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Alla ricerca di energia rinnovabile

ECONOMIA E POLITICA - 21 02 2022 - Ezio (Méngu)

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/L’isola di ricarica auto in Tirano
L’isola di ricarica auto in Tirano (foto Méngu)

E Dio disse: “Sia fatta la luce “ e la luce fu. Ma non basta poiché l’Uomo moderno vuole la luce non solo di giorno ma anche di notte. E fa bene poiché di notte si vive spesso in un mondo di “sogni “. La notte è divina se bene illuminata e ben condita. Di notte gli affanni della Vita, i rumori sono attenuati e siamo più propensi ad amarci e a sopportarci vicendevolmente Ma per far luce di notte non basta più la candela, ci vuole l’energia elettrica, ci vogliono gli “ amici “ elettroni che viaggiano silenziosamente e docilmente nei cavi e che con un “ clich” di interruttore si trasformano in “ fotoni” ( radiazione luminosa ) nella lampadina ! Ora in questi tempi posmoderni, dove noi tutti ci siamo trasformati in “sanguisughe “di energia, la corrente elettrica tende a scarseggiare e ci batosta con bollette di importo astronomiche che ci  svuotano il portafoglio. Dopo aver dato al fuoco miliardi di tonnellate di carbone e di legna, dopo aver succhiato mari di metano dalla crosta terreste, ora siamo alla canna del gas per via dell’inquinamento ambientale che ci rosicchia anni di vita. Ora siamo alla ricerca affannosa di energia rinnovabile quali l’energia tratta dall’acqua, dal sole, dall’eolico, dalla energia geotermica, dalle onde del mare, dalla biomassa, dai gas di discarica o biogas.

 

In Italia, per il momento non abbiamo produzione d’energia dal nucleare, ma l’acquistiamo dall’’estero. E’ energia che nasce dalla fissione dell’atomo e  che a conti fatti produce scorie radioattive che dovranno tenersele sul “ gobbo “ i nostri posteri per migliaia di anni con i relativi costi di stoccaggio almeno finché nasceranno le centrali di quarta generazione che consumeranno anche questi residui. Puntiamo invece sulla energia nucleare tratta dalla fusione dell’atomo, ma che purtroppo è ancora in fase di sperimentazione e occorrerà ancora attendere decine d’anni per trarre grandi quantità di energia. Che fare ora ?  Che ognuno si ingegni, nel proprio piccolo alla ricerca di una economia dei consumi e degli spazi per produrre energia che può consumare in modo diretto. Si incominci dalla energia tratta dal sole con i pannelli solari, con le pompe di calore, con la razionalizzazione delle reti elettriche, con le interconnessioni internazionali di rete che permettono grossi scambi tra Nazioni.

 

 Senza voler fare polemica di sorta mi viene in mente l’area che io amo e che chiamo affettuosamente “ la steppa del Rodùn “ sita accanto alla  Centrale del Teleriscaldamento di Tirano. Quell’area è a” zerbo” (incolta )  da almeno 30 anni, e attualmente la “gestiscono “ due o tre asini che con le loro mandibole trinciano l’erba alta e attirano con i loto potenti ragli l’attenzione dei passanti. Se quell’area fosse stata adibita al recupero di energia tramite centinaia di pannelli solari e poi, con i sistemi di gestione esistenti, distribuita di giorno a utenze pubbliche e private quanto avrebbe reso? I pannelli solari sono impianti provvisori e facili da asportare in caso di diversa destinazione e occupazione di suolo. Orbene, siamo sicuri che nel tiranese si sia fatta una doverosa ricerca di luoghi, quali coperture di capannoni, tetti di case, luoghi incolti e abbandonati da anni allo scopo di produrre energia rinnovabile con il fotovoltaico, minimizzando o rendendo nullo il consumo di suolo agricolo?

 

Guardandomi in giro, specie quando percorro la zona della pista ciclabile verso Sernio, quante “boschine” inutili e quanti pannelli solari potrebbero stare in quei luoghi che i nostri padri chiamavano la “ Strada dei vècc “ per via dell’abbondante soleggiamento sia d’inverno che d’estate! Ma a chi conviene? Penso a tutti e in particolare alle nostre casse comunali. Facciamo bene i nostri calcoli economici e diamo lo sguardo al futuro e al costo sempre più alto dell’energia elettrica. Diamo onore e gloria ai nostri padri che con dighe e centrali hanno creato energia elettrica che varrà con il passar del tempo  più dell’oro.  Quella era gente con i “ maroni “  e non  gente che blatera e bada al  tornaconto economico e politico del momento. Ora noi tutti abbiamo fame di energia, anzi viviamo di energia e, si può ben dire con determinazione, che senza energia elettrica il nostro modo di vivere sarebbe ridimensionato ad un punto tale da precludere la sopravvivenza di buona parte di noi. Questo chiunque lo intuisce e ci impensierisce pensando al futuro.

 

Si organizzano numerosi convegni che cercano di regolamentare i consumi, ma io credo che pochi faranno un passo indietro privandosi delle comodità di ogni giorno. Se lo faranno sarà perché il loro portafoglio non regge allo stress dell’importo delle bollette. Ricordo un detto che potrebbe essere scritto sulle bacheche dei Comuni, o tenuto in conto come undicesimo Comandamento che dice “ quàndu l’àqua la tùca ‘l cül sa ‘mpara a nudà “ . Orbene, ora noi tutti abbiamo l’acqua che ci arriva al canale del “cül” ( sedere ) , l’unico rimedio ormai possibile per invertire la rotta e salvare la nostra casa comune è quella di cercare d’usare energie alternative e rinnovabili . Non facciamo illusioni, ci aspetta un tempo di dismissioni dei mezzi di trasporto a combustione interna  ( leggi motori a gasolio o benzina ) e nel contempo un grandioso uso dell’energia elettrica a tal scopo. Immaginate, con il prevedibile successo delle auto elettriche, quanti punti di ricarica potrebbero occorrere nei parcheggi pubblici per ricaricare le batterie delle auto e la relativa potenza  occorrente? Attualmente ne esiste uno solo a Tirano in piazza Marinoni che dà la possibilità di caricare le batterie di due solo auto.

 

Bartali direbbe: è tutto da rifare! Io aggiungo: si! Occorrerà rivedere le reti di trasmissione, le cabine elettriche di media e bassa tensione e i cavi ! “ Non basterà la fornitura di biciclette ai turisti! E’ quindi auspicabile che ogni Comune proponga a tecnici competenti di redigere un piano per la ricerca di spazi disponibili possibilmente senza consumo di suolo agricolo per la posa di pannelli solari e imponga una severa razionalizzazione dei consumi. Tutto questo finché arriverà l’energia nucleare da fusione, ma nell’aspettativa occorre intervenire in tempo utile. Chi ama la notte, guardi Tirano dalla bella Roncaiola.  Vedrete una meraviglia delle meraviglie. Vedrete, oltre allo scintillio della Tirano, la spettacolare illuminazione della strada presso la zona del “ laghetto”  sito a lato della pista ciclabile che giunge a Sernio e che  diritta come un fuso sul lato destro orografico dell’Adda giunge quasi alla confluenza dell’Adda e  del Poschiavino. La scia luminosa è lunga 3960 metri, suppergiù quanto l’aeroporto della Malpensa e con corpi illuminanti distanziati in media ogni 25-30 metri. Se poi si dovessero contare tutti i corpi illuminanti della estesa città di Tirano si arriverebbe a numeri davvero imponenti con il relativo consumo annuale di energia elettrica.  Dunque energia a gò, gò ! Questa visione luminosa non è solo di Tirano ma è abbastanza comune in ogni città.

 

Dolce ricordo il mio, quando il viale di Madonna di Tirano era illuminato con una trentina di “ padelòtt “ da 150 watt appesi di traverso ai due viali. Allora si poteva dare un bacio alla morosina senza essere visti da occhi indiscreti, mentre ora si può contare il numero di masselli di porfido sul viale. Ma va bene così finché possiamo illuminare la nostra città di notte quasi come a giorno, come impone la normativa, fin che ci sono i soldi , con il vantaggio che se perdiamo il portafoglio per strada lo ritroveremo di certo.  

 

Ezio (Méngu)

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