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Ricordi delle feste patronali di San Martino

CULTURA E SPETTACOLO - 06 11 2020 - Ivan Bormolini

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/DON GINO MENGHI
DON GINO MENGHI

(Di I. Bormolini) Siamo ormai alle porte della festa patronale di San Martino, mercoledì prossimo undici novembre, come tutti gli anni, si ricorderà il patrono della città di Tirano.

Nei miei scritti, ormai sono quasi vent'anni che narro di storie tiranesi, non avevo mai dedicato nulla a questo evento tanto sentito dai cittadini. Mi ero limitato soprattutto sul mensile “Il Tiranese senza Confini” a descrivere la cerimonia della consegna delle Riconoscenze Civiche a illustri cittadini che nella loro vita si erano distinti per lo sviluppo e la crescita in vari ambiti della città e non solo.

 

Quella lodevole iniziativa, voluta dall'allora amministrazione comunale guidata da Pietro Del Simone era nata dall'illustre mente del compianto assessore alla Cultura Bruno Ciapponi Landi.

Non vi elenco qui i nomi delle persone insignite di quella Riconoscenza, ma posso ricordare ancor oggi a distanza di anni il sentimento di orgoglio, emozione e gratitudine di tutti coloro che l'avevano giustamente ricevuta.

Ma nello stesso tempo ben sottolineo la fierezza e la stima delle parole enunciate dall'assessore Bruno Ciapponi Landi nel motivare le scelte dei premiati con questo bel titolo onorifico.

Causa pienamente capibili e importanti direttive nazionali e regionali, certamente non vedremo la nostra Collegiata di San Martino gremita di cittadini così come è sempre avvenuto in occasione della santa messa patronale. Non ci sarà nemmeno la consueta fiera che faceva da cornice alla giornata.

 

Nel racchiudere questi miei pensieri, mi sono tornati alla mente alcuni piccoli ma indimenticabili ricordi della mia giovinezza: per un certo periodo, il giorno di vacanza non era previsto, comunque in quei normali undici novembre di lezione, la nostra maestra Giovanna Orio, attenta cultrice di storia tiranese a cui attribuisco l'onore di avermi impresso la passione per le antiche vicende di Tirano, ci narrava gli aneddoti del soldato e poi altro prelato San Martino.

 

Al suono della campanella di fine lezioni di quel giorno del patrono, sul portale principale di palazzo Credaro, persino lo storico bidello Gino Ricetti, sempre impeccabile nella sua divisa d'ordinanza, mi pareva venir meno in quella sua classica ma giusta autorità. Lo guardavo in un giorno di San Martino e mi sembrava ancor più fiero nell'indossare anche quel cappello che riportava il simbolo del nostro comune.

 

Ben ha fatto alcuni anni fa, l'amministrazione Franco Spada a consegnargli proprio la Riconoscenza Civica, perché “il Gino” era un'icona capace anche di annoverare, con il suo lavoro e con la sua figura, la storia dell'istituzione scolastica a Tirano, che affonda gran parte delle sue radici nel padre fondatore Giovanni Battista Marinoni il quale, aveva voluto durante il 1600 la scuola per bambini ricchi e popolani, senza distinzioni.

 

Tornando a quel giorno di scuola noi alunni, venivamo graziati dalla maestra, che non ci impartiva o come si usa nel moderno linguaggio “somministrava” compiti per il giorno successivo. Ci diceva la nostra maestrina, piccola di statura, grande insegnate, anche un po' mamma, alla quale oggi mi lega perennemente un incondizionato affetto e stima, di andare alla fiera, ma forse ben ben conoscendoci, soprattutto noi maschietti, si raccomandava di non fare i maleducati.

 

Per coloro che come me erano vicini alla vita dell'oratorio e della parrocchia, in quel pomeriggio, non mancava certo una visita al cine-teatro Mignon, dove proprio in occasione di San Martino, si bandiva l'asta per la festa dei Canestri.

Qualche anno dopo, con l'introduzione del giorno di vacanza nel calendario scolastico in occasione di San Martino, avevo partecipato alla messa patronale.

 

Di quella mattina, di quell'anno conservo ancora un nitido ricordo: sedevo con la mia nonna Rita tra i banchi della parrocchiale, mentre mio nonno Giovanni Eugenio detto “Geni”, essendo stato per un quarto di secolo assessore comunale, era tra i primi banchi con l'allora sindaco Lorenzo “Renzo” Maganetti, e gli altri componenti di quella Giunta Municipale.

Flebile e già provata dalle condizioni di salute che gli stava venendo meno, era stata la voce dell'allora prevosto don Gino Menghi, il quale però come sempre aveva tenuto una densa omelia.

Certo quell'umile prevosto di San Martino dal 1968 al 1987, ed ancor prima parroco di San Pietro Martire a Baruffini, tra il 1938 e il 1959, non si aspettava minimamente che la comunità tiranese, alla conclusione della solenne celebrazione gli facesse un grandissimo dono al cospetto della facciata della chiesa parrocchiale.

 

Si erano infatti raccolti i fondi per l'acquisto di un auto da donare a quello zelante prevosto sempre prodigo per gli altri e capace di rinunciare a ciò che a lui necessitava piuttosto di venire incontro alle esigenze di tutti.

E proprio quando il prevosto era uscito dalla chiesa con quella sua lunga tonaca nera, si era trovato davanti all'inaspettato regalo.

Vi era stato un lunghissimo applauso, le campane suonavano a festa, il gonfalone del comune era portato con fierezza dai vigili urbani, le autorità civili, militari, scolastiche e religiose, assieme a credo una larghissima parte di cittadinanza, con quel gesto volevano attribuire un grande grazie a quell'umile servo del Signore.

 

Ricordo che in prima fila, con quella sua “vistimenta de la festa” c'era anche lo storico sacrista di San Martino Carlo Tenni detto “Bernardela”, anche lui si era commosso, così come don Gino che non trovando le parole, era riuscito a pronunciare un ringraziamento per quel simbolo su quattro ruote che era testimonianza di infinita riconoscenza per il suo instancabile operato.

 

Potrei dilungarmi a narrare altri ricordi di quei mie San Martino, non voglio però tediarvi ulteriormente, la prossima settimana a partire da lunedì e sino a mercoledì, vi proporrò alcuni miei scritti o ricerche, dedicate strettamente a questa festa patronale, scavando nella storia. Buon San Martino a tutti, anche se sarà quest'anno diverso, forse più triste, malinconico e comprensibilmente denso di tante preoccupazioni.

 

 

La foto di copertina è dell'archivio di Ivan Bormolini  

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1 COMMENTI

06 11 2020 13:11

Méngu

Caro Ivan, dissento fermamente che in questi nostri tempi moderni la nostra Amministrazione dia “ Una riconoscenza Civica a illustri Cittadini che nella loro vita si erano distinti per lo sviluppo e la crescita in vari ambiti della città e non solo”. No! no ! La riconoscenza con medaglia al valore la darei alle signore in cinta, a tutte le giovani donne mamme che, in questi tempi sciagurati hanno l’Eroico valore di mettere al Mondo dei figli , che saranno la nostra Continuità . Quelle donne sono Sante, forse più dei Preti e del Papa stesso . Gli uomini illustri che hanno reso onore alla Cittadinanza, senza le loro mamme sarebbero un NULLA. Che il Sindaco ringrazi ufficialmente queste donne valorose e …..forse un poco anche i papà !