Alla (ri)scoperta del Forte Sertoli di Canali
CULTURA E SPETTACOLO - 15 07 2019 - Mengù
Il forte Sertoli in località Canali nel tiranese era armato con quattro cannoni da 149 mm con gittata massima di quasi 12 chilometri; non sparò mai un colpo. Costruito per combattere il nemico, lo attese nelle due grandi guerre inutilmente (fortunatamente). Forse è per questo motivo che i tiranesi amano quel forte; esso appare, nell’immaginario collettivo, come un bue mansueto che non ha mai fatto male a nessuno. Nei primi anni 50, da ragazzo, molti come me hanno “scoperto” quel forte in ogni suo angolo. Alcuni di noi hanno raccontato la loro avventura agli amici aggiungendo mistero a mistero, portando un alone di fascino tra quelle possenti mura. Io vi racconterò la mia di allora con la speranza che anche voi che leggete possiate riscoprire il fascino che le sue mura emanano. Nei primi anni ’50 ricordo di aver “esplorato” in ogni sua parte quel forte con l’amico Luciano; un intrepido mio compagno di giochi.. Mi piace raccontare l’avventura perché allora non era così diroccato e privo d’ogni armamento come lo è oggi. Dopo aver raggiunto il vasto piazzale del forte Canali, siamo transitati alla chetichella, per non farci scorgere dal guardiano che alloggiava nella palazzina adibita ad alloggi ufficiali, e siamo giunti a lato del caseggiato che fungeva da cucine, stalle e depositi vari. Abbiamo superato la casa disabitata del corpo di guardia che era immersa nella vegetazione e protetta da una selva di punzoni di ferro intrecciati da filo spinato fino a raggiungere il ponte retrattile. Quel ponte in travature in ferro e con la camminata fatta da robusti travi in legno sovrasta l’ampio fossato che circonda interamente il forte. Dopo aver valicato il ponte siamo entrati nel forte; un unico e lungo corridoio spazia per l’intera struttura. Da qui, tramite ripidi scalini in pietra, siamo saliti all’interno d’una delle quattro torrette corazzate dove, incassate nella struttura muraria, vi sono le nicchie di deposito per le riserve dei proiettili del pezzo da 149 mm. Le cupole in ferro sono però orfane dei cannoni che, a detta degli anziani, erano stati tolti dopo l’ultima guerra. Dalla torretta corazzata siamo usciti all’esterno sull’ampio terrazzo in calcestruzzo passando attraverso il vano dove era alloggiato l’affusto del cannone. Dall’esterno, le quattro torrette corazzate sembravano quattro enormi elmi annegati nella poderosa struttura di cemento e ferro. Dopo corse e saltelli sulle cupole scivolose di ferro siamo di nuovo rientrati all’interno del forte tramite una botola che in origine era una torretta corazzata a scomparsa per controllare il tiro dei cannoni. Scesi dalla ripida scaletta in pietra ci siamo ritrovati di nuovo nel lungo corridoio. A lato, verso il fossato, abbiamo ispezionato quelli che dovevano essere i locali alloggi ufficiali, l’infermeria e il magazzino degli artiglieri. Con cautela abbiamo superato un vano profondo alcuni metri che doveva essere il cunicolo montacarichi dei pezzi d’artiglieria, poi siamo scesi nella lunga e buia scaletta in pietra. Giunti in fondo ci siamo trovati innanzi un lungo corridoio in cui si poteva intravedere solo una debole luce da un lato. Proseguendo a tentoni siamo giunti in un ampio locale con una grande finestra in ferro che dava sul fossato. Ritornati nel cunicolo, per continuare l’ispezione, siamo giunti in altri due locali senza finestre; subito abbiamo pensato che quei locali dovessero essere i depositi munizioni e delle polveri. Bisognosi di luce siamo ritornati nell’ampio locale la cui finestra dava sul fondo del fossato del forte, con l’intenzione di risalire da quella via, ma la fitta vegetazione e i reticolati hanno impedito l’avventura. Ritornati nel buio cunicolo, rifatta la ripida scalinata, siamo giunti di nuovo nel lungo corridoio del forte oltre il quale abbiamo oltrepassato l’ingresso e abbiamo visto il locale che era adibito a camerata per la truppa, il locale deposito viveri e il locale del gruppo elettrogeno. Più avanti siamo scesi, tramite ripida scalinata, ad una torretta corazzata con due strette feritoie posta a protezione del fossato. Era certo che chiunque si fosse avventurato nel fossato per assalire il forte sarebbe stato falciato dal fuoco delle mitraglie ubicate nelle tre torrette agli angoli del fossato. Quel giorno ispezionammo il forte in modo sommario, ma poi ritornammo nei giorni successivi e conoscemmo il forte quanto le nostre contrade. Il forte Sertoli che dal ’18 era stato presidiato dall’Artiglieria di Fortezza e in varie fasi dalla Territoriale è rimasto “ armato “ fino al 1949, poi il Ministero della Difesa decise di affidarlo al Demanio Pubblico e ora, ai giorni nostri, appare in rovina. Tutte le strutture accessorie esistenti negli anni ’50 sono state distrutte. Perfino le cupole corazzate dei cannoni sono state asportate senza accortezza distruggendo e diroccando il forte. Un vero scempio e un gran peccato, poiché altri forti come quelli di Montecchio Nord e del Venini hanno avuto migliore sorte. Ora però le cose stanno cambiando, il Comune di Tirano sensibile a questo tema ha ottenuto dal Demanio la possibilità di disporre della struttura per strapparla al completo abbandono. Il forte Sertoli, anche se può sembrare un rudere immerso nella fitta boscaglia, non è del tutto irrecuperabile; con dei costi non eccessivi e con buona volontà si può salvarlo dal degrado; si può renderlo accessibile e visitabile in sicurezza poiché la possente struttura è ancora valida. Ciò sarebbe un atto dovuto in quanto il Forte Sertoli oltre che essere parte della nostra storia è anche parte di un territorio tra i più panoramici. Il forte mansueto. Mai sparò un colpo contro il nemico il forte di Canali, attese il nemico nelle due grandi guerre ma mai lo vide. Ora par che dorma tra la verde macchia della piana, e la profonda corona del suo fossato . Al viandante si apre, dopo la piana, come per magia la fortezza con la sua possente mole, adagiato come vecchio leone dalle vecchie membra. Cara fortezza mansueta, racchiudi in te un tempo ormai lontano, di guerre, di sciagure, di affanni di rombi di cannoni lontani. Ora sei tomba di ricordi tra il verde del bosco. Forte mansueto, eri possentemente armato, i tuoi cannoni volti a valli erano artigli, e i saldati erano aquile pronti alla difesa della Valle tra Teglio e Sondalo. Da fanciullo, condotto per mano, ricordo la corona del tuo fossato pieno di reticolati, le tue stanze ancor vive di cose dei soldati. le cupole tonde e lucenti, le torrette con la mitraglia, le strette garitte in acciaio a guardia del fossato. Ora ti guardo e ti vedo orfano di tutto, depredato d’ogni ferro, i tuoi muri sono scrostati, le tue stanze sono anfratti umidi. Ho pena nel cuore ricordandoti da bambino. Ma se ti guardo da lontano mi incuti ancora antico timore, rammento storie di guerra e follie dell’Uomo. Méngu
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