Beati coloro che vivranno a mezza costa
CULTURA E SPETTACOLO - 07 03 2019 - Mèngu
“Beati coloro che vivranno a mezza costa”. Questa invocazione la sentirete dire, con le braccia alzate e con occhi imploranti, da molta gente, quando il fondo della nostra Valle sarà una spianata di case, capannoni e fabbricati d’ogni genere senza soluzione di continuità. Allora, si eleverà questo grido dovuto al vivere inquieto tra traffico, caseggiati, strade, assembramenti di macchine e di persone da sembrare formichine impazzite in un andirivieni d’attività. Già ora, nei supermercati, si passano interi e banali pomeriggi tra scaffali, musichette e voci suadenti più delle sirene che incitano all’acquisto d’ogni bene. Tutto si offre, mancano solo le casse funebri poiché quel prodotto porta tristezza e la tristezza è nemica del consumismo. Allora la gente si accorgerà d’essere stata inconsapevolmente traghettata da una quieta Valle d’un tempo in un girone da purgatorio, volgerà lo sguardo alla montagna con il desiderio d’abitare a mezza costa. Saranno benedette quelle case dal colore della pietra, dalle piccole finestre, dai tetti con grosse piode cavate a mano, arroccate sulle pendici dei monti al pari di pipistrelli. Allora si vedranno abitate e piene di fiori con i panni immacolati distesi nei filari dei piccoli orti. Sì, quelle case diroccate, dall’aspetto austero e antico, spesso abbandonate al loro destino, aspettano qualcosa che ancora non si vede ma che avverrà e saranno una grazia per tanta gente. Brilleranno d’una bellezza antica sotto il sole chiaro e limpido mentre un velo grigio coprirà le case nel fondo Valle dove i camini parranno mille fumarole tra supermercati formicai con aureole di depositi di macchine multicolori piene di anime in pena che spingono i carrelli pieni di beni “di terza necessità”. Allora si udirà dire: “Ah, felici coloro che abitano lassù a mezza costa, dove le macchine si contano sulle dita d’una mano, dove il mattino è segnato dal canto d’un gallo e la sera dal quieto appollaiarsi delle galline. Felici coloro che mangeranno il prodotto dei loro orti , senza inquinanti d’ogni genere e i bambini conosceranno la quiete e gli animali del bosco. ” L’invocazione sarà sentita dai nostri avi che hanno vissuto quelle vecchie case in pietra, piene di sacrifici e di privazioni, di amori e dolori, ma con i piedi posati su una terra non assassinata e stravolta da mano d’uomo, dove la pioggia non era sporca e acida e si beveva e il tempo si interrogava guardando il cielo la sera prima. L’invocazione sarà sentita da quella gente di montagna che non temeva la morte come la temiamo noi perché, tutto sommato, loro lasciavano poco in eredità ma donavano l’insegnamento di una vita cristiana e fiduciosa del futuro. Oggi dì, dopo essere satolli d’ogni cosa ed aver consumato ciò che in millenni i nostri avi non hanno consumato, in un domani non lontano aneleremo la buona aria che si respira a mezza costa, il cibo genuino non inquinato da mille pesticidi, un sole non velato dallo smog, desidereremo un vivere austero ma sereno, semplice senza troppe esigenze come si viveva in quelle case a mezzo monte. Invocheremo il ritorno a quella vita che tranquilla non ’era nemmeno allora, ma che era permeata da solidarietà cristiana, magari respirando odori di stallatico e non profumi, cosmetici e abiti che fanno apparire giovincelli da liceo, ma interiormente avanzi da museo. Sì, io credo che affermare “beato quelli che vivranno a mezza costa poiché avranno ancora modo di assaporare una vita che il tempo non rapisce ma che dona in mille piccole e semplici cose che ormai stanno scomparendo“ sia un desiderio di molti anche ai nostri giorni. Il mio credo si fonda sulla certezza che non cesserà mai nell’uomo il desiderio del buon vivere e del rispetto della natura, così come non scomparirà mai la nostra meraviglia del Creato e il desiderio di ricerca del Creatore. Méngu
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