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Un millennio iniziato male... Crisi, normalità e pace

CRONACA - 01 03 2022 - Ivan Bormolini

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/palazzo marinoni tirano, pace

 

(Di I. Bormolini) Se facciamo una piccola analisi di questi ultimi ventuno anni, possiamo dire che il nuovo millennio è iniziato male e molti sono i dubbi su ciò che accadrà nel futuro anche alla luce dell'invasione da parte della Russia all'Ucraina.

Ci troviamo a vivere in una situazione che oso definire turbolenta, questa, dagli inizi del 2000 è sostanzialmente stata caratterizzata da eventi epocali di grande portata dove si sono intrecciate e si incatenano tutt'oggi, vicende economiche, militari, politiche, pandemiche e non meno importanti quelle inerenti al clima.

 

Il termine crisi è entrato con prepotenza nel nostro vocabolario comune; in verità il tutto trova una giustificazione perché riflettendoci bene nell'arco di questi anni sono state almeno tre le grandi crisi che sono state in grado di mutare quello che era il normale andamento degli eventi.

Nel 2001, esattamente l’11 settembre, avevamo vissuto l'attacco alle Torri Gemelle di New York e al Pentagono, solo per caso o meglio per merito di coraggiose persone, un quarto aereo non aveva seminato altra morte e distruzione.

Ecco che davanti a quegli attacchi gran parte del mondo era rimasto attonito, incredulo, direi quasi paralizzato al cospetto di un evento che ha cambiato la storia. Era scoppiata la lotta al terrorismo che presto si era trasformata in guerra vera, prima in Afghanistan e poi in Iraq, tutti videosorvegliati, tutti soggetti a stretti controlli pienamente giustificati anche alla luce di quel che ancora dopo era successo anche nella nostra Europa, minacciata e colpita da attacchi capaci di ledere la nostra quotidianità.

 

Purtroppo, però se ben ci pensiamo le guerre combattute in quei territori hanno portato a delle conseguenze che ancora sono ancora sotto i nostri occhi e che viviamo come un mutamento epocale. Sinceramente l'ondata di populismo incitante all'odio e pure alla xenofobia venutasi nuovamente a creare non la tollero, la ritengo pericolosa e priva di alcun fondamento perché non è con questi atteggiamenti che si cerca di uscire da una situazione che prima di tutto è umanamente complessa, non va scordato a mio parere che la crisi del 2001 è infatti ancora tra noi.

 

Di crisi in crisi: alcuni analisti economici in quel periodo, quasi profeticamente, annunciavano l'arrivo di un'altra crisi, quella finanziaria. Ecco che nel 2007 era giunta quella finanziaria globale che si era manifestata in due ondate, la prima mondiale e la seconda europea.  

 

In molti avevano fatto analogie con la grande crisi del 1929, in quell'anno del primo trentennio del Novecento si era prodotta una vera e propria depressione economica; andando a cercare sui libri di storia che avevamo in dotazione nelle allora scuole Medie, si evince che quella drammatica situazione aveva visto un epilogo di imprese fallite, imprenditori che si erano tolti la vita e tantissime famiglie incappate in povertà.

 

La storia e fatti di corsi e ricorsi, tutto si spiega nelle complicatissime vicende che a partire dal 2007, avevano generato un balzo della disoccupazione in molti paesi, un crollo del sistema bancario e pure una pesante contrazione del settore immobiliare.

Nel momento in cui era sfociata la crisi dell'Euro, si era assistito ad un drammatico indebolimento delle economie del Vecchio Continente. 

Potremo qui annoverare la crisi greca, quella italiana, le soluzioni di Spagna e Portogallo, ma vale la pena ricordare che al fianco delle tensioni dovute al terrorismo, avevamo vissuto le tensioni del famoso Spead e noi italiani ne sappiamo qualcosa...

Fatto sta e questo è un dato ufficiale che nel 2019, l'Italia non aveva ancora recuperato il livello di reddito conseguito prima della crisi, questo ha protratto la situazione emergenziale che è ancora tra noi. Si stimava durante la pandemia che forse in Italia solo nel 2023 si sarebbero raggiunti i livelli di reddito del 2019, questi comunque inferiori a quelli del 2007.

 

Sarà questa una stima da riaggiornare? Alla luce di quel che accade credo di sì.

Ma eccoci alla terza crisi, andavamo ancora a braccetto con quella del 2001 e con quella sfociata nel 2007, quando all'inizio del 2020 è giunta la pandemia. Questa è storia recente, una sfida sanitaria, umana e economica che ci ha messo a dura prova e che ancora è tra noi. Non sappiamo ancora bene quale sia il prezzo da pagare per quel male nuovo partito dalla città cinese di Wuhan, una parte lo abbiamo già amaramente saldato con la perdita di vite umane.

Ma siamo qui! In parte minima o massima che sia, abbiamo vissuto tre sfide che hanno mutato violentemente il corso della storia, ci hanno catapultati da quella sensazione di quieto vivere a cui ci eravamo abituati a quel senso di massima allerta che in questi ultimi vent'anni ha caratterizzato non solo gli equilibri politici, economici, sanitari, militari o climatici, ma ci ha toccati da vicino.

La paura vigile della possibile perdita di un posto di lavoro, il ricorso massiccio e giustificato agli ammortizzatori sociali, il timore del contagio, le lacrime versate per chi ci ha lasciato, non ci hanno resi più forti, ma ci hanno indeboliti, forse pure incattiviti.

 

Adesso? Che dire, viviamo in un'epoca di rincari, il “caro bollette”, il “caro carburante”, il “caro carrello della spesa” lo viviamo ogni giorno, grava sull'economia.

In mezzo a queste nuove incertezze c'è una nuova guerra, cosa succederà nel variegato mondo economico, politico, militare e sociale?

L'incertezza è tanta, i timori ed anche le paure sono palpabili anche al cospetto di un nuovo scenario bellico dove le conseguenze sullo scacchiere internazionale paiono oggi difficili da decifrare.

Da tempo mi domando cosa ne sarà del nostro futuro, ancor più mi preoccupo per quello dei nostri figli. Mi chiedo se queste tre crisi vissute nell'arco di vent'anni, ci abbiano insegnato qualcosa. Visti gli andamenti o gli andazzi che dir si voglia, ragiono sul domani.

 

Un domani che sarà vittima di altre crisi, oppure un ritorno alla normalità atto a scongiurarle?

Ed eccolo qui un altro termine che invochiamo da tempo, normalità...

Ma la normalità senza una pace non può esistere, un obiettivo che pare lontano dall'essere raggiunto nell'insieme.

Ho scritto tutto questo quasi di getto, sul balcone del nostro bel palazzo Marinoni, sede del Municipio, campeggia assieme alle bandiere la scritta pace. Un gesto che in questi giorni convulsi ho molto apprezzato. Un messaggio per un domani da tornare a rivivere con normalità e pace.

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1 COMMENTI

01 03 2022 13:03

Méngu

Caro Ivan, condivido! Hai tutte le ragioni e le preoccupazioni della gente intelligente, ma ricordati che al Mondo : Guerra è sempre! E’ “conflitto” tra padri e figli, tra fratelli e sorelle, tra mariti e mogli, tra paese e paese, tra i cittadini, tra ricchi e poveri, tra religioni, tra chi comanda e chi ubbidisce. Guerra è sempre in questo Mondo svergolo, che svergolo non l’ha fatto il Creatore ma lo abbiamo voluto noi. Cosa conta il parere del cittadino nella nostra Italia? Chi ha avuto il voto si trasforma in un Camaleonte e non lo si riconosce più nelle sue azioni. Il Papa non ha più la Parola se non di ammonimento! Guerra è sempre, ed è così per quello che ho visto nel mio vissuto. E se c’è una parte del Mondo che è tranquilla è perché non si vede, o si fa finta di non vedere e non si pensa l’altra parte del Mondo che è in conflitto. Purtroppo , caro Ivan, Guerra è sempre! “ E .. a chi tùca, tùca !” Purtroppo !