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L'ospedale dei poveri ed i primi interventi chirurgici a Tirano

CULTURA E SPETTACOLO - 02 11 2018 - Ivan Bormolini

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/ospedale dei poveri, Tirano

(Di I. Bormolini) Non si può negare che, da qualche tempo, sulle sorti della sanità in Valtellina e Valchiavenna si addensano nubi poco rassicuranti.

Non è di questo che vi voglio parlare, anche se l'argomento sarebbe ben ampio e fonte di notevole discussione.

La mia intenzione è quella di scavare nelle origini del nostro ex-ospedale tiranese e di quanto, alcuni benefattori, hanno creduto nella sua realizzazione in quella lontana seconda metà dell' 800.

 

Lasciamo da parte la storia di quell“Ospitale di Santa Maria”, ubicato nella storica contrada sin da tempi remoti, e veniamo al 1852, da quel tempo, da quell'anno tutto nasceva, tutto dava la vita alla futura struttura di via Pedrotti.

Due anni prima, moriva Antonio Rainoldi, evidentemente facoltoso. Con un lascito, pari a 30.000 mila Lire Austiache, nominava il luogo Pio del Borgo di Tirano, detto ospedale.

La condizione era che si istituisse un regolare ospedale, il quale supplisse ai poveri ed ammalati del nostro comune.

A questo scopo, nelle evidenti legittime richieste del Rainoldi, si era acquistata la casa Corvi, nella centralissima piazza Marinoni.

Veniva aperto, un vero e proprio regolare ospedale, sotto il patronato del nostro municipio. Lo scopo era limitato alla cura dei poveri del nostro comune.

 

Dalle documentazioni consultate, emerge che la casa Corvi era un ampio fabbricato, forse troppo grande per far funzionare lo stesso ospedale e mantenere la struttura.

Di conseguenza, per evidenti ragioni di economia, si era deciso di destinare una parte del fabbricato in affitto a privati, ed un'altra parte all'asilo infantile. Solo sei camere al primo piano e cinque al secondo erano state adibite ad ospedale.

Nel decennio tra il 1852 2 il 1862, si erano ricoverati 96 malati in tutto, questi erano assistiti dai medici condotti Ulderico Andres e Abbondio Pinchetti. Questa primordiale struttura funzionava con uno sviluppo lento ma continuo.

L'ingresso dei malati nel 1875 aveva i seguenti numeri: accessi 125, dei quali 75 poveri di Tirano, gli altri erano militari curati a spese dello Stato, cronici a carico del comune e 14 abbienti paganti in proprio.

 

Nel 1880, in seguito a diversi lasciti, compreso quello più cospicuo di Carlina Merizzi vedova Scola, l'amministrazione era in grado di compiere un'importante nuova operazione per l'ospedale e per il futuro della sanità a Tirano.

Veniva infatti acquistato il fabbricato dell'ex Filanda Mottana, in quella parte di Tirano allora denominata Portone dei Frati.

Si trattava dell'ex convento dei Frati Cappuccini soppresso quasi un secolo prima. L'intento era quello di trasformare lo storico palazzo di cui oggi ne ammiriamo alcuni tratti artistici, in un ospedale su progetti dell'ingegner Pinchetti.

La vecchia sede di piazza Marinoni nel frattempo, era stata venduta all'Autorità Militare che aveva costruito la storica Caserma Torelli.

 

Il nuovo ospedale manteneva la denominazione di “Ospedale Civile dei Poveri di Tirano” ed anche gli ingressi di pazienti aumentavano.

Nel 1889 erano entrati 170 malati, dieci anni dopo i ricoveri ammontavano a 274 unità, di queste 107 a pagamento.

Nel 1898, per la prima volta si effettuavano nell'ospedale tiranese i primi interventi chirurgici, quella prima sezione di chirurgia veniva affidata al medico condotto di Tirano Alfredo Martinelli.

Alla sezione di medicina era chiamato il dottor Enrico Camanni, che contemporaneamente ricopriva anche le funzioni di direttore.

 

Nel 1911 i ricoverati erano 305, dei quali 170 a carico dell'ospedale. Nel frattempo fra il 1906 e il 1908, grazie ad un'elargizione della Cassa di Risparmio, era stato costruito un nuovo padiglione dedicato alla cura della tubercolosi.

Va detto che questa nuova struttura però entrava pienamente in funzione solo nel 1931 e per un breve lasso di tempo.

Tuttavia dalla sua realizzazione fino alla nascita vera e propria del reparto per malati di tubercolosi, l'area non era rimasta in disuso.

Infatti, dapprima era stata adibita al ricovero dei pazzi dismessi dal manicomio di Como, tutto ciò sino a quando non era stato realizzato il manicomio provinciale di Sondrio.

Successivamente durante il periodo bellico e post- bellico, la struttura aveva avuto diversi scopi, ricovero dei profughi delle zone di guerra, ospedale militare e ospedale da campo.

 

Nel biennio tra il 1927 ed il 1929 l'ospedale veniva ristrutturato ed ampliato, si era realizzata una nuova sala operatoria, le camere mortuarie e quelle per le autopsie.

In tutto si aveva la disponibilità di 44 posti letto, il reparto donne era al primo piano, mentre quello per gli uomini era ubicato al secondo. Si erano allestiti tre locali per la maternità che accoglieva le pazienti povere.

 

Nel 1929 il chirurgo era il professor Gaspare Piccagnoni che assumeva anche l'incarico di direttore.

La relazione sull'assistenza sanitaria in Valtellina redatta negli anni trenta, definiva l' ospedale di Tirano come il migliore di tutta la provincia per l'ottima attrezzatura tecnica.

Tuttavia in quel periodo era carente il servizio medico. Ai degenti sovrintendeva il medico condotto della zona e per la chirurgia prestava servizio a chiamata il medico chirurgo dell' ospedale di Grosio.

Il padiglione per la cura della tubercolosi non ricoverava più gli affetti da questa patologia che venivano inviati al Santa Teresa di Morbegno.

Funzionava però il padiglione per malati infettivi con 25 letti. Negli anni sessanta si era dato il via alla costruzione della nuova struttura nell'area immediatamente adiacente a quella esistente. Il resto è ancora storia di tanti ricoveri, nascite, morti e medici che per un lungo periodo si sono prodigati con grande professionalità nel curare i tiranesi, sino alla definitiva chiusura.

 

Ivan Bormolini

 

FONTE: Storia della medicina e della sanità in Valtellina. Dalla peste nera europea alla seconda guerra mondiale (1348- 1945). Autore Pierluigi Patriarca. L'officina del Libro via S. Giovanni Bosco 29 Sondrio.

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