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Povera Maria Luisa, sporca e barbuta

CRONACA - 11 11 2021 - Ivan Bormolini

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/Maria Luisa, sporca e barbuta

(Di I. Bormolini) Rivolgo in questo mio scritto un appello alle istituzioni competenti: gentili Signori la fontana e la statua che impersona “La Storia”, ovvero la dama che era bianca in piazza Cavour ha bisogno di un intervento mirato che le restituisca l'originale candore.

 

Osservandola di questi tempi si evince chiaramente che la nostra “Maria Luisa”, uno tra i monumenti più importanti della Città di Tirano, necessita di una ripulitura e anche la fontana sottostante ha bisogno di qualche ritocco conservativo.

Tutto questo sia chiaro non vuole essere in alcun modo un attacco o un'accusa all'Amministrazione comunale e neppure a qualsivoglia Soprintendenza, ma l'aspetto in cui giace il monumento certo non si addice al contesto del centro storico che proprio dalla piazza Cavour da accesso ad altre meraviglie della Tirano, città che mi piace definire come una culla di arte, storia e cultura.

Ed è proprio per queste motivazioni, che costituiscono un vanto non di poco conto per Tirano, che ritengo necessario, se non lo si sta magari già programmando, attuare un progetto atto a ridare l'originale lucentezza al monumento.

I tiranesi delle moderne generazioni forse non fanno troppo caso al decadimento della “Maria Luisa”, ma chi come me e come altri hanno a cuore la bellezza ed anche i ricordi legati alla fontana, certo mal sopportano tale situazione.

E' vero infatti, che in tempi passati la “Maria Luisa” era luogo di ritrovo per immortalare le foto di varie coscrizioni e la stessa era vista come una parte integrante e rispettata della lunga storia della città ed il tutto andava ben oltre l'aspetto conviviale.

Ci dice ancor oggi una grande verità il fatto che i nostri vecchi, quei nostri avi, ben ancorati alle tradizioni, alla vita di contrada e delle corti, avevano battezzato nel detto popolare dialettale l'antica piazza del Pretorio, poi piazza del Mercato ed infine piazza Cavour, come la “piazza de la Maria Luisa”.

Solo per citare qualche esempio l'ultimo restauro conservativo, risalente ormai a alcuni anni fa, era stato da molti visto come un'opera di grande valenza. Certo in quell'anno passare da piazza Cavour e vedere la statua coperta da ponteggi e teli era stato apprezzato, così come ammirare il risultato finale.

Ma che il tutto rivesta un'importanza nei tiranesi lo si è evinto anche da altre circostanze: scavando nella memoria storica direi recentissima, alcune prese di posizione a dir poco indignate erano emerse quando qualche mano anonima aveva macchiato di rosso una parte della statua, era il giugno 2010. Ancora, nel 2016, in occasione della Mostra d'arte promossa dall'Amministrazione comunale non era stato visto di buon occhio il fatto che sulla “Maria Luisa” vi fosse collocato un lenzuolo bianco con pois verdi.

Non esprimo alcun giudizio su tali fatti, dico solamente che chi aveva imbrattato la statua di rosso dovrebbe ancor oggi vergognarsi, sul lenzuolo con puntini verdi... Forse questa visione di arte moderna, pur intrisa di messaggi, certo non avrebbe dovuto tirare in ballo un monumento che nella sua originalità costruttiva è ben più carico di un momento di storia tiranese. E poi per dirla proprio tutta, nel senso dei pois verdi, non riesco ancora digerire, a distanza di qualche anno, quei pallini verdi che a mio modo di vedere e rispettare la storicità, hanno in parte deturpato il nostro ponte Vecchio. Sarà questione di punti di vista non lo nego, sarò io forse ottuso, retrogrado, non avvezzo alla modernità, ma davvero faccio molta fatica a coglierne l'arte al cospetto di ben altra arte, quella che nel corso dei secoli ha regalato a Tirano un patrimonio inestimabile.

Sulla fontana, o meglio sull'intero complesso, vi colgo inoltre un esempio, mi si perdoni il termine di negligenza nell'intervenire.

Ripeto, non ne faccio colpe magari relegabili a chissà quale lungaggine o permesso al fine di intervenire, ma da ormai qualche tempo uno dei dieci pilastrini in granito che reggono la catena in ferro è uscito completamente dai suoi “cardini”.

Come riporto nella galleria fotografica finale, questo mi sembra uno sfregio ulteriore, ben visibile e che certo non è una cartolina che si vuol riservare alla visione di coloro che visitano Tirano.

 

Nella speranza che si possa porre rimedio alla povera “Maria Luisa oggi sporca e barbuta”, vi allego qualche appunto sulla sua storia.

 

“Si tratta del monumento alla “Storia” e questo già dovrebbe dirla molto lunga. La vasca della fontana, dal quale parte un piedistallo a base quadrata in granito, mostra la statua.

E' in marmo bianco di Carrara ed era stata scolpita da Giuseppe Croff di Milano. La figura femminile seduta su un poggiolo rappresenta “la Storia nell'atto di scrivere”. Il suo piede sinistro è poggiato su una sfera, ovvero il mondo.

Ma è guardando alle sue mani che ne cogliamo il messaggio storico tutto radicato nella storia tiranese:

Nella mano destra essa ha uno stilo, nella mano sinistra un libro aperto con una data quella del 25 agosto 1838.

Quella data non è casuale, infatti in quel giorno transitava per il nostro allora borgo l'imperatore Francesco Ferdinando I° d'Austria, il quale proveniente dallo Stelvio si recava a Milano per essere incoronato re del Lombardo Veneto.

Ed eccolo il ringraziamento dei tiranesi di allora, questi, nonostante tante avversità divaria natura, avevano voluto ringraziare gli Austriaci che dopo le piene rovinose dell'Adda del 1834/35, avevano fatto erigere gli argini del fiume.

Perché Maria Luisa?

La donna in stile classico imperiale era vista dal popolo come la sorella dell'imperatore Maria Luisa d'Austria, che era andata in moglie a Napoleone Bonaparte. 

 

Che altro aggiungere… Buon Lavoro! Questo monumento merita di tornare pulito.

 

Fonte per la parte storica: TIRANO IN CARTOLINA. A cura di Enzo Brè e Michelino Falciani. Stampa: Tipografia Petruzio- Tirano. Da “La fontana della Storia” pagina 49.

Le foto sono di I. Bormolini.

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1 COMMENTI

11 11 2021 10:11

Méngu

“Osservandola di questi tempi si evince chiaramente che la nostra “Maria Luisa”, uno tra i monumenti più importanti della Città di Tirano, necessita di una ripulitura e anche la fontana sottostante ha bisogno di qualche ritocco conservativo” . Stimato Ivan Bormolini è ormai l’ennesima volta che il suddetto argomento appare sul giornale Intorno Tirano. Nessuna riposta e nessuna azione sembra apparire. Sembra che il consiglio giustamente dettato sia seme che cade sull’asfalto. Purtroppo in questi tempi di pandemia stiamo vivendo in una “notte delle vacche nere” dove tutte le vacche sono nere e tutto sembra uguale per chi non ha “anima e azione”. Forse la scusa della pandemia non basta per demotivare una persona e a non distinguere la bellezza e a “ trascurare” ciò che i tiranesi hanno sempre sotto i loro occhi in quella bella piazza. La “ Maria Luisa “ che Tu così bene descrivi, rappresenta la nostra Storia, parte della nostra identità e per capire la nostra storia ci vogliono persone che osservano attentamente anche nella “notte scura”, nella penombra, per distinguere ciò che va conservato nella sua intera bellezza. Caro Ivan, è finito il tempo di “Pietro, il grande” dove il Suo occhio cadeva su ogni particolare del paese, nelle frazioni, sulla montagna, sul paesaggio e “coccolava il turismo e l’ordine “. E’ finito il tempo in cui quell’ Uomo, con pazienza e decoro, ascoltava con occhio e orecchio “di eccellenza contadina “ ogni persona, ogni iniziativa, proposta, lamentela e immagazzinava il tutto. Poi rimuginava (direi ruminava con vigore e con irrequietezza positiva le azioni da intraprendere) e stimava, selezionava il da farsi per il bene comune. Ora viviamo in tempi di management dove tutto si studia a tavolino e non si sa quale tempo fa fuori ufficio, poiché le tende dell’ ufficio sono chiuse. Non si sa che aria tira in paese perché c’è in ufficio l’aria condizionata. Non si sentono le grida della gente, perché l’ufficio è insonorizzato. Si capisce se c’è traffico solo dai monitor centralizzati in una stanza e le multe cadono anonime senza un placido e salutare richiamo. Lo sappiano o “Pietro, il grande”, che tornare al tempo che “si stava meglio quando si stava peggio “e utopistico e gran fatica. Felix condottiero e gran conoscitore ritorna con anime nuove poiché anche a quelli che gli stavi sui “maroni”, oggi hanno capito, che quel tempo era un tempo di grandi impulsi e realizzazioni alla grande. Chi osa ogni dì per la sua comunità scrive un canto di prosa d’amore. E’ prosa d’amore anche scrivere articoli, come fai Tu, caro Ivan, per sollecitare delle cure ai nostri monumenti storici e, nel caso di chi scrive, anche il rifiorire del nostro idioma. N.B. il nome di “Pietro, il grande” nel mio commento è puramente casuale. Così a me pare.