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I ragazzi e i valori perduti

SCUOLA - 23 02 2018 - Ivan Bormolini

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In tempi nemmeno poi così lontani, se a scuola si prendeva una nota di demerito oppure un voto negativo, ai rimproveri scritti e verbali dei docenti, si aggiungevano quelli dei genitori.

Questi ultimi erano forse più sonori di quelli della maestra o del professore e magari terminavano con uno schiaffone in faccia ed un castigo proporzionato all'entità del fatto. Se a tutto ciò si aggiungeva il giusto parere dei nonni, e le frasi del tipo “Vergognati non è questa l'educazione che ti abbiamo insegnato” ed ancora “Domani mattina chiedi immediatamente scusa all'insegnate anche da parte nostra”, ti rendevi perfettamente conto che stavi passando un brutto quarto d'ora che però ti riportava sulla retta via, magari scordandoti per qualche giorno il pallone da calcio, la bicicletta, oppure in inverno la slitta.

 

Certo i ceffoni, non erano e non sono mai stati un metodo educativo; ad essi erano e sono preferibili discorsi costruttivi tra genitori e figli al fine di far comprendere l'errore, sia questo di natura comportamentale o di studio.

Oggi, nel discorre tra adulti che ricordano quei bei tempi scolastici si dice che: “La mia mamma era campionessa olimpica di tiro dello zoccolo contro il figlio” oppure “ Mio padre nel tirarmi una sberla era più veloce di un aereo in fase di decollo”; ci fa sorridere e nello stesso riflettere.

 

Ci fa pensare a quei valori doverosi di rispetto che dovevamo tenere verso gli insegnanti e verso la scuola stessa ed al profilo educativo da tenere. Poi è innegabile che qualche marachella o qualche svogliato pomeriggio di studio ogni tanto si facevano sentire e la mattina dopo il verdetto era inesorabile.

E' fuori dubbio alcuno che già allora, qualche bulletto che tentava di trascinarti nel suo “giro”, oppure cercava di renderti partecipe delle sue indisciplinate azioni c'era, ma c'era, anche e molto spesso, la volontà di evitare simili individui e comportamenti che potevano portare a conseguenze scolastiche e famigliari, non certo delle più idilliache, e sicuramente ben peggiori di una nota o di un brutto voto.

 

Il termine “essere maturi” a scuola e fuori la faceva da padrone, questo non significa che non ci si concedeva qualche “ragazzata”, ma tutto entro un limite dal quale era severamente vietato e pericoloso uscire. Emulare il bullo di turn, non era da pensare e nemmeno da fare.

Se poi in qualche materia eri, per così dire, un po' acerbo, quando giungeva l'ora del fatidico compito in classe ci si affidava al detto “Lo disse Ponzio e lo confermò Pilato che il compito in classe va sempre copiato... ”. Ci si affidava alla buona sorte, ad accordi strategici col compagno o campagna, e poi... qualche volta andava bene e qualche volta no.

 

Oggi pare che in un meccanismo che definisco delicato, qualcosa si sia inceppato. Intendiamoci bene, non è il caso di fare tutta un'erba un fascio, ci sono ancora, e sono la maggior parte, studenti volonterosi e pienamente rispettosi delle regole scolastiche e comportamentali. Vi è una scuola che sa e vuole fornire il suo importante contributo sotto tutti gli aspetti, magari limitata nelle risorse economiche, ma non certo in quelle educative, professionali e, consentitemi di dire, umane.

Questo importantissimo connubio, a parer mio nasce ed è alimentato in tantissimi dei casi dai Dirigenti scolastici stessi, dal corpo docenti e da quelle famiglie che nella scuola credono come fonte di insegnamento, cultura ed educazione. La buona collaborazione, l'unità d'intenti, che ovviamente comprende anche gli alunni, sa dare e darà sempre buoni frutti.

 

Quando dico  che in certe situazioni il meccanismo si è inceppato, mi riferisco ai sempre più frequenti fatti di cronaca, che ormai non possiamo più definire spicciola, ma fonte di un allarmismo crescente e pure molto preoccupante.

E' successo anche nella nostra provincia: un ragazzino manda all'ospedale un insegnate oppure, ancora nel resto della nazione, si sente parlare, con un aumento dei casi, di genitori, che per presunti errori di valutazione o azione da parte del corpo docente, usano le mani per sistemare la faccenda. Aggrediscono il professore di turno con calci e pugni, si scagliano con violenza contro il vice preside. Ed ancora, magari, fanno ricorso ai tribunali per un voto a loro avviso sbagliato e poi si evince che i giudici danno ragione a chi ha dato quel voto...

 

Ma? Poi mi fermo e vi invito ad una riflessione. Secondo voi, coloro che sempre e solo si schierano verso i presunti diritti del figlio, difendendolo anche se è nel torto, che valori educativi danno proprio al loro figlio o figlia?

Non è forse la famiglia, prima incubatrice di educazione, di rispetto delle regole basilari, di insegnamento, alla oggi dura frontiera dell'avvenire?

Non si dia sempre colpa alla scuola, che è palestra di vita, partecipe e compartecipe, di tanti e troppi problemi, gli stessi vanno ricercati altrove, semmai la scuola è fonte di aiuto, è semplicemente la mano tesa per cercare di risolvere determinate situazioni.

 

Ieri, per fortuna, i problemi erano pochi, oggi però sono divenuti molti.

Noi non parlavamo di atti di bullismo veri e propri, non esistevano. Il bullo, in qualche modo, magari lanciando le figurine Panini, tentava di fregarti il pezzo pregiato dell'album, la preziosa figurina dello scudetto, ti induceva allo scambio improponibile, tentava furbescamente il gioco. All'oratorio credeva di fare il pezzo da novanta, l'attaccante perfetto, il goal che solo lui poteva segnare, peccato che la compagine avversaria era in vantaggio di quattro reti a zero...

 

Oggi, purtroppo, parliamo sempre più di atti veri e propri di bullismo contro quel compagno, quella compagna, parliamo di baby gang, come se questo fosse pane quotidiano. Ci sentiamo citare con insolita alta frequenza che si compiono continui atti di bullismo in rete.

Figli della rete, che ne fanno un uso distorto, figli che alla normale pizza in compagnia preferiscono malsane bevute ed altrettanto malsane fumate, e non sto parlando di normali sigarette. Figli, ancora pargoli, che deturpano il bene collettivo con atti di vandalismo, figli che sbeffeggiano i coetanei ed ancor peggio i docenti. Che fine hanno fatto i valori di alcuni giovani?

 

Ivan Bormolini

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1 COMMENTI

23 02 2018 16:02

Méngu

“Che fine hanno fatto i valori di alcuni giovani ?” Caro Ivan , si potrebbe anche dire: ma che fine hanno fatto i valori di tanta gente giovane e anziana? Incomincio con il dire che il “bullismo “ è una violazione vera e propria dei diritti umani anche perché spesso sfocia in comportamenti aggressivi e violenti tra i giovani. Ma il bullismo , io credo sia la punta di un iceberg di un comportamento ambiguo di una parte della nostra società. Per rendere innocua intellettualmente una persona, cioè incapace nel gestirsi la vita materiale e intellettuale, c’è un metodo semplice, ma sicuro : DARE IL BISCOTTINO come si dà agli asini !! Nel caso dei giovani, ma anche ai non più giovani , significa dare del denaro in tasca, il telefonino, la pizza, l’abito e la scarpa firmata , senza far capire loro il valore dei soldi e dei sacrifici per guadagnarli. Questo “ trucchetto” lo sanno bene anche quei politici che con il” biscottino” calmano le acque, ma non risolvono mai i problemi. Questo è il male dei nostri giorni e siamo tutti colpevoli, politici, padri, madri e nonni. I veri valori si conquistano con il lavoro, il sacrificio e la pena di ogni giorno per far capire e raggiungere i proprio ideali ponendoli a confronto con quelli degli altri. Così succede che tanti giovani e meno giovani non sanno “ farsi via le mosche d’intorno “ e i bulli ne approfittano e prevaricano su di loro. Si sa che il mondo è una lotta , è sempre stata una lotta, quindi c’è dunque “ chi sta sopra e chi sta sotto “ diceva un cantate siciliano. Piagnucolare non serve a nulla, serve farsi valere. Nella vita ai giovani va insegnato il mondo reale e non l’immaginario. Tanti giovani sono pieni di messaggini, ma sono silenti tra loro e soprattutto leggono, pensano e riflettono poco, ma vedono l’irreale su loro telefonino, o meglio vedono “ il biscottino “ che a loro viene proposto ad arte. E poi tanti giovani dicono : meglio godere la vita perché è una sola ! Quei giovani che la pensano così , prendano in mano un libro di storia e leggano quanta gente giovane al par loro hanno dato la vita in guerre per dar loro la libertà e il libero pensiero . I loro giovani professori o i loro giovani genitori sapranno questo e saranno capaci di trasmettere il messaggio ? Ma molti genitori hanno altro da fare , non colloquiano con i loro figli e i figli a loro volta sono aggressivi e taciturni con i genitori. Se hanno bisogno di consigli li cercano e ne trovano a iosa su Internet o tramite messaggini o magari se li vanno a prendere nel “marcio” delle strade. Ma va bene così, diranno loro poiché esiste il conflitto generazionale perpetuo tra genitori e figli. I figli vorrebbero avere ciò che hanno i loro genitori o nonni , subito e senza far fatica . Ma va bene così per loro , perché poi i genitori, per “ sanarsi la coscienza “ dicono sempre di si ai loro figli. Ecco perché talune persone ( giovani e grandi ) piene di sé e di egoismo si sfogano nel bullismo e nella prevaricazione . E’ la logica del loro vivere ! Vivere nella loro ignoranza grassa che trabocca dal naso e dalle orecchie e, io credo, che di questa abbondanza vivranno finché riceveranno loro stessi sonore bastonate dalla vita. Siamo realisti: come possono apprendere qualcosa di buono i giovani del giorno d’oggi guardando quello che succede non solo nella politica ma anche nella vita di ogni giorno ? Ricchi che detengono ricchezze colossali e gente che ha poco o niente: nemmeno il lavoro ? La gente diventa aggressiva quando le differenze di benessere e di stato delle persone sono spropositate. Allora che fare per diventare meno bulli sia da giovani che da grandi ? Occorre fermarsi un poco, magari trascurando un poco il PIL, ridistribuire le ricchezze con il lavoro , quello vero e non quello delle acrobazie finanziarie, ripensare i valori etici e morali che bene o male i nostri vecchi ci hanno trasmesso. Caro Ivan, non illudiamoci che tutto questo avvenga in breve tempo poiché distruggere, demolire è facile, ma costruire significa “ ricreare e riconvertire “ noi stessi con l’esempio di persone oneste, serene e rispettose verso gli altri . Al contrario , prima o poi ci sarà il solito “ bullo “ ganascione e il piccolo “ baffetto “ che avrà la sua vittoria. Ciàu.