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Ma quale rosso, il futuro è blu

ECONOMIA E POLITICA - 13 09 2018 - Alessandro Cantoni

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/rosso e blu

Un giorno ho sentito mio padre cantare una canzone di sinistra. Per Diana, ho pensato subito. Come poteva rievocare Rosso colore di Bertoli, proprio lui che se avesse visto un comunista per strada lo avrebbe preso a bastonate? Si scherza, ovviamente. Sapete, non vorrei ritrovarmelo con le ossa fratturate per colpa di un qualche svalvolato. E oggi, vorrei dire, ce ne sono parecchi.

 

Quel giorno, dicevo, ho fatto alcune modeste considerazioni e ho pensato subito due cose. O si era bevuto il cervello, oppure la colpa sarebbe stata da imputare a quel caldo asfissiante che solo la Sicilia sa dispensare così generosamente in un giorno di piena estate. D’accordo, dissi tra me e me, suo padre era socialista. Ma perché tanto ardore nell’invocare quel brano? Un giorno gliel’ho chiesto. Ho capito subito che non c’era motivo di preoccuparsi per quella boutade, e che presto sarebbe finita a tarallucci e vino. Infatti. Per lui, come per molti di quelli che provengono dal popolino, le parole di Bertoli avevano un senso trascendente la politica. Davano piuttosto una sensazione di libertà e di liberazione, di riscatto. Mio nonno era contadino, scarpe grosse e cervello fino, anzi finissimo. Un uomo che sapeva cosa significasse sgobbare da mattina a sera per tirare a campare. Mio padre, grazie a innumerevoli sacrifici, è cresciuto dal nulla, eppure eccolo qua. Anche lui, il salario se lo deve sudare.

 

Ai tempi i rossi scendevano nelle piazze, parlavano come mangiavano e raccattavano un sacco di voti nelle fabbriche, tra le file degli operai e dei poveri diavoli come mio nonno. Oggi il rosso richiama alla mente la porpora dei salotti borghesi in cui si riuniscono i fighetti di sinistra. Non c’è dubbio, di fronte a simili pensieri mi sembra più ragionevole credere che il vino sia l’unica cosa rossa veramente apprezzabile.

 

Mentre i benpensanti di sinistra, tra una portata di caviale e l’altra continuano a riempirsi il ventre e parlare ai compagni miliardari alla Asia Argento, la Lega di Salvini vola al 33% dei consensi elettorali.

Il futuro è blu, il che mi spaventa meno del rosso in odor di eguaglianza sociale e visioni classiste. Salvini ha scelto di rimanere a terra. Parla come noi, mangia più o meno come noi. Non vado oltre (sic!). Gli impostori radical chic hanno scelto di rivolgersi alle élite, e quando discutono non si capisce cosa dicono.

 

Per fortuna la parabola di sinistra è finita da un pezzo. Tanto ci pensano i grillini a servircela su un piatto d’argento, con tanto di pani e pesci da dispensare alla folla insieme al reddito di cittadinanza. Per loro le grandi opere sono il male. Il lavoro? Una perdizione, una depravazione morale anziché un valore aggiunto. Le nuove destre, al contrario delle peggiori sinistre, si rivolgono a tutti, dal popolino ai ceti industriali che danno respiro a questo paese.

 

Che gli altri continuino pure ad insultare senza muovere una foglia. Ma stai a vedere che a furia di sparare sulla Croce Rossa, le pallottole vengono rispedite al mittente. Una ad una.

 

Alessandro Cantoni

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