La telepatia, futura forma di comunicazione
CULTURA E SPETTACOLO - 27 09 2018 - Méngu
Provate a porvi questa stramba domanda. Poteva Giulio Cesare solo immaginare di chiamare con Skype il suo centurione della XI Legione durante la guerra in Gallia per ordinagli di rientrare in aereo a Roma per una riunione in senato? Impensabile e da ridere, poiché l’imperatore non poteva pensare in quel tempo queste cose. Allo stesso modo è per noi, nel nostro tempo post-moderno, immaginare una forma di comunicazione telepatica tra due persone o con altre forme di vita. Sono però convinto che la telepatia sia una forma di comunicazione futura quando l’uomo avrà acquisito una tecnologia e una abilità di pensiero sensoriale che noi possediamo già per natura, ma che non sappiamo usarla. Studiare questa forma di comunicazione non è da visionari. Molti di noi avranno già sperimentato d’avere una certa sensazione d’essere osservati senza che noi vediamo chi ci osserva, ed è il caso degli agenti segreti della FBI che si astengono nei loro pedinamenti dal guardare il sospettato. O anche il caso comune delle gentili signore , che pur non avendo gli occhi nel posteriore, vedono chi osserva la loro bellezza. Oppure pensiamo ad una persona a noi cara e subito riceviamo la sua telefonata, o semplicemente quando uno dei nostri cari lontani soffre e non sta bene ed ecco che in noi nasce una “ certa sensazione “ di sofferenza e di ansia. L’esempio straordinario che accade quasi ogni giorno è l’afflato sentimentale tra due innamorati. Sembra proprio che il sentimento tra due persone lontane che si amano siano in contatto telepatico in ogni momento. I loro cervelli a volte sembrano collegati da onde cerebrali sincronizzate e idonee a trasmettersi messaggi. Più è forte il sentimento dell’amore, più è forte questo legame di comunicazione. Che ne dite del cane o del gatto che sente l’arrivo del suo padrone senza vederlo? E’ fantascienza? Direi proprio di no, semmai c’è ignoranza scientifica su questo fenomeno. Il termine telepatia, dal greco tèle (lontano) e pàtheia (sentimento) viene introdotto nel 1882 da Frederic Myers che iniziò gli studi su tale scienza. Via via , fino ai nostri giorni questi studi si sono fatti più interessanti sino a giungere ad esperimenti concreti usando anche le moderne tecnologie. Un gruppo di studiosi ha eseguito un esperimento con successo tra due persone distanti migliaia di chilometri condividendo informazioni con l’ausilio del solo pensiero. Il contatto telepatico tra i due cervelli , uno residente in India e l’altro in Francia è avvenuto usando la rete internet , senza usare parole pronunciate oralmente o digitate su tastiera. L’esperimento è stato pubblicato da Plos One. Il collegamento è avvenuto tramite dei sensori o elettrodi collegati sul cuoio capelluto dei due che dovevano inviare i messaggi. I segnali elettrici delle aree del cervello venivano codificati e mandati tramite internet ai due, distanti tra loro. Inviato i segnali, questi venivano di nuovo decodificati da una interfaccia neurale e recepiti dal ricevente. Questa tecnologia, ora ai primi passi, permetterà di inviare impulsi decodificati senza l’ausilio di parole e di tastiere e saranno di enorme aiuto per coloro che non possono parlare o che hanno subito qualche trauma che li rendono paralizzati. La telecomunicazione del pensiero sarà, per la scienza un nuovo sistema di comunicare in un tempo non troppo lontano. Sappiamo che i nostri pensieri sono formati da impulsi elettrici neuronali e quindi da onde cerebrali. Noi tutti siamo immersi in un campo magnetico globale. La meccanica quantistica ora ci può svelare alcuni di questi interrogativi, ad esempio di come particelle dello stesso sistema, pur essendo separate da distanze infinite ,fa sì che la variazione dell’uno modifichi lo stato dell’altro istantaneamente , con velocità superiore a quello della luce, contraddicendo la teoria di Albert Einstein . Personalmente spero che nulla di questa forma di energia cerebrale o psichica vada perduta poiché i nostri pensieri sono onde che si spandono nell’etere durante tutta la nostra vita evolutiva e , credo, che essa si possa amalgamare nell’immensa ed eterna intelligenza globale che sfocia nel Divino. Leggere la nostra attività cerebrale sarà quindi la sfida del futuro. Mentre sto scrivendo mi assale un pensiero che mi fa rabbrividire. Se la scienza del domani saprà leggere il pensiero e le immagini che stiamo immaginando, cosa rimarrà di noi di personale e di intimo? Forse poco o niente o forse tutto poiché avremo la possibilità d’essere accomunati non più nel male, ma dal desiderio di un amore globale, fraterno che da sempre aneliamo pur tra le nostre infinite debolezze. Tutto dipenderà ancora da noi, poiché il Creatore ha dato la libertà all’Uomo di costruire o di distruggere sé stesso e il suo piccolo mondo. Méngu
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