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Ricordo del 36° anniversario dell’Alluvione in Valtellina

CRONACA - 18 07 2023 - Ezio (Méngu)

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/Alluvione in Valtellina

Estate del 1987: Il brutto tempo iniziò venerdì diciassette luglio millenovecentottantasette e poi…

 

Paura, angoscia e fede

Plumbeo è il cielo nella valle e l’afa attanaglia ogni cosa,

le conche innevate del Caronella lacrimano lucenti

sotto il sole nel cielo velato da un grigio e caldo sipario.    

Si sente il respiro d’affanno dei cani e ogni cosa riposa

con stanchezza infinita in trepida attesa d’alito di venti

e di tenera pioggia, caro ristoro nell’opprimente scenario.

 

In quel venerdì diciassette luglio millenovecentottantasette

tra le cime dei monti avanza lento un mare di nuvole scure.

I vecchi inquieti e pensosi annusano nell’aria tristi presagi 

mentre vibrano i monti di tuoni e  balenano potenti saette.

Gli anziani ricordano piogge violente, frane e antiche paure, 

di tempi passati cariche di fatiche e di immensi disagi.

 

Non è pioggia il rimbombo d’acque nei fiumi possenti,

è acqua di neve che la feroce calura tra i monti ha sciolto!

Ora piove! L’acque di cielo e di terra sono potente connubio

di furia assassina mentre salgono al cielo preghiere e lamenti

di gente che guarda i suoi beni con il terrore nel volto.

E’ l’ira del Drago o il ritorno dell’antico diluvio?

 

Piove il venerdì e il sabato nel luglio caldo e sciagurato.

In Val Tartano ventuno sono travolti dal fango assassino, 

le piane di Morbegno e Talamona sono fangosa palude, 

urla il Madrasco e il Torreggio, il Mallero è tracimato!

L’Adda con il grigio Frodolfo e il candido Poschiavino

rovina case, strade, ponti mentre il cuore triste si chiude.

 

E’ domenica 19 luglio! La pioggia cessa e torna il caldo sole.

Nulla è come prima ! Fiumi e torrenti portano rabbia e dolore,

trascinano massi mentre la gente urla “ nessuno si arrenda,

prendiamo i badili, aiutiamoci o fratelli, sarà ciò che  Dio vuole! “

Dopo sette giorni di affanno tra fango e gesti di amore

la gente ritorna  alla vita, nelle case dopo l’alluvione tremenda.

 

Illusione! Ancora rovina, le frane e l’acqua si tendono la mano,

con crepe profonde il monte Coppetto le acque hanno minato.

Una frana si muove e minaccia la valle, incombe il terrore

sulla piana allagata; si fugge, solo sette eroi lavorano nel piano

tra strade distrutte per mettere in salvo i beni che Dio ha dato.

Tutti in Valle hanno tristi pensieri e sono invasi da cupo dolore!   

 

Nel giorno ventotto, alle sette e ventritrè di quel caldo mattino

s’ode un boato tra i monti e subito scompare una magnifica piana!

Frana il monte Coppetto su Poz, Tirindrè, Morignone, S. Antonio,

poi la terra sale a S. Martino e Aquilone come acqua in un catino.

Sette son sepolti nel piano! Ventidue uccisi a Aquilone dalla frana

e subito le acque  dell’Adda chiuse formano il lago di S. Antonio.

 

In Valle si piangono i morti; le acque del lago montano limacciose  

nella piana desolata ora spettrale bara di quattro paesi incantati. 

Il ventiquattro di agosto ancora pioggia con temporali rabbiosi.

Paura e angoscia! L’acqua del lago sale e minaccia tutte le cose.

La gente nel dì venticinque fugge sui monti; i paesi sono evacuati.

I tecnici dicono; con la “tracimazione controllata “siate fiduciosi!

 

Le gente è attonita e timorosa, prega e pensa ai cari e ai suoi beni,

mentre si alza il clamore di notizie sui luttuosi e tragici avvenimenti.

Trenta d’agosto! Il lago è colmo e tracima dal tappo pietroso,  

è fangosa ma scorre nell’alveo dell’Adda  come nei giorni sereni.

La gente esulta! il Mondo loda i Valtellinesi che con i loro sentimenti,

hanno saputo con dignità  e fierezza superare il momento luttuoso. 

 

Son trascorsi vent’ anni, il triste ricordo rimane nei cuori di molti.  

O giovani, le frane e le alluvioni che la Valle da sempre lamenta

saranno meno frequenti se amerete la vostra terra come una sposa.

E se cinquantratrè gigli di campo dalla grande rovina sono stati colti 

per il loro sacrificio e per la fede di molti l’ira del Drago si è spenta

quando voleva ingoiare la Valtellina con l’acqua del lago fangosa.

 

Ezio (Méngu) 

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