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Il sindaco vincente: tra sogni e realtà

ECONOMIA E POLITICA - 08 05 2019 - Méngu

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I masselli dell’innamorata

Il sindaco, che non era quello di Tirano, guardava sconsolato dalla finestra la grande piazza e nervosamente si alzava la cintura dei pantaloni. Inutile! Il cavallo dei pantaloni scendeva spinto dai marùn ‘ngrusàa ( genitali pesanti ) a causa di problemi di poco conto , ma assillanti.

Poco prima aveva ricevuto una graziosa e giovane signora che ormai da mesi lo ossessionava quasi ogni giorno per via di quattro masselli di porfido divelti sul marciapiede davanti al suo ingresso di casa.

 

Il sindaco l’aveva ascoltata con pazienza anche questa volta e poi l’aveva accompagnata gentilmente alla porta dicendo che avrebbe mandato gli operai a sistemate il tutto. Non riusciva a capire lo strano fenomeno che si verifica su quel marciapiede poiché quei quattro masselli sembravano essere come una “ tela di penelope “ . Di giorno l’operaio del comune li sistemava per benino e il giorno dopo i masselli erano di nuovo divelti sul marciapiede.

 

Chiusa la porta a vetri del suo ufficio aveva alzato le mani al cielo e gridato: Madòna giütùm; sedenò ‘ncöö mì cùpi vargùgn, fina li fìchi i ma fa, cun chèl che gòo de laurà “ ( Madonna aiutami, sennò oggi uccido qualcuno. Persino i dispetti mi fanno, con il gran lavoro che ho da fare.)

Dalla finestra del suo ufficio vide passare in piazza un prete e gli venne un’idea.

Chiamò la segretaria e le disse che aveva bisogno di alcuni giorni di ferie. Chiuse il suo ufficio e partì per Roma.

 

Raccontò tutte le sue angosce al papa. Gli disse che malgrado la sua buona volontà di rendere il suo paese un paradiso terreste e di accontentare tutte le “ pretese” dei suoi cittadini, anche le più insignificanti, i suoi sforzi andavano a vuoto poiché doveva perdere il suo tempo in piccole cose. Come esempio raccontò il fatto della signora dei quattro masselli divelti sul marciapiede. Il papa ascoltò attentamente e poiché oltre essere un santo era un grande uomo di cultura che conosceva innumerevoli lingue parlò in dialetto tiranese e sentenziò serio: “Ta capìsi! Cunùsi fìn trop bée sta stòria! ( Ti capisco ! Conosco sin troppo bene il problema, anche nel mio ambiente succede di dover rifare ciò che prima ho già fatto fare ). Per fare il sindaco al giorno d’oggi occorre essere pazienti, tolleranti e conoscere i capricci della gente. Si vede che sei un buon uomo, un uomo di cuore e per questo, per te, farò una eccezione “. Gli fece recitare un Padre Nostro, una Ave Maria e poi il Credo e lo nominò prete facendogli però giurare di mantenere il segreto confessionale. Poi gli disse: ”ora sei prete e potrai confessare i tuoi paesani, però dietro una fitta grata in modo che non ti vedano in faccia. Confesserai però con voce simile al tuo prevosto in modo che non ti scoprano. Per i primi cinque giorni della settimana farai il sindaco , mentre il sabato e la domenica confesserai. Per dir messa soprassiedi, ne parleremo semmai in seguito. In questo modo potrai conoscere in confessione molta della tua gente che ti dirà le cose più segrete del cuore”.

 

Ricevette la benedizione e poi tornò nel suo paese.

Dal lunedì al venerdì riceveva i suoi cittadini nel suo ufficio di sindaco, mentre il sabato e la domenica confessava nel suo angusto e doppio confessionale. Da un lato c’era lui dietro una grata e dall’altro il fedele. Dopo tre mesi di lavoro le cose al sindaco-prete incominciarono andare per il verso giusto e il suo sacro spazio tra sedere e mutande era tornato normale. Continuò il suo lavoro di sindaco-prete per oltre due anni quasi fino al termine del suo mandato.

 

Cosa era successo? Come al solito i galantuomini dicevano, in confessione, come la pensavano e poi in tal senso il sindaco poteva agire, con successo e con cautela, gentilezza e arguzia conoscendo le loro intenzioni . . I balabiut ( i mascalzoni ) che dicevano una cosa e poi la facevano all’incontrario li scopriva in confessione , poiché malgrado tutto , i suoi paesani erano persone che volevano scaricare il peso delle malefatte e malelingue dalla loro coscienza con una assoluzione dei loro sudici peccati del prete. Gli capitò anche di confessare la signora che continuamente gli rompeva “ i maroni “ per via dei quattro masselli divelti sul marciapiede. La signora gli confessò di essere innamorata del suo sindaco che malgrado la sua età era ancora scapolo, non certo per sua colpa ma poiché era travolto dal gran lavoro e da molti impegni. La signora, non sapendo altro modo per avvicinarlo , aveva escogitato la storia dei masselli che di giorno l’operaio sistemava e che lei di notte toglieva dal selciato. Insomma il papa aveva intravisto la via giusta per quel sindaco per fare in modo di conoscere i veri sentimenti dei suoi cittadini e poi agire per il bene della comunità. La cosa funzionò anche con la graziosa signora dei masselli. Il sindaco ora sapeva la vera intenzione della signora. La invitò a cena, e da lì la cosa si fece più seria. I masselli tornarono al loro posto una volta per sempre. Il sindaco appariva più sereno, più sorridente, più disponibile con tutti , persino più elegante e deciso nel suo fare. Si mise persino la cravatta nei suoi discorsi ufficiali, sempre ben rasato e i suoi calzoni e le sue camice erano sempre immacolate. Dopo due anni tornò dal papa con un sorriso smagliante a braccetto con la signora dei masselli che aveva il pancione. Il papa li benedisse e segretamente sciolse il sindaco dal voto di prete , poiché disse con tono serio , che non erano ancora maturi i tempi dei preti sposati e padri. Quel sindaco, che non era di Tirano, fu eletto per un secondo mandato poiché la gente era soddisfatta del suo lavoro e lui ora conosceva bene i suoi cittadini.

 

Méngu

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