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Appunti sulla storia di Roncaiola: la scuola nella frazione e altro

CULTURA E SPETTACOLO - 04 02 2021 - Ivan Bormolini

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Roncaiola e il campanile

(Seconda parte di Ivan Bormolini) Ieri, nella prima parte di questi brevi racconti sulla vita e la storia di Roncaiola, riportando una cronaca inerente al conte don Giuseppe Salis, si è potuto comprendere come per suo volere, nella soliva frazione, veniva istituita una scuola.

 

Desidero toccare questo tema a tanti sconosciuto e molto spesso non menzionato in altri testi di storia locale.

Una preziosa ricerca del professor Enrico Bellora nata da un'attenta analisi dei documenti d'archivio  dell'ex parrocchia di Roncaiola, dalla quale ho già tratto fonte ieri, mi è preziosa oggi e  per la terza  conclusiva parte di domani. Si cita l'argomento della scuola a Roncaiola ed il contesto di vita dei residenti nella frazione nel primi del Novecento.

 

Il professor Bellora ricorda che in un settimanale del 1910, si scriveva sui residenti queste parole:

“ La gerla è la compagna indivisibile di questa povera gente che dal Canale a Viano ha una campagna tutta sparsa ed aggrappata per balze e dirupi e dove tutto si deve trasportare a schiena, sino la farina ed il pane che viene macinato e cotto a Tirano”.

Si evince come le condizioni di vita fossero molto difficili, ma però pare evidente come quegli abitanti avessero a cuore il tema dell'istruzione della propria prole, quindi dal solco iniziato da don Giuseppe Salis, il tutto in tema di scuola era progredito.

Sempre nel novembre del 1910, la stampa locale dava con soddisfazione la notizia che nella scuola di Roncaiola, veniva istituita la terza elementare, prima l'insegnamento era limitato al biennio iniziale.

Più tardi addirittura si era completato il ciclo di cinque anni che era durato sino agli inizi degli anni Sessanta.

Nel dopoguerra, la scuola ricavata in un locale offerto dalla parrocchia, costituiva un'avventura certamente non immaginabile per i ragazzi dei giorni nostri.

Il tetto lasciava filtrare l'acqua che inzuppava il soffitto, il locale sottostante l'aula era una legnaia senza imposte, quello di fianco  un fienile.

Acqua, freddo e vento, impedivano che la temperatura non oltrepassasse i due gradi in parecchi giorni invernali. Però si studiava.

 

LA QUESTIONE DEI MATRIMONI -  Fino ai primi decenni del secolo scorso, anche nella nostra frazione, così come in tutta la Valtellina, i matrimoni avvenivano nell'ambito del proprio paese o della frazione di residenza e tra appartenenti alla stessa classe sociale.

Non si trasgrediva dunque al proverbio “Moglie e buoi dei paesi tuoi”. Adesso la domanda appare piuttosto semplice se pensiamo a Roncaiola, come si gestiva la questione dei matrimoni e si manteneva fede al proverbio che poi suonava quasi come un ordine?

Sempre il professor Bellora in tal senso, ha appurato che le nozze spesso avvenivano tra parenti.

Il tutto è sancito nel registro dei matrimoni che riportava molte annotazioni di questo genere.

“....Ottenuta la dispensa di secondo o di terzo o di quarto grado di consanguineità”.

 

Tra gli altri aspetti sociali che caratterizzavano la vita a Roncaiola, così come per altre località, numerosi erano i residenti che emigravano tra la fine dell'Ottocento e gli inizi del Novecento, alcuni in Australia ed altri in America.

Una giovane donna per raggiungere il marito oltreoceano, aveva impegnato tutto ciò che possedeva ossia; l'abito da sposa, il letto e la dote di poche lenzuola e alcuni fazzoletti.

Ovviamente nella storia della frazione e qui il tema sarebbe molto più ampio e ricchissimo di testimonianze, dense di aspetti spesso drammatici, Roncaiola ha avuto un ruolo spesso importantissimo nelle tante vicende legate al contrabbando.

Tra gli anni Sessanta e gli inizi del decennio successivo, si dice che Roncaiola era la capitale del traffico illegale del caffè e delle sigarette.

Per i sentieri di questa frazione, posta a poca distanza dal confine, passavano anche un migliaio di sacchi al giorno. Ma quella via del caffè, era anche il sentiero della morte. Nel tragitto avevano trovato la morte una decina di persone tra contrabbandieri e finanzieri.

Certo nel mio breve sfiorare quest'ampia pagina di storia, non posso non citare la lapide posta sulla facciata laterale della chiesa di Santo Stefano che nel bianco marmo recita:

“A ricordo del finanziere Farci Antonio caduto nell'adempimento del dovere”. Antonio Farci era un sardo di soli ventun' anni, ucciso da un contrabbandiere nella notte del 30 novembre del 1971.

 

(Terza ed ultima parte domani)

 

 

FONTE: LE CAMPANE DI SAN MARTINO. N° 2 secondo trimestre. Giugno 1992. Dall'articolo “La Confraternita del Santissimo Sacramento a Roncaiola. Autore: Enrico Bellora. Fotocomposizione e stampa: Tipografia Petruzio Tirano.

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