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Le pietre parlano

CULTURA E SPETTACOLO - 04 02 2019 - Méngu

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Passeggiavo con la mia nipotina nella zona del Rudùn quando lei, guardando un mucchio di sassi estratti da uno scavo, mi ha chiesto: “Nonno, perché quei sassi sono tutti tondi?“. Mi sono avvicinato al grosso mucchio di pietrame e ho visto che quei sassi erano stati estratti in profondità formando una grossa buca. I massi non avevano spigoli e al sole, privati del terriccio sembravano opere d’arte fatte da mano d’uomo.

 

Ma la geologia, in questo caso ci dice che la mano d’uomo non c’entra, è madre natura che li ha lisciati in modo tale di farli apparire tondi come un uovo. L’acqua li ha strascinati con impeto nell’alveo di antichi torrenti che noi ora chiamiamo Poschiavino e Adda. Sono andati a rotoli nell’alveo nel corso dei millenni sbattendo l’uno contro l’altro rendendosi lisci e tondi, oppure le acque limacciose li hanno levigati in strane forme, per poi, nei secoli, le acque più docili li hanno sotterrati sotto spessi strati di limo.

 

Quei sassi ora dissotterrati da mano d’uomo hanno visto la luce dopo millenni e mi sono apparsi come reperti pregnanti di storia. Sembrava mi dicessero: “Uomo, io c’ero prima che voi ci foste, c’ero al tempo in cui i ghiacciai formavano una lunga lingua di ghiaccio che giungeva fino alla terra che voi ora chiamate Brianza. Ho visto scavare quelle fosse che ora sono piene d’acqua e che chiamate lago di Como. Ho visto i ghiacci lambire e lisciare le rocce dei vostri monti oltre i mille metri e le acque a mulinello formare cavità e conche lisce come scodelle”.

 

Alla domanda della mia nipotina ho raccolto un sasso tondo come un uovo. L’ho posato sul palmo della sua mano e ho detto: “Tienila, è bella, sembra la boccia di pietra che usava mia nonna per rammendare le calze. Questa boccia di pietra l’ha creata l’acqua tra cascate e mulinelli gelidi, è rimasta sotto terra per secoli e ora è giunta nel palmo della tua mano e splende sotto questo tiepido sole”. Lei mi ha risposto: “Nonno, da quanto tempo questa boccia non vedeva la luce del sole? Forse prima che Gesù nascesse?“.

 

Questa semplice e ingenua domanda ha fatto scaturire in me mille pensieri. Poveri noi umani dal tempo di vita così breve da paragonarsi al filo d’erba dei prati o al soffione di tarassaco. Noi così boriosi, rancorosi, egoisti nel nostro vivere non possiamo nemmeno lontanamente paragonarci alla durata di un granello di sabbia. Noi che lottiamo ogni giorno per primeggiare in ricchezza, stato sociale, noi che tagliamo la mano a chi ce la porge bisognoso d’aiuto, noi che siamo capaci d’eroismi ma anche di grande viltà, guardando quelle pietre ci sentiamo insignificanti del nostro apparire su questa terra e sappiamo che quei sassi, quel limo, saranno parte di noi stessi.

 

Mi sono ripreso dalle mie riflessioni e ho risposto alla sua ingenua ma importante domanda: “Sì tesoro, prima di Gesù, perché Lui c’era ancora prima di quei sassi, prima del sole e delle stelle che tu vedi in cielo. Tieni preziosa quella pietra tonda che hai nel palmo della mano. Quando sarai grande come tuo nonno, essa ti apparirà sempre uguale, liscia e bella e se l’ascolterai ti parlerà di quando eri bambina e passeggiavi sotto il tiepido sole invernale con tuo nonno Méngu al Rudùn“.

 

Mèngu

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