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Le vicende storiche di Palazzo Pievani

CULTURA E SPETTACOLO - 19 07 2018 - Ivan Bormolini

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Questa storica dimora tiranese è stata edificata in una delle vie più antiche del centro storico, la via San Giacomo. Il palazzo risale al XII secolo ed era stato quasi interamente distrutto da una devastante frana scesa dal monte Masuccio.

L'evento calamitoso aveva però risparmiato il piccolo campanile, il tutto era poi stato ricostruito completamente nel 1580.

 

La bella piazzetta, caratterizzata da un caratteristico ciotolato, ci invita ad osservare il palazzo caratterizzato da una bianca facciata.

Si ammira il portale d'ingresso in pietra e sopra il caratteristico balcone, completato da una ringhiera in ferro battuto di ottima fattura.

Nell'incrocio delle gronde, sul lato sinistro del palazzo si nota un doccione sempre in ferro battuto a forma di drago.

Varcato il portone d'ingresso si accede all'ampio porticato e da qui ad altre parti del palazzo.

 

Oggi una parte del palazzo è di proprietà degli eredi della famiglia, mentre un'ampia parte dello stesso era stata donata al comune di Tirano dalla signora Maria Pievani vedova Arcari.

La famiglia dei Grana ne era stata la proprietaria dopo la ricostruzione del 1580. Le generazioni dei Grana si sono succedute sino alla metà del XVIII secolo, in quel periodo Antonia Grana aveva sposato Giovanni Battista Pievani, le generazioni di quest'ultima famiglia si sono poi succedute sino alla fine del XX secolo.

 

Guido Luigi Pievani, sposato con Corinna Visconti Venosta era morto nel 1912, lasciando ai suoi quattro figli, Carlo, Antonio, Maria e Antonietta i suoi averi tra i quali il palazzo.

La successione tra gli eredi era parsa però subito complicata in quanto, non risultava per nulla semplice dividere la residenza in quattro parti tra loro equivalenti e indipendenti.

 

Per questo motivo si erano resi necessari lunghi lavori di riqualificazione che avevano visto il processo di divisione protrarsi sino all'incirca al 1930.

Con la morte di Guido Luigi, per il palazzo Pievani si concludeva un'epoca, infatti la dimora non veniva più abitata in continuazione da tutti e quattro i fratelli.

 

Torniamo ora a parlare della chiesa di San Giacomo: sempre nella piazzetta ne vediamo il portale d'ingresso e l'essenziale facciata, nella quale vi è una finestra quadrilobata.

Stando alle ricerche di alcuni importanti storici locali, si ipotizza che la struttura sia di remota fondazione e ricollocabile all'epoca medievale.

A condurci in quest'era storica è anche l'intitolazione del tempio dedicata all'apostolo Giacomo patrono dei viandanti.

Le chiese a lui dedicate, sorgevano ed esistono tutt'oggi, ai margini di particolari vie soggette proprio al transito di viandanti.

 

Per quanto concerne Tirano, era accaduta la stessa cosa; per questi luoghi vi era la strada che conduceva alla contrada della Rasica a Madonna di Tirano e quindi verso la Valposchiavo. E dunque facile ipotizzare che in molti, provenienti anche dalle località dell'alta valle percorressero questa via.

Un altro indizio che stabilisce l'epoca di costruzione, prima della citata frana, è il tipico orientamento ad Est del tempio.

Sul retro, percorrendo per qualche passo la via Arcari, si vede il campanile a bifore con guglia piramidale in pietra. Si vuole che la chiesa dunque risalga al XV secolo e che comunque era stata completamente ricostruita assieme al palazzo.

La stessa veniva consacrata nel 1591 dal vescovo Feliciano Ninguarda. Nel 1614, in occasione di una sua visita pastorale, il vescovo Filippo Archinti la definiva spoglia e povera.

 

Concludo col dire che la chiesa, già sede della Biblioteca Civica Arcari era stata sconsacrata nel 1915 ed aggiungo, in riferimento al campanile una nota curiosa inerente alla campana.

Questa risale all'anno di fusione 1578 ed il fonditore era Claudio della Pace. La piccola campana risulta essere tra le dieci campane più antiche della valle. In questa piccola classifica di grande importanza storica ed artistica, a livello tiranese, questa è seconda per antichità solo alle due collocate nel campanile della chiesa di Santa Perpetua che sono risalenti al 1520 ed il cui fonditore rimane tutt'oggi ignoto.

 

Ivan Bormolini

 

FONTI: Tirano Il centro storico. Storia arte architettura. Autore Gianluigi Garbellini. Stampa Lito Polaris Sondrio.

Ed inoltre:

www.palazzopievani.it

www.campanevaltellina.it

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