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La lotta generazionale

CULTURA E SPETTACOLO - 18 04 2018 - Méngu

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“Se abbiamo difficoltà nel mantenere l’attuale tenore di vita, la colpa è vostra", mi ha detto un signore distinto, di mezza età, con un sorriso sarcastico. “Si spieghi meglio” gli ho risposto incuriosito. Lui con ironia ribatte: “Voi della generazione dell’immediato  dopoguerra ci avete coccolati troppo. A nostra volta, per  vostro insegnamento, abbiamo commesso lo stesso errore con i nostri figli viziandoli, evitando loro le dure prove della vita, rendendoli in tal modo pretenziosi e prepotenti. Ora la nostra speranza è che il  benessere acquisito non scompaia, anzi aumenti, altrimenti saranno guai per tutti. Dovevate saper meglio dosare il benessere nel darlo a noi poiché troppo va alla testa e toglie la grinta nell’azione. Lei, che può essere mio padre, voi anziani, voi” residuati bellici” siete i colpevoli , noi e i nostri figli siamo le vittime innocenti!”. 

 

Per un poco sono rimasto zitto guardandolo negli occhi, poi, con dolcezza, scoprendo nei suoi occhi una sofferenza nell’accusare, ho borbottato a malincuore: “ Caro signore, ebbene si, “molti residuati bellici”  ultra settantenni si dichiarano colpevoliColpevoli di aver seguito i consigli dei loro vecchi che li hanno educati nel senso del dovere, del lavoro onesto, della famiglia, del rispetto verso gli altri, dei valori della religione per quel poco che basta per vivere  sereni. Si dichiarano colpevoli di aver inculcato gli stessi principi ricevuti dai loro padri in voi e, un poco, anche ai vostri figli. Si dicono colpevoli di aver messo in primo piano il benessere della famiglia a volte a discapito loro personale, lavorando duramente ma con entusiasmo dal lunedì sino alla domenica a mezzogiorno. Si rammaricano di non aver fatto le vacanze meritate per poter costruire la casa che ora i loro figli godono. Si dichiarano stupiti che tanti di loro abbiano resistito al matrimonio per più di cinquanta anni e che oggi sperano anche nelle nozze di diamante. Si dicono rei di aver espresso sempre le loro idee, combattuto e sofferto per difendere i loro e i vostri diritti, spesse volte a svantaggio della loro carriera professionale e di tante amicizie andate in fumo, così come fecero i loro padri che ci donarono la libertà e la democrazia combattendo. Si dicono di essere vecchi e forse bacucchi e di vivere con una dignitosa pensione guadagnata con quaranta  e più anni di lavoro e ora sono rammaricati nel dover aiutare economicamente ancora i loro figli e nipoti perché disoccupati.  Sono grandissimamente abbacchiati nel vedere i loro figli e i loro nipoti sempre inquieti , mai contenti e alle più piccole difficoltà diventare cani rabbiosi contro il prossimo e con chi  governa, Di aver “generato“ una folla di giovani mai contenti del loro essere anche quando hanno la pancia piena, il telefonino carico di App, i vestiti alla moda, il portafoglio con la paghetta mensile del papà o del nonno. Figli e nipoti mai contenti anche quando vanno a far colazione al bar, l’aperitivo serale, e il festino notturno tra calicini di bianco e rosso e usano la macchina del babbo con le loro fidanzatine. Ebbene si, quei vecchi sono “colpevoli” di tutto questo   ed è significativo che figli e nipoti li condannino non difendendo, anzi criticando, quei loro previlegi faticosamente conquistati. Facendo loro capire che forse è meglio che tolgano al più presto il “ disturbo terreno” poiché,  conti fatti, ci sarebbe meno spesa per le pensioni, meno debito pubblico, più lavoro, più P.I.L .  Che non si lamentino quei vecchi! I giovani hanno sempre ragione, sono loro i clienti della vita . E poi chi ha sbagliato deve pagare!“.

 

A questo punto il signore di mezza età mi ha annuito e ha sorriso dicendomi: “Allora vede se non ho ragione? Occorre un processo, una  lotta generazionale tra giovani e vecchi, occorre infliggere una severa condanna per questi vecchi che ci hanno rovinato dandoci ogni bene“.  Gli ho sussurrato con dolcezza: “Sappia però, caro signore, che i processi durano a lungo. Il mio consiglio è quello di pazientare ancora un poco  con questi vecchi. Si incominci a togliere loro, pian pianino, tutto il posseduto e i previlegi. Ricorda la storia dell’asino? Si racconta che un contadino aveva provato a insegnare al proprio asino a non mangiare, ma solo a lavorare. Quando l’asino aveva imparato a non mangiare l’asino è morto “E’ una buona strategia. Che stiano tranquilli i giovani. Quei vecchi se ne andranno come i vecchi leoni della savana che hanno combattuto ma hanno perso la sovranità sul branco e su loro territorio . Se ne andranno senza tanti fracassi,  a capo chino, pentiti d’aver sbagliato tutto con tutti , e contenti poiché dove andranno loro la pensione non serve.  Avrete così enormi  vantaggi: diminuirà il debito pubblico, il P.I.L crescerà  come un fungo e per di più avrete i vostri vecchi in Paradiso.

 

Ma c’è un problema: quando i giovani d’oggi, un domani diventeranno vecchi  la cosa si ripeterà. La vita è una ruota che gira.

 

Méngu

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