Il riso e l’allegria innalzano le difese immunitarie
CULTURA E SPETTACOLO - 01 03 2020 - Ezio (Méngu)
(Il riso e l’allegria innalzano le difese immunitarie) Mia nonna Virginia che era come uno scrigno di ricordi, una sera che nevischiava e che eravamo accanto al focolare con un paiolo colmo di castagne bollite, mi ha raccontato questa storia. Era il mese di maggio e alla novena nella chiesa di S. Martino predicava un frate giunto dal lontano sud che chiamavano: il frate Strozalüter! Era un frate disordinato, con una faccia pallida e una barba rada e untuosa da sembrare la mammella di una pecora. Portava una casacca piena di buchi e sandali curvi come le corna di una mucca, predicava con una prepotenza e una rabbia da far fuggire i sassi dell’Adda. Questo frate aveva sempre in mano il Crocefisso e quando predicava sembrava battesse un bastone sopra la povera gente; finito di predicare si dava tre forti pugni in faccia come penitenza. Eh, allora i preti facevano così, adesso non più! Quella sera la chiesa di S. Martino in Tirano era affollata. Sette donne, tutte nonne e pie, erano sedute nei banchi sotto il pulpito e ascoltavano la predica del frate Strozalüter come chiocce che stanno facendo l’uovo! Ragazzi ! Che predica fece il frate Strazzaluteri! Gli uomini erano tutti spaventati per il castigo di Dio promesso dal frate e tremanti si mangiavano il cappello, le donne piangevano come upupe con le mani nei capelli. Ascoltate bene che pandemonio successe. Il frate, che in una mano aveva il Crocefisso e nell’altra il turibolo acceso, sembrava avesse il fuoco nel sedere. Gridava che i Tiranesi erano manigoldi e avari e che tra poco sarebbero suonate le sette trombe del giudizio universale; gridava loro di pentirsi e intanto faceva oscillare avanti e indietro crocefisso e turibolo come fossero due frasche di abete. Sventura ! Tutto d’un tratto si sono incrociati crocefisso e turibolo e in modo violento sono andati a sbattere contro il ferro che sorreggeva il pulpito . Misericordia! La testa del Signore del Crocefisso è volata via come un pallino da schioppo. Al frate Strozalüter era rimasta in mano la croce con lo stomaco, le braccia e gambe di nostro Signore, mentre la cenere e le scintille del turibolo sono cadute sopra la testa delle sette nonne pie. La testa del Signore è caduta sui banchi dove oravano le nonne, poi è rimbalzata per sette volte sopra il pavimento in pietra della chiesa e si è fermata con gli occhi sbarrati sulle sette pie nonne che avevano i denti che martellavano dalla paura. Sembrava fossero suonati sette botti a mezzanotte tanto era forte il rumore in quel silenzio di tomba. Momento orribile ! Tutte le nonne erano nei banchi spaventate e raccolte a grappolo per lo spavento e a una è sfuggito un grande peto. E che peto, ragazzi!!! Allora le nonne erano capaci di scoreggiare come i gatti ad arrampicare! Quello sì che era un peto nostrano di nonna, peccato che allora non v’erano i registratori perché sarebbe stato bello tramandare ai nipoti. Quel peto fatto da nonna Celestina era una cosa da mettere in cornice! E ’ stato un peto lungo e con uno stridio che molti uomini si sono buttati sotto i banchi per la paura che fosse ceduto l’architrave della chiesa. Sentendo quella intonazione, quel dannato frate ha incominciato a gridare con le mani alzate a Dio; quel tuono segnava la rovina di tutta Tirano e della sua discendenza fino alla generazione del 2020 e passa. Poi, come fosse un cane da caccia, ha iniziato ad annusare e dopo un poco, con le mani nei capelli ha gridato: io sento puzza di zolfo, io sento il calore della fiamme dell’inferno, quella che ha scoreggiato in questo luogo è figlia del caprone eterno! Sono sette le donne, una è un demonio ,quella che ha scoreggiato con il peto che puzza di zolfo sia messa al rogo. Le sette nonne intimorite dalle urla del frate borbottavano rosari come un paiolo di polenta che bolle, gli uomini guardavano intorno e annusavano come cani da caccia senza riuscire a capire da quale parte arrivasse la puzza di zolfo. Fatto sta che per tre giorni il frate Strozalüter ha cercato di sapere chi delle sette pie nonne avesse scoreggiato, ma le nonne sono rimaste mute come tombe. Così l’ultimo giorno di maggio, le nonne sono state portate sopra un carro tirato da due buoi nel sito di campagna chiamato “Giustizia” e messe intorno ad un palo con intorno un mucchio di legna. C’era il frate predicatore, il Podestà, e tutta la popolazione di Tirano con forconi e falci. Il frate Strozzaluteri, con un focherello acceso in mano ha detto: ”o nonne, siete in sette, una di voi è quella che ha il peto che puzza di zolfo, quella è figlia del caprone eterno, con il fuoco in mano voglio ascoltare il vostro peto per giudicare. Allora una alla volta le nonne hanno scoreggiato e il frate Strozzaluteri annusava e giudicava. Quando ha scoreggiato la nonna Celestina è stato come se fosse caduto il Canalone, il peto assomigliava ad un borbottio di sassi caduti da un canalone . La tonaca del frate sembrava una bandiera, il Podestà è corso a raccogliere il suo cappello nei sassi dell’Adda, la gente si era unita a grappolo tutta insieme per non essere buttata per terra. In un amen, la nonna Celestina si è incendiata come fosse stato un fascio di ramaglie, al frate Strozzaluteri si è incendiata la tonaca , la barba e i capelli ed è rimasto nudo come il sedere di un maiale mostrando le sue vergogne. La povera nonna Celestina è bruciata come un fiammifero con una grande puzza di zolfo. **** Questa è la storia della nonna Celestina, l’ultima “strega “ bruciata al rogo laggiù alla Giustizia; la sua colpa era stata , povera come era, di mangiare per tutta la vita barbabietole e le barbabietole si sa che gonfiano la pancia d’ aria che puzza di zolfo. Ezio (Méngu)Il gran peto di nonna Celestina
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