I "burelée", infermieri del bosco
CRONACA - 12 08 2021 - Ezio (Méngu)
L’ho sempre pensato ma questa volta, giusto o sbagliato che sia, lo voglio dire fuori dai denti: abbiamo bisogno di molti e bravi “burelée “ (boscaioli). Perché? Perché ho notato che i nostri boschi sono sempre più trascurati. Si è propensi a investire sulle cose che danno utile a breve termine, sia per lucro che per immagine specie per chi ci amministra. Sono rare come le mosche bianche i progetti per salvaguardare i nostri boschi e la costruzione di strade per raggiungerli e per bonificare ciò che in questi anni è andato alla malora o si è trasformato in pattumiera o discarica di… elettrodomestici. Sento dire anche da gente responsabile: “Il bosco è natura, lasciamolo crescere con quel che deve crescere”. Forse è una giustificazione per non spendere risorse e “buttarle “ in altro modo. Sappiamo bene che quando si passa da un sistema di equilibrio ordinato ad uno disordinato l’entropia aumenta, cioè aumenta il disordine. Noi Umani tendiamo a vivere in un sistema ordinato. Il disordine a volte ci spaventa, ci disorienta e quando siamo circondati dalla bellezza, dall’ordine, stiamo bene. Non dico che ciò sia sempre giusto ma siamo ormai stati abituati così. Siamo abituati, quando andiamo al ristorante o al bar , a trovare tutto in ordine e pulito. Abbiamo piacere quando i camerieri sono gentili, ordinati e con il sorriso. Quando le strade sono sporche, piene di buche ci dispiace. Ed è giusto ! L’ordine e la pulizia sono conquista dell’Uomo, anche se la natura ci porterebbe con il passar del tempo ad un maggior disordine, ad una maggiore entropia. Nella nostra società l’odine è pane anche se ci costa fatica e denaro. Orbene, tra le nostre fatiche di ogni giorno c’è anche la fatica di tenere in ordine boschi e strade. Avete mai notato quando c’è un incendio e il bosco è rasato da un incendio tanto da apparire quasi un manto terroso, con le piante rese mozziconi rivolti verso il cielo ? Tutto distrutto ? No, Il terreno del bosco pur avendo avuto quel “ disturbo “ non è certamente morto. Tempo due o tre anni ogni zolla di quel bosco avrà le sue nuove piantine e in vent’anni sarà cresciuto da confondersi tra il verde degli altri appresso. Ma se prima quel bosco era pieno d’alberi d’alto fusto, quali pini, larici, betulle ecc. ecc. ora quel bosco potrebbe essere diventato una boscaglia confusionale di piante che sembrano sbranarsi l’una con l’altra per sopravvivere e per inoltrarsi ci vorrà il “ machete “. Ho un ricordo che non riesco a togliermi e che tanti Tiranesi avranno ancora negli occhi. Più di venti anni fa, v’è stato sulla montagna di Trivigno, a media altezza, un grosso incendio; io credo sia difficile incolpare Zeus, dio dei fulmini, ma penso sia stata mano umana a devastare un bel pezzo di montagna boschiva. Per anni si è vista tra il verde la grande macchia scura dell’ incendio, poi con gli anni si è fatta sempre più verde , tale da confondersi con il rimanente bosco. Però, aimè, lì è cresciuta una boscaglia da machete, in modo disordinato e con piantine di poco conto. Nessuno si è preso la briga dopo l’incendio di bonificare quella zona, di piantumarla con piante di alto fusto e di curarla nel tempo. Risultato ? Ora è una boscaglia con poche piante d’alto fusto e di poco valore. Tale rimarrà per anni se non intervengono dei signori “ burelée “ , disboscando ciò che intralcia e toglie “ l’aria “ per la crescita di piante come larici , pini, ecc. ecc. Molti si ricorderanno la tempesta Vaia che ha flagellato le Alpi centrali e Orientali nell’ottobre del 2018 con molti “ disturbi “ nelle valli laterali della Provincia di Sondrio. Ricordo la spianata di alberi sradicati dalla tempesta all’Alpe Trivigno e quella sopra Sondalo. Ebbene ci vorranno almeno vent’anni per far risorgere quelle pinete e riparare le ferite di quelle zone poiché oltre il lavoro della natura ci vorrà l’aiuto dell’uomo perché non cresca anche lì una disordinata boscaglia. E’ certo che i forestali non gironzolano nei boschi senza una attenta osservazione del suolo e la rinnovazione della foresta: è la loro principale occupazione e io confido nel loro lavoro. Ogni piccola piantina che cresce spontaneamente al suolo darà una nuova generazione d’alberi e quella generazione deve, come nei casi Umani, crescere sempre più bella e rigogliosa e perché no dare anche utilità all’uomo, al fine che la natura sia al nostro servizio con scienza e coscienza. Onore dunque ai “ burelée” che io chiamerei “infermieri del bosco” poiché sanno per esperienza ciò che va tagliato e ciò che va preservato. Di tanti “ burelée” abbiamo bisogno, affinchè il bosco sia un giardino curato e prezioso, nostro terzo polmone per un’ aria più respirabile e non da ultimo anche risorsa economica per un pregiato legname. Ezio (Méngu) (articolo dedicato, con grazie, ai “ burelée” del tiranese)
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