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La fede al tempo della Pandemia

CULTURA E SPETTACOLO - 15 11 2020 - Ercole Ricci

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La condizione di emergenza che ci è piombata addosso ci sta portando, gradualmente ma inevitabilmente, a riorganizzare il nostro modo di vivere, il rapporto con noi stessi e con gli altri, con il creato e con le cose, ma vedere le chiese aperte ma desolatamente vuote rattrista.


La chiesa  è il luogo in cui si concentra la potenza della fede umana che contribuisce ad accentuarne la sacralità e la rilevanza dell’esperienza che vi si consuma. La chiesa è il luogo dove, grazie alla fede e  alla preghiera, si può trovare l’aiuto e il confort,o soprattutto in questo periodo, che la sofferenza, ma per fortuna anche la solidarietà, ci accomuna ed è estremamente amplificata. 
Anche la Chiesa sta vivendo l’esperienza della pandemia Covid 19. Un’esperienza di impotenza, caratteristica piuttosto dimenticata ai nostri tempi. Un’esperienza che ha rivelato fragilità,e fallimenti dei nostri sistemi e progetti politico ed economici, ha bloccato e cambiato persino le pratiche di pietà Cristiana.
La chiesa cattolica, in particolare, si trova a dover affrontare una situazione inedita.

 

Forse potremmo essere capaci di saper dire come si affronta una situazione di persecuzione, ma questa prova collettiva, provocata da un virus del tutto imprevisto, ci lascia disorientati.
Per la gravità di questo evento è cambiato il modo e l’intensità dei cristiani di percepire la presenza di Dio Nessuno di noi tutti, anche chi non crede in Dio e nella religione,non avrebbe mai pensato che sarebbe arrivato il giorno in cui le chiese fossero precluse ai fedeli 
La necessità di fare rispettare le norme sanitarie e  garantire i posti in chiesa per accogliere il maggior numero possibile di fedeli, il distanziamento che prevede che vi sia almeno un metro tra le persone,ha ridotto drasticamente il numero di partecipanti alle Messe 
Le immagini di un luogo di culto come il Santuario di Madonna di Tirano che simboleggia la forte protezione Mariana per la Valtellina,ed è la rappresentazione della storia di Tirano. Un luogo di pace e di ascolto un rifugio con i sacerdoti sempre presenti e attenti ai bisogni della comunità dei fedeli. Un luogo che siamo abituati a vedere strapieno di visitatori accompagnati da guide turistiche,che si fermano per ammirare la sua straordinaria bellezza e per deporre ai piedi della Beata Vergine gioie, speranze e sofferenze e per avere salute e consolazione, è una grande sofferenza.


Dentro questa sofferenza, questo silenzio, ci sono tuttavia persone, devoti della Beata Vergine di Tirano, che con le dovute cautele vengono a raccogliersi in preghiera perché, mai come in questo periodo, si sente l’esigenza della parola del Signore. Bellissima la frase del Cardinale e arcivescovo,Angelo De Sonatis, vicario generale di Sua Santità per la diocesi di Roma, arciprete della basilica di San Giovanni in Laterano e gran cancelliere della Pontificia Università Lateranense che recita:”La terapia per essere liberati dall’angoscia, consiste nell'affidarsi alle mani di Dio: nessuno può strapparci da lì, neppure la morte”.


Io penso che, se è giusto servire la vita di ogni persona ed essere grati per la dedizione degli operatori sanitari, impegnati a guarire e curare i nostri malati, non possiamo  dimenticare  la preghiera. La nostra àncora di salvezza soprattutto in questo periodo nel quale ci sono mancate tante cose: sono saltati quasi tutti i programmi faticosamente studiati in sinergia con tutte le nostre realtà presenti, con le varie figure professionali, con i volontari e i sacerdoti; ci serve per continuare a coltivare il dialogo per condividere con noi stessi e con gli altri, specialmente dei più vulnerabili, riflessioni e paure.

 

Ercole Ricci

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