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Secam: una nota della segreteria provinciale di Rifondazione Comunista

ECONOMIA E POLITICA - 13 08 2023 - Rifondazione Comunista

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Con riferimento alla conferenza dei comuni riunitasi il 1° agosto a Sondrio per discutere della crisi della SECAM, la federazione provinciale di Rifondazione Comunista esprime preoccupazione per lo scontro che si è determinata all’interno della dirigenza tra il Consiglio di Amministrazione e il presidente della Provincia Menegola e che rischia di ritardare l’avvio dell’opera di risanamento della multitutility. Rifondazione Comunista propone all’attenzione della stampa e dell’opinione pubblica le seguenti considerazioni con la speranza che su una vicenda importante come quella che riguarda SECAM vi sia una discussione trasparente e pubblica.

 

La situazione di SECAM e le responsabilità politiche

 

Come è noto SECAM non naviga in buone acque. La dirigenza ha cercato di spiegare i bilanci in rosso  facendo riferimento a fattori esterni come l’aumento dei costi dell’energia, ma i dati sulla situazione del settore dicono altro: complessivamente le utilities godono di buona salute con risultati più positivi in alcuni servizi come l’idrico e risultati inferiori, ma comunque non negativi, in altri come i rifiuti. Anche per la performance operativa si registrano dati incoraggianti, così come per tutti gli altri indicatori (consultare a questo proposito il sito di Water Alliance-Acque di Lombardia, che riunisce 13 utilities tra cui SECAM). Quindi c’è qualcosa in SECAM che non funziona, come del resto hanno segnalato da tempo alcuni isolati “gufatori”. Di questo si è resa conto anche la destra, che ha dominato e domina la multiutility, ma su come uscire dalla crisi le prospettive si sono divise. E questo è emerso in modo lampante nell’assemblea del 1° agosto.

 

 Uno scontro di potere

 

Il  1° agosto si è palesato uno scontro nell’assemblea nel quale potrebbe aver avuto  un qualche peso la rivalità tra Lega e Fratelli d’Italia. Il confronto non è di facile lettura, anche perché le posizioni in campo non si sono espresse in modo trasparente nel corso dell’assemblea. Se i protagonisti dello scontro non hanno scoperto le loro carte, lo stesso si può dire per la politica provinciale che è stranamente stata assente nei giorni successivi: nessun commento ufficiale da parte dei partiti, nessun intervento di figure politiche o istituzionali.  E’ da rimarcare a questo proposito l’assenza di una presa di posizione da parte dell’assessore regionale Massimo Sertori, che è abituato a spaziare a 360 gradi su tutte le questioni che agitano la scena provinciale e non è mai assente sui problemi che vedono un intreccio tra la dimensione regionale e quella locale. Quello di SECAM è uno dei nodi su cui ruolo della Regione e ruolo della politica locale sono intrecciati in modo inestricabile. Vediamo, infatti, la sequenza degli eventi.

 

I 15 milioni di euro e la due diligence

 

Nell’assemblea dei sindaci e di SECAM del novembre 2022 l’allora presidente della Provincia di Sondrio Moretti annunciava l’arrivo di 15 milioni di euro a sostegno di SECAM nell’ambito dell’Accordo Quadro Sviluppo Territoriale, che è l’ambito dove si decide la destinazione in direzione dei territori di una parte dei canoni idroelettrici che arrivano in Regione Lombardia dai concessionari delle grandi derivazioni. Queste risorse avrebbero costituito una boccata di ossigeno per le esauste casse di SECAM, ma per ottenerli occorreva una attestazione di due diligence, e cioè una società esperta in bilanci aziendali avrebbe dovuto certificare l’affidabilità del soggetto destinatario delle risorse. Si tratta, di fatto, di una sorta di “commissariamento” di SECAM, evidentemente ritenuta non in grado di uscire con le sue proprie forze dalla situazione difficile evidenziata dai bilanci in rosso.

 

Piacerebbe avere delle garanzie che l’affidamento alla srl milanese Waterhousecoopers Businnes non sia la premessa per l’apertura della strada all’ingresso di un socio esterno al territorio che prenda in mano la situazione.

 

Breve cronostoria

 

Lo scorso 18 aprile il Consiglio Provinciale, presieduto dal nuovo presidente Davide Menegola, deliberava per la due diligence.  La decisione veniva poi approvata dalla conferenza dei comuni e dall’assemblea SECAM nel giugno e lo stesso mese, il 27, l’incarico veniva conferito alla srl milanese Waterhousecoopers  Business Services alla cifra di 90.000 euro più IVA. A metà luglio aveva luogo anche un primo incontro tra i soggetti interessati e la Waterhousecoopers, a conclusione del quale non si erano sprecate le note di ottimismo (Menegola: “molto soddisfatto”; Pini: “pronti alla collaborazione”). Il 1° agosto, invece, ecco la novità: il presidente Pini, pur dichiarandosi a favore della due diligence, nega alla Waterhousecooper l’accesso ai dati riservati della società. Di qui una spaccatura con Menegola e con i sindaci schierati con lui.

 

E alcune domande

 

Se l’obiettivo di Menegola era quello di conoscere il male di cui soffriamo e curarlo”, qual è il motivo del no ad una indagine a tutto campo? Si ha forse il timore che escano dati “impresentabili”, talmente negativi  da produrre contraccolpi negativi per l’immagine e la credibilità dell’azienda? Qual è il motivo di questa “riservatezza”, visto che, tra l’altro, un’indagine sulla società è in corso promossa dalla Procura della Repubblica di Sondrio?

 

Per quanto riguarda Regione Lombardia, che obiettivi si pone? Forse ha prospetta l'ingresso di operatori esterni al territorio?

 

Qual è l’obiettivo politico dei sindaci dell’Alta Valle che sono indietro nei pagamenti delle bollette (come guarda caso, pure  il sindaco di Talamona nonchè presidente della provincia) per una cifra consistente ?

 

Serve chiarezza e trasparenza

 

Qualunque sia la natura delle contrapposizioni che si sono create all’interno della destra, serve chiarezza sulle responsabilità e sulle prospettive. Sulle prime, quanto è da addebitare al precedente AD, il leghista Gildo De Gianni, come insinua Pini quando si riferisce a un “fardello pesantissimo” avuto in eredità? Sulle seconde i cittadini che pagano le bollette  e i lavoratori della SECAM hanno bisogno di un quadro di riferimento sicuro, che secondo noi può essere dato solo dal prevalere dell’interesse pubblico sul primato del mercato e dell’impresa. Contrasteremo, perciò, qualsiasi ipotesi di apertura  all’ingresso del capitale privato come rimedio ai danni di una gestione sciagurata. Siamo anche dell’idea che il pubblico debba essere sottoposto ad un forte controllo democratico dal basso, soprattutto per il fatto che le privatizzazioni hanno portato a situazioni in cui società a capitale interamente pubblico funzionano di fatto come soggetti privati interessati unicamente o prevalentemente al profitto. Riteniamo, perciò, fondamentale che anche nei confronti di SECAM si eserciti per quanto possibile un controllo dal basso, sia attraverso movimenti e comitati (come è il caso in provincia delle battaglie del Coordinamento Acqua Pubblica) sia attraverso un maggiore protagonismo degli enti locali. A proposito di questi ultimi si esprime l’auspicio che i sindaci smettano di recitare la parte degli yes-men e sappiano far valere gli interessi dei cittadini che rappresentano. Occorre a volte saper dire di no come ha fatto in più occasioni la sindaco di Montagna. Vista la storia di SECAM, tutti dovrebbero riconoscere che i suoi no sono stati dati a ragion veduta.

 

M.L. 

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