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Tirano, città del vivere felice?

ECONOMIA E POLITICA - 10 04 2017 - Mèngu

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/tirano, valtellina
Foto di Giorgio Bieker

Questo interrogativo è di difficile interpretazione, lo scopro mentre sto scrivendo. Si esalta la felicità delle Nazioni e delle persone in vari modi facendo sondaggi che a mio parere lasciano le persone perplesse e pongono tanti interrogativi.

 

Per me è difficile fare graduatorie sulla felicità delle Nazioni, dei paesi e delle persone o addirittura affermare che un paese è più felice di un altro. La felicità è un dono personale. Scriveva Nathaniel Hawthorne , scrittore statunitense ( 1804-1864) “ La felicità è come una farfalla : se la insegui, non riesci mai a prenderla; me se ti metti tranquillo, può anche posarsi su di te.” Nella “ giornata Mondiale della felicità “ quest’anno il primo posto è toccato alla Norvegia, il secondo posto alla Danimarca e Islanda. Noi italiani siamo, secondo la graduatoria, al 48° posto. Sarà vero? Spiega Jeffrey Sachs, direttore del Sdsn e consigliere speciale del segretario generale Onu “I paesi felici sono quelli che hanno un sano equilibrio tra prosperità, come convenzionalmente misurata, e il capitale sociale, il che significa un alto grado di fiducia nella società, bassa disuguaglianza e fiducia nel governo".

 

Ammettiamo pure che la graduatoria sia esatta, secondo i parametri citati da Jeffrey Sachs. Non è difficile crederlo per una “ certa Italia “ , ma per la nostra Valle, per il nostro paese tale graduatoria vale ancora ? “Fare di tutta l'erba un fascio” , forse non sempre ci si azzecca. Potremmo chiederci in quale posto potremmo collocarci nella graduatoria o qual’ è la “ felicità” che riteniamo d’avere nel nostro vivere quotidiano nel nostro paese. Quale sarebbe la nostra risposta ? Cerchiamo di capire cos’è la felicità indicando anche un percorso per ottenerla. La felicità è una stato d’animo, lieve come una piuma, come una farfalla, o come i fiocchi di neve portati dal vento. Se l’afferri subito ti scappa dalle mani, oppure ti si scioglie come neve al sole. Ci si organizza in tutti i modi per ottenerla e quando ti sembra di possederla , ecco che ti sfugge e svanisce d’incanto. Nessuno, nemmeno chi ti è più vicino , ti può aiutare a trattenerla. Insomma, la felicità è una gemma preziosa , del tutto personale.

 

Quando parliamo di Paradiso ecco che viene in mente la felicità. La felicità è una meta ambita da tutte le religioni. Essa è racchiusa come in una conchiglia che si schiude solamente quando in noi c’è una quiete serena. La quiete serena dell’animo la si trova quando si è in pace con se stessi, con la propria coscienza, impegnandosi nelle piccole cose di ogni giorno, nell’ amore verso il prossimo, negli affetti semplici e sinceri. Qui appare netta la distinzione tra” felicità” e “allegria e benessere” . La felicità non si conquista in un attimo, essa è una grazia che illumina il cuore. L’allegria si conquista quasi subito. Non basta forse un una buona bottiglia di vino, una buona compagnia, una serata “ divertente” con baldoria, fracasso per essere allegri? L’ allegria può durare mezza giornata e puoi sfuma, se ne vola via, con il rumore del calabrone. Possiamo essere allegri in un paese delizioso, avere benessere con una qualità della vita gradevole ma non essere felici. Per essere un paese dal vivere felice, occorre che le persone facciano un percorso e questo percorso ha, in genere, una porta chiusa. La chiave di questa porta, a mio parere, sta nelle relazioni sociali, nell’accoglienza, nelle virtù cardinali che sono i pilastri della vita dedicata al bene, ed enunciate dai filosofi greci, quali Platone.

 

Tutte queste virtù si possono sintetizzare, a mio parere, in una consonanza di sentimenti del bene verso se stessi e il prossimo. Al giorno d’oggi queste virtù sembrano sfumare in una irrequietezza generale, nei timori di attentati, di furti, di ostilità l’uno verso gli altri, di prevaricazione del ricco contro il povero, di intimidazione, di sospetto, di ingiustizia sociale, di una politica dove prevalgono gli interessi personali, della mancanza di lavoro, della precarietà sociale . Forse la madre di tutti i mali è una “ scristianizzazione “ della società intera. Ad esempio, un paese, sia pur allegro e pieno di benessere, come può essere felice , quando la famiglia non è più il fondamento della società? Quando separazioni, divorzi , distruggono ciò che è sacro e essenziale per il crescere sano dei figli ? Non dimentichiamo mai, quando i genitori si separano il conto salato lo pagano i figli e i figli a loro volta crescono con “ un male oscuro interiore“ che si terranno per tutta la vita. Non c’è più orrenda visione in una famiglia che nel vedere i figli che piangono mentre i genitori litigano. A che serve dunque il benessere in queste condizioni ? Vogliamo parlare della vera felicità ?

 

Orbene parliamo del futuro dei nostri figli, del nostro futuro, del lavoro, . del Credere nei valori morali. I nostri figli vivano la felicità del Paradiso quando vedono i loro genitori che si amano, che giocano con loro, che parlano con loro. Sono felici quando accarezzano i papà, le mamme, i nonni e si confidano con loro. Una società felice ha nel suo seno figli, papà, mamme, nonni e nonne felici, unitamente ad un discreto grado di benessere e di giustizia sociale. L’infelicità è un male oscuro paragonabile a quelli che abitano in un condominio, dove chiuse le porte del loro appartamento gli inquilini non si parlano, non si salutano, si criticano, e non si aiutano reciprocamente. Ecco, tutto questo fa scomparire quella serenità gioiosa che è la chiave della porta della felicità e anche se viviamo in un paese dove il benessere materiale può darci l’illusione di essere un paese felice non siamo felici.

 

Orbene, dopo questa chiacchierata poniamoci la domanda: Tirano è una città del vivere felice? Io credo di sì, poiché Tirano ha dimostrato e dimostra nei tempo di avere un Cuore d’oro nell’aiuto dei bisognosi. Tirano ha numerose associazione che si dedicano agli altri, ha avuto e ha degli amministratori ( parlo tutto sommato ) che hanno reso bella la cittadina curandone l’ospitalità e il benessere dei cittadini : Tirano merita un posto migliore nella graduatoria. Ma attenzione ! Il male oscuro dell’infelicità si può insidiare in un “ vento impetuoso” che sparge “ il maligno “ a macchia d’olio in ogni dove nella nostra Valle e anche in Tirano. Questo vento malsano spazza la fresca brezza delle nostre valli portando una filosofia di vita “scristianizzata” , illudendo non solo i figli ma anche i padri. E’ un male oscuro che propone solo miraggi di benessere ma che lentamente ci porta all’infelicità e che paghiamo con un conto assai caro.

 

Méngu

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