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La Forca in località Giustizia in Tirano

CULTURA E SPETTACOLO - 10 05 2022 - Ezio (Méngu)

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/Affresco della Giustizia in Porta Poschiavina
Affresco della Giustizia in Porta Poschiavina (Foto di Ivan Bormolini)

Così recita la scritta sotto l’immagine della Giustizia con Spada e Bilancia nell’affresco di Porta Poschiavina in Tirano : “ Se mai al mondo la giustizia in fiore, hoggi mercè delle Tre  Eccelse Lighe  fiorir si vede quivi il suo valore”.  

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 Al tempo del dominio Grigione in Valtellina tra il 1512 e il 1797, nell’area  27 (vedi mappa di Tirano)  chiamata  “La Giustizia“,  i malviventi venivano condannati alla pena capitale con il “rito “ della Forca. 

 

Non stupitevi se vi parlo della condanna a morte con il “ rito “ della FORCA  che esisteva in Tirano al tempo del dominio dei Grigioni in Valtellina. Mi ha spinto la curiosità leggendo gli interessanti articoli dello storico Ivan Bormolini  e la frase che si legge in un cartiglio dell’affresco della Porta Poschiavina che recita, tra l’altro,   il detto “ ….una Giustizia in Fiore …“ ( parola che osanna la buona amministrazione della Giustizia da parte dei Grigioni ) . La condanna della forca, era il verdetto che le Autorità Grigionesi emettevano dopo un severo e insindacabile giudizio sul capo del delinquente. La condanna alla Forca poteva essere emessa a prescindere dalla volontà della “ vox populi.  In molti casi il popolo era spettatore, come in un teatro, e partecipava alla condanna con fervore o a malincuore secondo il giudizio personale. La Forca, per i Capi aveva un valore di monito per il popolo. Il condannato per impiccagione non doveva morire subito, non doveva giungere al patibolo in fretta e furia ma doveva subire, prima di salire sulla Forca, umiliazioni, insulti attraversando le vie del paese. Era una sfilata di gente tra le contrade e il condannato nel suo procedere poteva subire ogni umiliazione, persino essere torturato. La pietà popolare poteva far passare il condannato innanzi a chiese o santelle perché si ravvedesse dei crimini commessi.  Il corteo del condannato partiva da palazzo Pretorio dove vi erano le prigioni per giungere al luogo della Forca a simbolo di una “ via dolorosa”  . Era condotto fin fuori dalla mura del città dove era posta la Forca in modo tale di non macchiare i cittadini di quel sangue impuro.  La Forca consisteva in due tronchi verticali in legno che ne sostenevano un terzo posto orizzontalmente tra i due.  La corda o “ il canapo “   da un capo veniva fissata alla traversa e dall’altro capo veniva formato il capestro con un nodo scorsoio. Il condannato veniva fatto salire dal boia su una scala a pioli con le mani legate dietro la schiena. Talvolta il condannato poteva dire qualche parola al pubblico, prima che il boia gli infilasse il cappio al collo e con moto improvviso gli desse una spinta verso il basso per farlo penzolare dalla corda. La morte sopraggiungeva in circa otto- dieci minuti mentre il condannato si dibatteva a gambe rigide. Se il boia era misericordioso si abbarbicava alla gambe del condannato per appesantirlo e con alcuni scossoni lo tirava verso il basso per stringergli il cappio al collo, facendo così abbreviare il tempo d’agonia. Questa condanna era vista e seguita da numerosa gente, voluta dai Capi poiché era un monito a non delinquere e a rispettare le leggi. Ai nostri tempi questa condanna può apparire feroce ed è stata abolita. La giustizia dei Grigioni ci appare nel nostro immaginario ora come una barbarie.  Ora siamo diventati più misericordiosi con i delinquenti che stuprano e poi uccidono donne e uomini. Portiamo grande misericordia verso Capi di Nazioni che mandano al macello i loro cittadini per le loro idee di potenza. Ammiriamo e siamo clementi con i manigoldi che hanno accumulato ricchezze multimiliardarie a scapito dei poveri e sa la ridono e se la spassano beatamente. Votiamo Politici che fanno il gioco delle tre carte per acquisire potere e danaro e abbandonano poi, senza alcun ritegno, il popolo che li ha votati. Orbene la nostra misericordia ora è grande e giustamente ci ha portati a condannarli al massimo della pena con l’ergastolo risparmiando loro la Vita; sono mantenuti a Vita a spese della comunità in prigioni che forniscono loro pranzi a mezzogiorno e sera, del buon cibo che molte famiglie non riescono a mettere insieme per i loro figli. Ebbene sì ! La Forca ai tempi dei Grigioni era un monito duro, spietato per tutelare la Giustizia e i diritti del popolo quando nascono dei “ mostri “ che si macchiano di genocidi e  assassini di massa. Occorre avere pietà e tolleranza per chi sbaglia e a quei sciagurati non va tolta la Vita anche se loro magari l’hanno tolta spietatamente agli altri, poiché solo così la nostra Giustizia sarà più in fiore di quella del tempo dei Grigioni in Valtellina. O forse no?

 

Ezio (Méngu)

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