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IL VALORE DEI RIFIUTI

ECONOMIA E POLITICA - 10 09 2015 -

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secam_spazzatura_rifiuti_immondiziaNell’ottica di incentivare il recupero e il riciclaggio dei rifiuti  le direttive europee prevedono misure intese a prevenire la produzione di rifiuti di imballaggio e a favorire il reimpiego e il riciclaggio degli stessi. Gli Stati membri sono però liberi di perseguire tali obiettivi secondo modalità e criteri organizzativi propri: il sistema italiano, che è basato su una struttura multiconsortile, è solo uno dei possibili sistemi che potrebbero essere adottati dai soggetti che sono obbligati a gestire i rifiuti da imballaggio.

 I principali sistemi di recupero degli imballaggi nei diversi paesi europei sono:

  • sistemi “duali” (Austria e Germania) dove il Consorzio che raggruppa i produttori di imballaggi è direttamente responsabile della raccolta che è organizzata in parallelo alle attività dei Comuni

  • sistemi “condivisi” (Francia, Paesi bassi, Italia, Spagna, Portogallo ecc.) dove anche gli Enti Locali ( i Comuni) che effettuano la raccolta differenziata sono corresponsabili della gestione insieme ai produttori di imballaggi.

In Italia i consorzi che si occupano del riciclaggio degli imballaggi corrispondono, tramite il consorzio CONAI, un contributo in base alla qualità e alla quantità degli imballaggi loro conferiti da parte dei Comuni o dai loro delegati (es. Secam). Questo contributo prende il nome di Contributo Ambientale Conai (CAC) . Il CAC è dovuto al CONAI in varia misura da parte di tutte le imprese al momento della immissione dell’imballaggio finito nel mercato interno. Il costo di tale contributo è poi messo dalle aziende a carico del consumatore finale maggiorando il costo di acquisto del prodotto. Se il livello del contributo è bassissimo (come in Italia) il consumatore non cambia il suo comportamento. Se il contributo è più elevato esso modifica il rapporto tra i prezzi di prodotti alternativi (con meno imballaggio o a rendere) e spinge così il consumatore a modificare le sue abitudini di consumo.

L’Anci ha osservato anche come “In Italia rispetto agli altri paesi Ue il CAC sia auto-determinato dal sistema dell’industria, e gestito dal sistema Conai-Consorzi, senza che gli Enti locali (destinatari dello stesso) possano intervenire nel processo di determinazione”.

Il CAC italiano è il più basso d’ Europa ma nonostante tale vantaggio per le imprese italiane, che avrebbe dovuto rendere meno costosi almeno i prodotti alimentari nazionali su cui incide moltissimo il costo dell’imballaggio, l’Italia è diventata in pochi anni uno dei paesi europei con l’Indice di Livello dei Prezzi più elevato in Europa mentre le tariffe per la raccolta dei Rifiuti Urbani in Italia sono aumentate in media del 17 % nel solo periodo 2007- 2012.

I 300 milioni circa di corrispettivi riconosciuti dal Conai ai Comuni italiani derivano innanzitutto dal CAC incassato dal Conai (che corrisponde a 592 milioni di euro nel 2011. I rimanenti servono a coprire i costi di gestione del CONAI, i cui principali introiti restano comunque le quote di adesione versate dalle imprese consorziate). Ma il Conai ed i propri Consorzi di filiera si sostengono anche attraverso la vendita dei materiali riciclati e selezionati per un totale prudenziale di 221 milioni di euro nel 2011.

Visti questi numeri ci si spiega perchè il riciclo “indipendente” dal sistema dei consorzi ufficiali si stia progressivamente consolidando e perché molti Comuni inizino a ritenere spesso le condizioni offerte dal libero mercato  più convenienti di quelle ottenute grazie all’accordo Anci-Conai.

L’Italia, essendo un paese strutturalmente povero di materie prime, aveva costruito nel passato una industria manifatturiera basata in maniera significativa sull’impiego di materiali intermedi, di rottami e materiali di recupero. Negli ultimi anni invece si è assistito ad un enorme aumento delle esportazioni di tali materiali (soprattutto in Cina, per i bassi costi di trasporto delle navi cargo che esportano in Europa i prodotti finiti e che altrimenti tornerebbero semivuote). Prendono la via dell’estero ad esempio la plastica post-consumo e la carta da macero, i rottami ferrosi, i RAEE ( Rifiuti da Apparecchiature Elettriche ed Elettroniche), mentre si assiste sempre più frequentemente alla chiusura delle cartiere italiane che utilizzavano carta da macero e degli impianti di riciclo. Le imprese italiane non riescono più a competere con i prezzi che i cinesi possono riconoscere per l’acquisto di materiali di scarto e i maggiori guadagni incamerati attualmente dai Consorzi di filiera (che vendono il loro prezioso materiale fuori dall’unione europea) potrebbero rilevarsi a breve un boccone avvelenato se si tradurranno nella pressoché totale dipendenza dai mercati asiatici per il successivo riacquisto di tali materiali ritrasformati.

Sarebbe invece necessario conferire il materiale recuperato  alle aziende presenti sul territorio, almeno europeo, e vicine al luogo di raccolta. In Europa molti paesi oltre alla Germania hanno quindi cominciato a limitare l’export in Asia sostenendo l’industria europea del riciclo, anche per ridurre le emissioni legate al trasporto (il trasporto di un container di 25 tonnellate di macero dalla Spagna alla Cina comporterebbe tra le 5 e le 7 tonnellate di emissioni di CO 2).

Per quanto riguarda il mercato dei prodotti riciclati il D.lgs 152/2006 prevedeva espressamente la “promozione di opportunità di mercato per incoraggiare l’utilizzazione dei materiali ottenuti da imballaggi riciclati e recuperati”. L’Anci ha inoltre  individuato negli acquisti pubblici un motivo di stimolo per il mercato del riciclo, dato che il volume di acquisti della pubblica amministrazione in Italia vale 130 miliardi di euro annui, circa il 17 % del PIL.

Per restare nella nostra piccola realtà provinciale e per farvi capire il valore commerciale che può avere un materiale di scarto, la ditta Secam ha indetto una

Gara per cessione della materia prima secondaria “carta/cartone” proveniente dalla raccolta differenziata svolta da Secam in provincia di Sondrio

rifiuti

Sarebbe utile che tali introiti (essendo il capitale di Secam interamente pubblico) venissero trasferiti in proporzione ai Comuni, i quali hanno fornito gratuitamente il materiale e  hanno anche pagato  per la raccolta dello stesso. I Comuni dovrebbero poi vincolare tali introiti  a favore dei propri cittadini, abbattendo i costi delle bollette della TARI.

I Comuni della provincia di Sondrio devono far richiesta a Secam se vogliono ottenere il ristorno del contributo CONAI spettante.

Per approfondire l’argomento consiglio di leggere un documento del 2013 sulle proposte di modifica dell’accordo ANCI-CONAI, dal quale sono stati tratte le informazioni di questo articolo.

www.rifiutivaltellina.altervista.org

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