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Sia il vostro parlare: "sì" e "no", poiché il "ni" viene dai paraculo

CULTURA E SPETTACOLO - 15 03 2019 - Méngu

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/Foto di Wilma Del Simone

Io penso che l’Accademia della Crusca debba inserire nel suo pregevole dizionario italiano la parolina di gran moda: “ni“. Il si “ è la parola che normalmente si adopera per comunicare una risposta positiva, se la risposta è negativa si usa il “ no “. Almeno questa era l’usanza dei nostri padri, oggi invece ad una domanda si tende a dare una risposta suadente che lasci sempre spazio ad una scappatoia o se si vuole ad una linea di fuga e, si lascia intendere un bel “ni“.

 

Lo fanno spesso i nostri politici, ma anche molti di noi che vogliono vivere una vita tranquilla, senza tanto impegno e sempre pronti a darsela a gambe quando la vita non coincide con i nostri interessi. Quel “si “ netto e firmato che molti di noi dicono al momento della conferma d’un legame detto al prete o al Sindaco potrebbe convertirsi tra non molto in un “ni “ con mugugno, pronto ad essere un “no” se le cose non vanno per il verso giusto. Divorzi, cambio di leggi e regolamenti lo confermano. Nessuno oggi può essere sicuro che un “si” o un “no” duri di più d’un tempo di un fulmine o al massimo del suo tuono.

 

Guardate in viso il vostro vicino quando gli chiedete una cortesia che pesa sul suo tempo libero o sul suo portafoglio. Nel suo largo sorriso sibilerà a denti stretti un vago suono, come un lamento di mucca che si lascerà interpretare come con un consueto “nì” per non troppo sfigurare o perdere la faccia dell’uomo cortese e buonista. Userei, se me lo permettete, in questo caso il vocabolo “paraculo “ che indica una persona scaltra e che svolge a proprio favore una situazione e fa il proprio interesse (Treccani, 2).

 

Già che ho scritto la parolina mi vien voglia di dire che di detti elementi ne ho conosciuti tanti nella mia vita. Io, che ingenuo, ho sempre ritenuto giusto la parola del Vangelo ( Mt 5, 37) che dice: “ sia il vostro parlare “ si, si", “no, no “ , il di più viene dal maligno, mi sono sentito dire che sono un ingenuo e bonaccione. La regola del “ si “ e del “no “ oggi traspare da questo detto: “ chèl che crida de pü, la vàca l’è sua “ (chi grida maggiormente ha acquisito la mucca ) il resto sono sfumature. Intendiamoci bene, non condivido questo andazzo, ma come tutti devo stare alle regole d’oggidì.

 

Quando mi reco in qualche ufficio per chiedere ragioni o un mio diritto, a volte, esco con una faccia spaesata dopo un lungo colloquio che alla fin fine non ha avuto risvolti positivi ma nemmeno negativi. Tutto questo mi pare un pastrocchio che si trasforma in un “nì che per essere godibile in un “ si” o un “ no “ chiaro e limpido si deve aspettare tempi estenuanti. Beata Vergine della Pazienza, prega per noi

 

Méngu

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