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Appunti sulla storia di Roncaiola

CULTURA E SPETTACOLO - 03 02 2021 - Ivan Bormolini

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/roncaiola

(Prima parte di I. Bormolini) Questa settimana ho deciso di approfondire alcuni temi legati alla storia della bella e soliva frazione di Roncaiola. In questa prima parte farò qualche brevissimo cenno sulle origini e toccherò il tema legato all'edificazione della chiesa, narrando anche le vicende di un illustre e nobile canonico che aveva scelto questa frazione per svolgere parte del suo mandato sacerdotale.

 

La frazione di Roncaiola, fra la fine dell'Ottocento e gli inizi del Novecento contava circa 200-300 abitanti.

Le sue origini sono però ben più remote: il suo nome annovera lo sforzo compiuto dagli antichissimi residenti al fine di strappare alla rocciosa montagna pezzi di terra coltivabile: l'operazione di estirpare cespugli, dissodare e mettere a coltura terreni prima inesistenti, si definiva nel medioevo “runcare o roncare”, il terreno “roncato”diventa “ronco, roncaglia o roncaiola”.

Già alla fine del Seicento, veniva edificata l'attuale chiesa dedicata a Santo Stefano e Santa Lucia, è possibile che il bello e caratteristico campaniletto, sia stato costruito successivamente ovvero nel Settecento.

 

Infatti, una delle due campane collocate risulta essere del 1759, un opera attribuibile al fonditore Giovan Battista Soletti di Brescia. La seconda il cui fonditore è anonimo, risale invece al 1684, quindi potrebbe essere stata acquistata e già in un uso in qualche altra chiesa, oppure frutto di una rifusione, ma siamo solo nel campo delle ipotesi.

Perché dico questo: semplicemente per il motivo che la costruzione della chiesa e del campanile sono successive alla data di fusione della seconda campana citata.

Siamo infatti nel 1688, quando durante una visita pastorale, il vescovo di Como Carlo Ciceri, massima guida della Diocesi dal 1680 al 1694, proponeva la realizzazione di una chiesa al servizio dei residenti delle sparute contrade di mezza costa, Roncaiola, Bedolle e Nasen che allora non contavano più di 60 persone.

Ho usato il termine proponeva forse erroneamente, infatti sarebbe più appropriato dire ordinava, ecco quanto lasciava detto il vescovo:

“ Si procuri di fabbricare un oratorio nella contrada di Roncaiola in monte, acciò vi si possa celebrare e amministrare li SS. Sacramenti”.

 

A cogliere questi dettami era stata la comunità parrocchiale di San Martino in Tirano che allora era guidata dal prevosto Omobono Ferrari, parroco di San Martino dal 1685 al 1696.

Nel 1690 si dava inizio alla costruzione del tempio, allo stesso venivano lasciati parecchi lasciti da parte di povera gente ma anche da persone abbienti come nel caso di Stefano Salis il quale, con una donazione del 1725 istituiva il “beneficio cappellania”.

Con questo beneficio si metteva in condizione un prete di celebrare messa in questa frazione fuori mano, dalla quale i residenti avevano notevoli difficoltà nel raggiungere Tirano per prendere parte alle funzioni religiose.

Il viaggio di andata e ritorno avveniva attraverso l'attuale mulattiera che già in quelle epoche veniva definita erta e disastrosa.

L'attuale strada veniva realizzata dopo l'ultimo conflitto mondiale ed inizialmente si presentava ovviamente sterrata e priva di parapetti.

 

Tra le figure sacerdotali operanti a Roncaiola, ancor prima che la chiesa divenisse per non tanto tempo parrocchia, non si può scordare quella del conte don Giuseppe Salis, fratello del conte Ulisse.

Del conte don Giuseppe, non si hanno grandi notizie, questo a parte qualche episodio avvenuto in veste di patriota  e presso il nobile palazzo di famiglia a Tirano, aveva vissuto in profonda umiltà e ricordato soprattutto come sacerdote zelante e caritatevole.

Aggregato alla parrocchia di San Martino in Tirano, aveva prediletto come campo di lavoro la frazione di Roncaiola.

Aveva lasciato questo incarico il primo gennaio 1906, il suo successore don Egidio Pedrotti, noto storico scriveva che in quella data “l'ottantenne conte don Giuseppe Salis cedeva a me la cura della cappellania di Roncaiola”.

Don Lino Varischetti nella sua opera “Tirano”, aveva trovato diverse memorie stilate dai successori del Salis; tutte queste sono in grado ancor oggi, di testimoniare la bella figura del sacerdote che alla nobiltà delle sue origini, aveva saputo aggiungere al più alta nobiltà di un sacerdozio speso egregiamente per la gloria di Dio e per il bene del prossimo.

 

Vi riporto una cronaca molto esaustiva sull'operato a Roncaiola del nostro conte sacerdote:

“Il canonico Salis si era conquistato il cuore e la riconoscenza di tutti, quassù, specialmente per la Sua disinteressata carità e per l'affidabilità che Lo distinguevano. Si occupava non solo delle sorti della vita religiosa di quel piccolo branco di anime, ma anche delle gravi necessità di quelle povere famiglie, che abitavano dentro impossibili stamberghe e conducevano la tipica vita randagia e pesante del povero contadino della montagna.

Una sera d'inverno, la sera di Natale, vigilia della Festa patronale di S. Stefano, venne chiamato per un'ammalata. La trovò stesa su un po' di paglia, in preda alla febbre. Il buon Canonico non stette a discutere. Tornò a casa, si caricò sulle spalle il suo letto e lo portò alla casa dell'infelice. Ed Egli, rimasto senza giaciglio, trovò subito come rimediare; si coricò sul pavimento e per ripararsi dal freddo, si tirò addosso un panno da morto!

Si preoccupò perché, anche ai ragazzi di lassù, fosse data la possibilità di imparare a leggere e scrivere. Fece costruire, a spese sue, quella che è ancor oggi l'aula scolastica e provvide egli stesso a trovare dei maestri cui bastava, come titolo di abilitazione all'insegnamento, aver superata la quinta elementare.

C'è ancora chi ricorda che i primi fazzoletti a Roncaiola giunsero portati entro la solita bisaccia del Canonico Salis. Ne aveva regalato uno a tutti gli scolari, non senza averne prima illustrato l'uso a quei monelli, che, prima di allora sembrano ne abbiano volentieri fatto a meno”.

 

Nel riferire altre notizie sulla chiesa, va detto che nel 1935 l'ottantenne contessa Celestina Rolle, vedova di Bernardo, figlio dello statista e scrittore Luigi Torelli, offriva un lascito affinché Roncaiola divenisse parrocchia.

Donava una casa per il parroco e una rendita che lo aiutasse a mantenersi in quella povera e sperduta località.

Nel 1937 la chiesa di Santo Stefano e Santa Lucia diveniva parrocchia staccandosi dalla Collegiata di San Martino in Tirano, primo parroco era stato l'illustre don Tarcisio Salice.

 

(Fine prima parte la seconda domani)

 

 

FONTI: TIRANO. Autore: don Lino Variscehtti. Stampa: finito di stampare nel mese il 29 settembre 1961 presso la Tipografia Bettini in Sondrio.

TIRANO. Il centro storico storia arte architettura. Autore Gianluigi Garbellini. Stampa. Lito Polaris Sondrio.

LE CAMPANE DI SAN MARTINO. N° 2 secondo trimestre giugno 1992. Dall'articolo “La Confraternita del Santissimo Sacramento a Roncaiola”. Autore: Enrico Bellora. Fotocomposizione e stampa: Tipografia Petruzio Tirano.

LACHIESA DI SAN MARTINO IN TIRANO. Autori: Gianluigi Garbellini e William Marconi. Stampa: finito di stampare nel mese di dicembre 1999 dalla Tipografia Bettini – Sondrio.

Per i cenni sulle campane del campanile di Roncaiola: www.campanedivaltellina.it.

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