marzo 1977. Una frana per crollo distrugge la strada a Valbiore (Val Masino), travol

gendo anche alcune baite con blocchi granitici di dimensioni colossali;

 

Aprile-ottobre 1977. La riattivazione della frana di Spriana provoca lesioni e crolli a ridosso delle case;

 

Maggio 1983. Dissesti idrogeologici in provincia di Sondrio, a seguito di piogge prolungate cadute nella seconda metà del mese, soprattutto nei giorni 21-23. Gli effetti più gravi si verificano nel tratto mediano della Valtellina, tra Chiuro e Bianzone, con valori di piogge che superano i 200 mm e con intensità costante, intorno a 5-6 mm/h per tutte le prime 20 ore dell'evento. Alle ore 8 del giorno 22 una prima frana all'ingresso di Tresenda di Teglio sfonda i muraglioni e si ferma nei pressi della SS. n. 38 in un tratto fortunatamente privo di abitazioni. Intorno alle 12.10 dello stesso giorno, sempre in Tresenda, si abbatte una frana di maggiori proporzioni (la zona di distacco è poco sotto il campanile della frazione di Sommasassa), che travolgendo i muretti a secco dei numerosi terrazzamenti, investe una decina di case provocando 13 morti. Il giorno 23 un'altra frana si manifesta nel primo pomeriggio poco più a valle, in frazione Valgella, provocando 4 morti. A Nord di Bianzone vengono contate altre frane. Altri movimenti franosi vengono registrati nella frazione Motta del comune di Villa Tirano, sulla strada per Bormio e a Castionetto di Chiuro. Inagibile la SS. dell'Aprica per riattivazione di un'antica grande frana su un fronte di quasi 2 km. Movimenti franosi di colamento in Val Viola (località Morzaglia) pari a circa 5000 m3 giungono in parte a insinuarsi entro l'abitato di Semogo. Frana in atto a monte di Moia, nel comune di Teglio, e in Val d’ Arigna, nel comune di Ponte (rispettivamente 7.000 e 60.000 m3 ). La Prefettura di Sondrio comunica i dati ufficiali: 17 morti, 20 feriti, 3205 evacuati (tra Valdisotto, Bormio, Teglio, Valfurva, Aprica, Tirano, Bianzone, Villa di Tirano, Vervio, Colorina, Campodolcino);

 

10-11 settembre 1983. Piogge torrenziali provocano danni nelle province di Como e Sondrio. In Val Chiavenna alcune frane interrompono la SS. n. 37 del Maloia nei pressi di Piuro; resta isolata, per il crollo di un ponte, la frazione di Ronacione. Presso Domaso (Como) il torrente Lura, sbarrato da una frana, provoca il crollo di un ponte. Lungo l'alveo del torrente Mengasca si determina un violento trasporto di massa che investe S. Pietro Samolaco dopo aver abbattuto un ponte ad arco di luce troppo ristretto. Più a monte, nei bacini dei torrenti Crezza e Boggia, il territorio comunale di Gordona viene alluvionato per oltre 10 ha ed una centrale Enel viene quasi completamente sepolta;

 

15-16 agosto 1985. In provincia di Sondrio vengono sgomberate un centinaio di persone da una contrada del comune di Prata Camportaccio in Val Chiavenna, a seguito di una fenditura sul monte Cingoline larga una ventina di centimetri e lunga 200 m circa, che nell'arco di poche ore si allarga fino a 6 m; è un movimento franoso che minaccia le case delle vie Val Viola, Cappella Grande e Madonna delle Grazie. Sempre in Val Chiavenna si verifica una frana di oltre 10.000 m3 su un fronte di circa 200 m nella valle di Albareda nel comune di S. Giacomo Filippo; distrutti 3 tornanti della rotabile, isolate 5 frazioni (Malona, Cigolino, Canto, Cassinella, Prato Morello), minacciate 4 case di via Madonna delle Grazie a Mese, evacuate 16;

 

7-24 aprile 1986. Piogge persistenti a partire dal giorno sette provocano guasti in tutte le provincie. Dalla Valmalenco alla Valmasino, si registrano numerosi straripamenti di torrenti e movimenti franosi. Isolata la frazione di Priolo nel comune di Chiesa Val Malenco. Una frana di grosse dimensione interrompe la SS. n. 39 in località Cantarana nei pressi di Teglio. Chiuse le SS. n. 301 del Foscagno e n. 39 dell'Aprica, e la Strada Provinciale n. 23( Linee generali di assetto idraulico e idrogeologico nel bacino dell’Adda sopralacuale Autorità di bacino del fiume Po 13 per Tartano), con isolamento di varie località. In Val Chiavenna una frana si ferma a soli 300 m dal centro abitato di Chiavenna; isolata la frazione Starleggia nel comune di Campodolcino. Complessivamente vengono ufficialmente dichiarati danneggiati 40 comuni; sgomberate 120 persone,

 

24 maggio 1986. In Valtellina lo scioglimento delle nevi dovuto al notevole caldo innesca un movimento franoso in località Le Prese del comune di Sondalo, che si abbatte sulla SS. n. 38 interessando anche l'alveo dell’Adda; sgomberate una quindicina di abitazioni;

 

22 agosto 1986. In Valtellina una frana investe la SS. n. 301 al km 8+510 in territorio comunale di Valdidentro. Evacuate 4 famiglie (17 persone) che abitano in due fabbricati;

 

luglio1987. Abbondanti precipitazioni interessano le provincie di Sondrio, Como, Bergamo e Brescia. La Valtellina è stata la zona più colpita, con valori medi cumulati di precipitazione di circa 250 mm in tre giorni e punte di 305 mm unitamente a temperature elevate alle alte quote (l’isoterma a zero gradi attestata a quota 4.000 m.s.m. determina il rapido scioglimento dei ghiacciai). Il volume di afflusso meteorico è stato stimato pari a 700 milioni di m3 di cui circa 250 milioni di m3 si sono trasformati in deflusso superficiale. Il volume di materiale solido mobilizzato è stato di circa 120 milioni di m3 . La piena è stata concomitante su tutti i tributari dell’Adda con onde di piena di durata 4-6 ore tra Bormio e Tirano e 6-7 ore nella bassa valle. La massima portata al colmo ad Ardenno di circa 1.600 m3 /s (la piena storica del 1911 registrava 1190 m3 /s) causa rotte arginali per sormonto. Nella sezione di Fuentes la portata al colmo risulta di poco superiore ai 1.000 m3 /s, laminata dal collasso degli argini a monte “ .

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Consultando queste date si evince che in Valtellina, ovvero “ Il Drago “ che si manifesta con eventi meteorologici rilevanti ora è dormiente dal 1987, cioè da quasi 35 anni. Questo dà da pensare, poiché la natura ha dei periodi ciclici e sebbene l’uomo abbia in qualche modo ormai “turbato”  l’andamento ciclico metereologico è però normale stare in “ guardia “. Sì, dobbiamo stare accorti e manutenere il territorio con giudizio poiché viviamo in un Mondo dove ormai  “l’unica certezza è ormai l’incertezza “ e dove la Madre Terra è divenuta per tutti più preziosa d’ogni cosa poiché è quella che ci nutre e ci fa vivere.  

 

L’alluvione del Luglio ’87

Plumbeo è il cielo nella valle e l’afa attanaglia ogni cosa,

le conche innevate del Caronella lacrimano lucenti

sotto il sole nel cielo velato da un grigio e caldo sipario.    

Si sente il respiro d’affanno dei cani e ogni cosa riposa

con stanchezza infinita in trepida attesa d’alito di venti

e di tenera pioggia, caro ristoro nell’opprimente scenario.

 

In quel venerdì diciassette luglio millenovecentottantasette

tra le cime dei monti avanza lento un mare di nuvole scure.

I vecchi inquieti e pensosi annusano nell’aria tristi presagi 

mentre vibrano i monti di tuoni e  balenano potenti saette.

Gli anziani ricordano piogge violente, frane e antiche paure, 

di tempi passati cariche di fatiche e di immensi disagi.

 

Non è pioggia il rimbombo d’acque nei fiumi possenti,

è acqua di neve che la feroce calura tra i monti ha sciolto!

Ora piove! L’acque di cielo e di terra sono potente connubio

di  furia assassina mentre salgono al cielo preghiere e lamenti

di gente che guarda i suoi beni con il terrore nel volto.

E’ l’ira del Drago o il ritorno dell’antico diluvio?

 

Piove il venerdì e il sabato nel luglio caldo e sciagurato.

In Val Tartano ventuno sono travolti dal fango assassino, 

le piane di Morbegno e Talamona sono fangosa palude, 

urla il Madrasco e il Torreggio, il Mallero è tracimato!

L’Adda con il grigio Frodolfo e il candido Poschiavino

rovina case, strade, ponti mentre il cuore triste si chiude.

 

E’ domenica 19 luglio! La pioggia cessa e torna il caldo sole.

Nulla è come prima ! Fiumi e torrenti portano rabbia e dolore,

trascinano massi mentre la gente urla “ nessuno si arrenda,

prendiamo i badili, aiutiamoci o fratelli, sarà ciò che  Dio vuole! “

Dopo sette giorni di affanno tra fango e gesti di amore

la gente ritorna  alla vita, nelle case dopo l’alluvione tremenda.

 

Illusione! Ancora rovina, le frane e l’acqua si tendono la mano,

con crepe profonde il monte Coppetto le acque hanno minato.

Una frana  si muove e  minaccia la valle, incombe il terrore

sulla piana allagata; si fugge, solo sette eroi lavorano nel piano

tra strade distrutte per mettere in salvo i beni che Dio ha dato.

Tutti in Valle hanno tristi pensieri e sono invasi da cupo dolore!   

 

Nel giorno ventotto, alle sette e ventritrè di quel caldo mattino

s’ode un boato tra i monti e subito scompare una magnifica piana!

Frana il monte Coppetto su Poz, Tirindrè, Morignone, S. Antonio,

poi la terra sale a S. Martino e Aquilone come acqua in un catino.

Sette son sepolti nel piano! Ventidue ucccisi a Aquilone dalla frana

e subito le acque  dell’Adda chiuse formano il lago di S. Antonio.

 

In Valle si piangono i morti; le acque del lago montano limacciose  

nella piana desolata ora spettrale bara di quattro paesi incantati. 

Il ventiquattro di agosto ancora pioggia con temporali  rabbiosi.

Paura e angoscia! L’acqua del lago sale e minaccia tutte le cose.

La gente nel dì venticinque fugge sui monti; i paesi sono evacuati.

I tecnici  dicono; con la “tracimazione controllata “siate fiduciosi!

 

Le gente è attonita e timorosa, prega e pensa ai cari e ai suoi beni,

mentre si alza il clamore di notizie sui luttuosi e tragici avvenimenti.

Trenta d’agosto! Il lago è colmo e tracima dal tappo pietroso,  

è fangosa ma scorre nell’alveo dell’Adda  come nei giorni sereni.

La gente esulta! il Mondo loda i Valtellinesi che con i loro sentimenti,

hanno saputo con dignità  e fierezza superare il momento luttuoso. 

 

Son trascorsi vent’ anni, il triste ricordo rimane nei cuori di molti.  

O giovani, le frane e le alluvioni che la Valle da sempre  lamenta

saranno meno frequenti se amerete la vostra terra come una sposa.

E se cinquantratrè gigli di campo dalla grande rovina sono stati colti 

per il loro sacrificio e per la fede di molti l’ira del Drago si è spenta

quando voleva ingoiare la Valtellina con l’acqua del lago fangosa.

 

Ezio Maifrè (Méngu)

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