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Le tre chiese perdute

CULTURA E SPETTACOLO - 16 02 2017 - Ivan Bormolini

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/castello di santa maria, Tirano

Nella prima tappa di questo cammino desidero parlare “dell'arte che non c'è più” ovvero di quelle chiese che col passar dei secoli sono andate distrutte, un piccolo viaggio in tre caratteristiche e storiche contrade tiranesi, il Dosso, i Visoli e Santa Maria alla ricerca dei perché tre importanti chiese oggi non ci sono più.

 

Nell'antica contrada Dosso, oggi pare difficile risalire all'originale struttura del castello; sono infatti pochissimi i resti murari che ne testimoniano l'esistenza. Nei pressi di questo maniero, la cui presenza è certificata da un testamento redatto nel 1324, esisteva una chiesetta ad esso annessa. Si trattava della chiesa dedicata a San Vigilio, un tempo officiata da un presbitero.

 

Di questo luogo sacro, dedicato al patrono di Trento, non vi è più alcuna traccia. Si dice che molti decenni fa gli anziani della contrada parlassero nei loro ricordi di una “gesascia” ovvero di una brutta chiesa.

Pare evidente che nel corso dei secoli questo luogo sacro sia stato abbandonato, oppure sia entrato a far parte dell'attuale abitato senza considerarne l'aspetto del culto oppure eventuali forme d'arte che caratterizzavano la chiesa.

 

Dalla bella terrazza panoramica del Dosso l'occhio ci porta a cercare la contrada dei Visoli, anch'essa di origini antichissime e, come il Dosso, uno dei primi nuclei abitati di Tirano.

Tra le case dei Visoli, nel cuore della contrada, troviamo la via Sant'Alberto. Ciò indica che in questi luoghi sorgeva un'antica chiesa dedicata appunto al Santo.

 

Pare che il tempio, uno dei più antichi di Tirano, sorgesse proprio al termine di questa via. Già nel 1614, la chiesa era stata interessata dagli eventi franosi della montagna sovrastante e sembrava sul punto di essere irrimediabilmente persa.

Col tempo vi erano state delle operazioni di restauro e nel 1681 il tempio risultava officiato ed oggetto di donazioni e lasciti da parte dei devoti.

Nel 1807, anno in cui era stato redatto l'elenco delle chiese tiranesi, la chiesa in questione non compariva, segno evidente della sua definitiva scomparsa.

 

Se per la chiesa del Dosso non vi è alcun reperto artistico ancor visibile, della chiesa di Sant'Alberto si è conservata una tela del pittore Antonio Crespi dove è raffigurata l'immagine del Santo vescovo.

 

Un capitolo a parte merita la chiesa di Santa Maria del Castello; essa sorgeva nei pressi dell'omonimo maniero. La sua fondazione è antichissima come è certificato in un atto di vendita di alcuni beni risalente al 1073. Alcuni documenti del 1300, in particolare lasciti testamentari, citano l'esistenza presso la chiesa di una casa per i monaci ed in seguito anche per le monache. Interessante sarebbe chiarirne altri aspetti storici legati al tempio e all'edificazione delle mura di Tirano, ma lo faremo in un capitolo a parte. Di un monastero di Santa Maria si parla nel 1418 ed è certificato che presso il tempio, o nelle immediate vicinanze, sorgeva l'Hospitale di Santa Maria.

Quest'ultima struttura sarebbe meritevole di ulteriori approfondimenti in quanto l'Hospitale in questione, o meglio le vicende ad esso legate, hanno un ruolo molto importante nella storia di quegli anni, ma ora torniamo alla chiesa ed al suo declino.

 

Quest'ultimo con ogni probabilità ebbe inizio nella contrastata epoca della dominazione dei Grigioni. La chiesa di Santa Maria infatti, secondo i dettami delle Diete dei governanti Grigioni era passata in mano al culto Zwingliano; una Dieta infatti sanciva che se in un paese vi erano più chiese una doveva rimanere al culto cristiano ed un'altra doveva essere ceduta ai predicatori protestanti. Se, invece, in un Comune vi era una sola chiesa la stessa doveva essere divisa per l'amministrazione di entrambe le confessioni.

 

Per Tirano, già in quel tempo ricca di chiese, la scelta era caduta sulla chiesa di Santa Maria. Negli efferati episodi contro i riformati e contro la dominazione dei Grigioni risalenti a domenica 19 luglio 1620, data di inizio dei Vespri Valtellinesi o Sacro Macello, la scena vissuta in quel luogo definito “posseduto dagli eretici” è storica quanto drammatica. In quella chiesa infatti era stato ucciso il ministro riformato Antonio Basso e, ancor di più, il suo capo era stato messo in esposizione sul pulpito della chiesa.

 

Pare oggi chiaro che dopo simili gesta, la chiesa di Santa Maria, pur essendo stata riconvertita al culto cattolico nel 1629, non trovava più quel fervore dei tempi passati. Il declino dunque aveva inizio; è ricordata come luogo di sepoltura durante la peste e nel 1669 era iniziata la sua spoliazione che era durata pare sino al 1695, con la rimozione di tutto ciò che poteva essere utile. Questo abbandono ne aveva provocato il definitivo crollo.

 

Ora cito un'ultima chiesa che oggi non figura più nel censimento dei luoghi di culto tiranesi: il Varischetti affermava che a Tirano vi era un'altra chiesa ricordata sino al 1700 e dedicata a San Giovanni Nepumoceno. Anche di questa, all'atto della stesura della sua opera “Tirano”, il prevosto di San Martino scriveva che sulla base di avvenuti restauri nel palazzo Quadrio Curzio era venuto alla luce un locale con affreschi di ispirazione biblica, appartenenti indubbiamente ad una chiesa.

 

Ivan Bormolini

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FONTI

Tirano il centro storico, storia arte architettura, di Gianluigi Garbellini. Stampa Lito Polaris Sondrio 2009.

Tirano, don Lino Varischetti. Stampa 29 settembre 1961. Tipografia Bettini Sondrio

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