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Volere senza dare

CULTURA E SPETTACOLO - 07 03 2018 - Méngu

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“Volere senza dare”, ecco la scritta che hanno stampato sulla bandiera molti giovani e tanti adulti grintosi e rampanti, per il loro modo di vivere e per la loro filosofia di vita. Preciso subito: non tutti i giovani e nemmeno tutti gli adulti issano questa bandiera, ma una buona parte direi di si. Si incolpa di solito la prima generazione del dopoguerra, di quei papà e di quelle mamme  desiderosi di evitare i sacrifici che loro avevano dovuto fare e così hanno coccolato i loro figli.

 

Probabilmente hanno sbagliato! I figli si devono forgiare anche a suon di delusioni e di errori. Sacrifici, sbagli e qualche “ batosta esistenziale  “ sul groppone è necessaria e salutare per maturare e affrontare la Vita. Ma se il guaio, ai tempi è stato fatto, potremmo  spiegare ai piccini d’oggi  che “ l’erba voglio non cresce nemmeno nel giardino del re “ .  Spetta   ai grandi raccontare ai figli la fiaba di quel re che diceva sempre “voglio, voglio “ e non diceva mai  “ per piacere “ . La parolina “ per piacere “, al giorno d’oggi, si fa fatica a sentirla persino sulla bocca dei grandi. Impera la parola “ voglio !” o la più moderna “ mi faccio!“.

 

Quello che vedo comunemente è che sin da bambini ci si guarda l’un l’altro e si gareggia per avere ogni cosa. I bimbi guardano i giocattoli degli altri e se sono  più carini li vogliono subito. Per i bimbi questo può essere “normale” , per i genitori no. I genitori, con la scusa di non far differenza tra bimbi li accontentano anche a costo di grandi sacrifici. Sono sacrifici buttati al vento che oltretutto si ritorceranno su di loro, con le pretese dei figli, finché sono adulti. Si vedono alunni che vestono all’ultima moda, con vestiti e scarpe lussuose e insegnanti in “pantofole“ e con vestiti d’uso comun ! Sinceramente, io manderei gli scolari in classe in divisa, con vestiti uguali,  on scarpe uguali . Via il telefonino, semmai c’è il bidello per le emergenze. Quello che nella scuola conta deve essere l’istruzione.

 

E tanti grandi? Vogliono senza dare e se ti danno un dito devi poi porgere loro un braccio. Pensano: “cogli l’attimo fuggente, goditi la vita sin che puoi. Quando vedi l’amico con il SUV 4x4, invidialo, imitalo e per avere i soldi necessari non guardare in faccia a nessuno e fai i tuoi interessi. Non hai la casa? Fai un mutuo o un prestito senza far bene i tuoi conti e poi se vai nei debiti non preoccuparti più di tanto, qualcuno pagherà. Vedi una bella donna? Vedi un bell’uomo che ti piace? “Goditelo/a ” anche se sei sposato/a e hai figlioli. Si vive una volta sola, la vita va goduta e i figli si arrangeranno”.

 

E pensare che i nostri vecchi avevano paura dei debiti. Costruivano la loro casa con le fatiche di una vita, tant’è che c’è un proverbio valtellinese che dice: “ Finita la gabbia, morto l’uccello” . Allora molti  bambini andavano al mare in “colonia“, ora non più. Se vanno al mare, vanno con lunghi viaggi con i loro genitori con voli transoceanici di una giornata per trovare le “spiagge dorate“, poi tornano a casa più stressati di prima e magari senza un soldo. Tutto e subito dunque, per grandi e piccini !

 

Vorrei vedere tanta gente che ha “la puzza sotto il naso” arrangiarsi nel vestire, nel mangiare, nel vivere. Ma secondo loro i soldi fanno tutto, fanno crescere “ l’erba voglio “sotto casa . E se le cose dovessero cambiare in peggio, come la mettiamo? Diranno: semplice, andranno sempre in meglio! Ma attenzione!  C’è un altro proverbio che dice: “ Quando l’acqua tocca il sedere si impara a nuotare“.  Ma chi non saprà nuotare affogherà! Insomma, per sopravvivere non basterebbe più la parola “voglio“, ma occorrerebbe  arrangiarsi e usare spesso  la parolina “per favore” che racchiude in sé il dono e il rispetto reciproco e soprattutto il “grazie “ rivolto al nostro prossimo e anche al Creatore che, per suo giudizio, ha fatto la differenza su questa terra, tra ricchi e poveri, tra sani e malati, tra fortunati e sfortunati, tra gioiosi e tristi con la promessa di una “ Retribuzione”  poco creduta dai boriosi, viziati e affini.

 

Méngu

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