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Il campanile che non c'è? L'Oratorio dell'Angelo Custode

CULTURA E SPETTACOLO - 18 02 2021 - Ivan Bormolini

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/Oratorio dell'Angelo Custode, Tirano
IL CAMPANILE DELL'ORATORIO DELL'ANGELO CUSTODE (Foto di Enrico Bellora)

(Di I. Bormolini) Poco tempo fa parlando di arte con una persona mi è stato detto che il campanile dell'Oratorio dell'Angelo Custode non c'era. Questa affermazione non corrisponde al vero: infatti, il campanile c'è ma a differenza di tante altre chiese di Tirano non è ben visibile. Nella foto di copertina realizzata dal professor Enrico Bellora e gentilmente concessami è ben raffigurato nella sua semplicità costruttiva.

 

Questo mi ha fatto pensare alla storia di questo piccolo tempio: salendo la via Visconti Venosta, tra gli antichi palazzi sulla sinistra notiamo il piccolissimo sagrato e la facciata a due spioventi dell'Oratorio dell'Angelo Custode, in origine cappella del vicino palazzo Venosta.

La sua edificazione risale presumibilmente alla fine del XVII Secolo, momento in cui il culto degli Angeli Custodi, che si era già diffuso nel Cinquecento, vedeva il riconoscimento ufficiale della Chiesa.

Il vescovo Ag.no M aria Neuroni che aveva guidato la diocesi di Como dal 1746 al 1760, in occasione della visita pastorale del 1752 citava espressamente negli atti la chiesa dell'Angelo Custode de SS.ri Venosta.

Passata per eredità femminile alle famiglie Lucini e Palazzi, nel tardo Ottocento il tempio veniva donato alla parrocchia di San Martino in Tirano.

 

Questa fondava la “Compagnia dell'Angelo Custode” per i giovinetti eleggendo la chiesetta a sede delle periodiche riunioni annuali degli affigliati.

Il tempio, nel 1932 era stato oggetto di una fitta corrispondenza tra il prevosto don Luigi Albonico e il vescovo diocesano Alessandro Macchi per l'utilizzo dell'Oratorio da parte della neo “Pia fondazione per la fanciullezza abbandonata dell’Alta Valle, l'orfanotrofio con sede nell'attiguo palazzo Visconti Venosta.

Dopo diversi tentativi di convenzione tra parrocchia ed istituto, si era deciso per la realizzazione di una cappella all'interno del palazzo stesso, lasciando così alla Collegiata lo stesso Oratorio.

Entrando nell'ambito artistico, la facciata ci mostra un bel portale in pietra e sopra si vede l'affresco dell'Angelo Custode che protegge alle spalle una fanciulla, in alto domina la finestra definita serliana.

 

In alcune occasioni, visto che la chiesa è spesso utilizzata per il culto dei defunti, ne ho ammirato lo stato di conservazione degli interni.

Alcuni anni fa vi erano stati dei restauri, questi erano stati promossi ed in larga parte sostenuti dall' Associazione Kiwanis.

La pavimentazione in mattoni marmorizzati di Balerna è rimasta la stessa voluta da don Albonico nel 1879; questo sacerdote aveva inoltre provveduto a sue spese al rinnovo dell'altare dotandolo di una piccola ancona in legno naturale.

In questa veniva alloggiato il quadro dipinto dal valtellinese Felice Carbonera; rimanendo in tema tipico della dominazione della chiesa, l'opera raffigura un angelo che conduce per mano i fanciulli e si rifà alla consolidata iconografia tratta dal racconto biblico di Tobiolo accompagnato nel viaggio dall'arcangelo Raffaele.

 

Vi sono poi le tavole con gli angeli musicanti che si vedono nel presbiterio presso l'altare.

Nella sacrestia, in origine una stanza del palazzo, si trova una bella immagine del Sacro Cuore di Gesù dai tratti settecenteschi.

Per tornare infine al campanile, lo si definisce agile e si presenta con una guglia a punta, come già riportato in precedenti articoli, ha una sola campana che in origine suonava per la cappella di San Giovanni Nepomuceno dei Quadrio e collocata nel 1880.

 

 

FONTE: TIRANO. IL CENTRO STORICO. Storia arte architettura, Autore Gianluigi Garbellini. Stampa: Lito Polaris Sondrio.

Si ringrazia il professor Enrico Bellora per la fotografia di copertina.

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