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Tirano covid-19: il nonno arzillo e un pensiero agli operatori del Morelli

CRONACA - 30 03 2020 - Ivan Bormolini

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(Di I. Bormolini) So benissimo che il rimanere in casa per tempi prolungati può essere pesante e a volte noioso. Ci sentiamo privati della nostra libertà quotidiana che oggi ci pare un miraggio da poter riconquistare.

La nostra vita è cambiata perchè un virus altamente contagioso e subdolo, ci ha attaccato e ci sta attaccando e purtroppo nessuno ne è immune. Non si può avere la presunzione o la certezza di dire o pensare tanto a me non toccherà.

 

Qualche giorno fa sono uscito per fare la spesa settimanale e ho notato in certe persone alcuni comportamenti che non sono consoni al periodo che stiamo vivendo.

Ho visto un'anziana signora con la borsa della spesa ben piegata sotto il braccio recarsi verso un esercizio commerciale, non aveva né guanti e ne mascherina che le coprissero bocca e naso.

Poco dopo ho notato un altro anziano, lui indossava una mascherina artigianale, si aiutava nel suo camminare con il bastone e con l'altra mano teneva un sacchetto con degli alimenti.

 

Cari nonni e bisnonni, lo so che certe giornaliere abitudini sono difficili da cambiare, ma non uscite; negozi e supermercati vi portano a casa la spesa ed anche i medicinali non vi mancheranno. Il nostro comune offre servizi ben organizzati, usufruitene, non è una vergogna farlo, ma è semplicemente un modo per tutelare la vostra salute.

Questo coronavirus, può contagiare tutti e soprattutto voi, quindi per favore restate a casa. Anche se vi manca la Santa Messa, oppure la consueta visita in parrocchia o in santuario per recitare una preghiera, non uscite, non commettete nessun peccato.

 

Giungo davanti al supermercato, nessun problema è logico che l'ingresso sia contingentato, è una regola e come tale va rispettata. Anche qui ho incontrato un nonnetto che mi sembrava più che mai arzillo: pantaloni di velluto, maniche della camicia rimboccate anche se la temperatura non era certo primaverile e mani callose, sinceramente non gli avrei dato più di settant'anni. Una signora dandogli del tu gli ha chiesto cosa facesse in giro e se non avesse paura del contagio.

Questo con fiera franchezza, le ha risposto che lui in gioventù aveva vissuto la guerra, la fame, il cibo razionato ed il duro periodo del contrabbando e che di certo non lo spaventava questo contagio: “ Se an qui agn gram, piee de miseria, su miga mort de fam, de frecc e de fadigasci cun la bricola n'spala, al ma cupa gnanca stu purscel den coronavirus che ghe n' gir”.

 

Ho abbozzato un sorriso da sotto la mascherina, evidentemente aveva ben oltre l'età che avevo ipotizzato, ma il suo fisico ed il suo volto paiono ancora massicci e ben diversi da quelli di tanti suoi coetanei..Una piccola storia di un anziano dalla fibra invidiabile, ma non per questo meno esposto al rischio di contagio.

Gli anziani sono anziani, ma anche i più giovani non scherzano!

Mi ripeto. E' inutile, perfettamente privo di alcun senso sbuffare e magari imprecare se fuori da un esercizio commerciale dobbiamo aspettare, attendiamo a debita distanza l'uno dall'altro, si tratta solo di pochi minuti.

 

Quando siamo tra le corsie prendiamo ciò che ci serve e alla svelta, compiliamo prima di uscire la lista della spesa, con questa in mano diminuiamo la nostra presenza nel negozio e lasciamo così entrare altri clienti.

Non mi sembra proprio il momento di palpeggiare avidamente la frutta e la verdura senza l'apposito guantino, freschezza e qualità si vedono anche a occhio.

Evitiamo, seppur a distanza di un metro, di fermarci a chiaccherare inutilmente tra le corsie, le ipotesi e le congetture su quando finirà questo periodo lasciamole fare a chi di dovere, non siamo esperti di statistica, improvvisati economisti o catastrofisti e nemmeno virologi, infettivologi e medici rianimatori.

 

Quando giungiamo al bancone non avviciniamoci troppo al commesso o alla commessa, il fatto che indossino la mascherina non significa che siano sordi....C'è normalmente a terra una striscia gialla oppure blu, oltre la quale non si può andare...Non oltrepassiamola, non appoggiamo le mani sul vetro del bancone stesso, non allunghiamoci oltre il consentito magari per vedere più da vicino se quel cotto o quel crudo hanno quel millimetro di grasso in più o in meno. Assumendo questo comportamenti, non si rispetta il lavoro e la tutela di chi ci serve con la consueta gentilezza.

 

Quando siamo nei pressi della cassa, rispettiamo nuovamente la distanza minima imposta, se possibile anche maggiore. A dimenticavo, nell'attesa direi che toglierci dalle tasche un fazzoletto di carta mezzo logo senza motivo, non è per nulla consono e se poi ci viene un colpo di tosse mettiamoci la mano sulla bocca. Non ci voleva il Covid 19 per applicare questi piccoli gesti, ma semplicemente la buona educazione che si dice stia bene a casa di tutti.

 

La cassiera o il cassiere di turno, non hanno scritto sul loro grembiule “io sono immune”, rischiano anche loro come i loro colleghi e gli altri clienti. Sarebbe poi bello alla fine, imparare a dire grazie o buon lavoro, sono sicuro che farebbe loro piacere.

 

Poi finiamola di dire, di scrivere o commentare che nei supermercati di Tirano si trova poco o nulla, non è vero, magari per comprensibili motivi di ritardi nella consegna non vediamo la marca del prodotto che preferiamo.

 

Nessun problema! Rapida decisione e se proprio non riusciamo a fare a meno di quella marca di carta igienica, ne prendiamo un'altra, poco importa se ha due veli al posto di tre, per una volta va bene così e se fosse possibile evitiamo di soffermarci a leggere cosa è riportato sulla confezione. Sicuramente non c'è la data di scadenza e neppure le modalità d'uso, anche se non profuma di questa o quella fragranza e non ha i disegnini è uguale, parliamoci chiaro e non facciamo troppo i sofisticati...A quello serve sia con due che con tre veli ed anche se non profuma di essenza di camomilla o fiori di campo, facciamocene una ragione.

 

E' ormai tarda sera mentre scrivo questi pensieri, fuori regna un silenzio surreale. Il mo battere sulla tastiera è interrotto dal suono di un'ambulanza che corre verso l'alta valle, penso al paziente a bordo e all'equipaggio, mi domando se sarà un possibile nuovo caso di coronavirus che giungerà al Morelli, speriamo di no!

 

Ogni giorno leggendo il consueto bollettino del Morelli inerente ai nuovi ricoveri, ai pazienti in terapia intensiva, ai trasferiti in altre strutture, ai dimessi e purtroppo ai decessi, mi rendo conto di quanto sforzo, spesso oltre il limite, il personale medico ed infermieristico compie durante le ventiquattro ore.

E' giusto e doveroso definirli eroi e eroine, anche perchè essendo in prima linea sono altamente a rischio di contagio, ma tengono duro, non demordono, non lasciano trasparire quell'umano senso di impotenza quando devono dire “Ora del decesso.....”. Tutto questo non è la scena di un film, ma purtroppo è la cruda realtà dei fatti. Lottano per salvare il maggior numero di persone colpite da questo male che pare non volersi arrendere nel colpirci.

 

Sono in trincea, combattono una guerra che sino a poco tempo fa nemmeno immagivano di dover affrontare.

Hanno visto nel giro di poche settimane vedersi stravolta la loro professione abituale in questo o in quel reparto, sono stati affiancati da medici che dopo un' onorata carriera, senza tergiversare hanno rimesso il camice e stanno dando una mano.

Una volta finito il turno, anche la loro vita privata non è più quella di prima perchè oltre che cercare di tutelare loro stessi, devono salvaguardare i propri cari da un possibile contagio adottando precauzioni che li privano degli affetti famigliari.

 

Grazie di tutto! Non è facile e non lo sarà, ma noi valtellinesi, pur in mezzo alla sofferenza abbiamo la fortuna di poter contare su di voi, sulla vostra professionalità e umanità. Il tutto non troppo lontano da casa perchè il grande Ospedale Morelli, che pareva il più grande malato della sanità lombarda è tornato ad essere un punto di riferimento indispensabile. Questo nostro vecchio leone è tornato a ruggire, per i lombardi e per noi valligiani e come per la tubercolosi dello scorso secolo sta scrivendo una nuova storia, oggi è luogo di cura per una nuova e terribile pandemia.Un ultimo grazie lo dobbiamo a chi ha donato denaro e altro per poter continuare nell'allestimento imprevisto dei padiglioni del Morelli.

 

Nel frattempo rimaniamo a casa il più possibile, usciamo solo se strettamente necessario e per i motivi consentiti adottando tutte le possibili tutele.  

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