Bianzone, la battaglia per salvare il Ranée: è partita anche la raccolta firme
CRONACA - 17 12 2024 - Marco Travaglia
È partita una nuova mobilitazione a Bianzone per proteggere il Ranée, un’area agricola del piano di Bianzone che rischia di essere compromessa dalla costruzione di un sottopassaggio, programmato a seguito della soppressione dei passaggi a livello locali. La petizione, lanciata sia in forma cartacea che online, punta a raccogliere firme per fermare un progetto definito “inutile, dannoso e illegittimo” dai promotori. Abbiamo intervistato un membro del Comitato, che ha risposto per conto del gruppo. Può raccontarci in breve cos'è il Ranée e perché è così importante per la comunità locale? Quando e come è iniziata questa iniziativa di raccolta firme? Cosa rende questo progetto "inutile, dannoso e illegittimo", come indicato nella locandina? Come sta rispondendo la comunità locale a questa iniziativa? Quante firme avete raccolto finora e qual è il vostro obiettivo finale? Nel 2016 avete già salvato il Ranée da un progetto dannoso. Come è stato possibile allora, e cosa avete imparato da quell'esperienza? Quali sono i prossimi passi previsti una volta raggiunto l'obiettivo di firme? Avete ricevuto supporto da istituzioni, associazioni o figure pubbliche? Qual è il messaggio principale che vorrebbe trasmettere a chi non è ancora convinto di firmare la petizione? Come immagina il futuro del Ranée se questa battaglia avrà successo?
L’area del Ranée è una zona posta all’altezza di Bianzone fra la Statale 38 e l’argine dell’Adda. È una piana, verde, a vocazione prettamente agricola, dichiarata di chiaro valore ambientale e sottoposta a tutela paesaggistica in occasione della famosa vicenda del piano Cave: la Provincia voleva convertirla in Cava, ma fu poi fermata dal nostro Comitato, il Comitato per la Tutela e la Valorizzazione del Territorio Agricolo del Piano di Bianzone, che con una strenua lotta riuscì a fermare il progetto, facendo riconoscere la bellezza e la necessità di tutela dell’area. Erano gli anni fra il 2010 ed il 2016.
Allora, a differenza di oggi, l’Amministrazione Comunale guidata dal Sindaco Franca Pini, appoggiò il Comitato e i cittadini.
L’importanza dell’area per la comunità locale è facilmente intuibile: Bianzone è un Comune con una importante vocazione agricola: molti sono i proprietari ed i coltivatori dei terreni nel fondovalle del Renée. Taluni a titolo di proprietari, talaltri in qualità di affittuari. Molti di questi, peraltro, sono conferenti della vicina ed importante Latteria di Chiuro. Il progetto di chiusura dei passaggi a livello così com’è porterà con sé la realizzazione di un sottopassaggio ed annessa strada asfaltata di 10 metri di larghezza: ciò produrrà un consumo di suolo di oltre 24000 m2, con relativi espropri, generando un danno enorme sia per i proprietari, sia per gli agricoltori e gl’allevatori, oltre che la deturpazione irreversibile di una delle poche aree verdi rimaste intatte nel fondovalle. Vi è poi il rischio concreto che quest’opera, già di suo impattante, sia propedeutica ad ulteriori opere di urbanizzazione e di collegamento/prolungamento con strade di servizio (ad esempio, verso l’impianto di frantumazione di ghiaia nel vicino comune di Teglio), producendo così la trasformazione di un’area verde, a vocazione agricola, in un’area periferica di dozzinale urbanizzazione, simile a tante aree ormai degradate presenti sul fondovalle valtellinese.
Il Comune, nel 2023, ha dato parere favorevole all’opera promossa dalle Ferrovie e volta ad eliminare i passaggi a livello insistenti sulla Strada Statale 38, con utilizzo dei fondi stanziati per le Olimpiadi del 2026. Tuttavia, nessuno dei passaggi a livello presenti sul territorio del Comune di Bianzone insiste direttamente sulla SS 38, essendo tutti posti ad una distanza di circa 150 metri dalla Statale, ciascuno con relativa strada di accesso che ne minimizza la pericolosità. Nessuna forma di pubblicità è stata data alla delibera dell’Ente locale, se non le forme di Legge (pubblicazione all’Albo Pretorio). A nostro parere, il provvedimento, molto impattante per un’area verde ufficialmente riconosciuta meritevole di tutela paesaggistica, avrebbe meritato presso la comunità locale ben altra informativa e divulgazione, in onore a ovvi principi di trasparenza (indizione di un’assemblea pubblica; incontri individuali o collettivi con agricoltori e proprietari dei terreni destinati all’esproprio; esposizione del progetto; delle sue tempistiche; pubblicazione dello stesso sul piano di governo del territorio, che risulta non ancora aggiornato, etc.).
Alla nuova Amministrazione Comunale, recentemente insediatasi e succeduta alla precedente (che approvò l’opera), è stato chiesto di ascoltare le istanze del Comitato e della popolazione, di discuterne, ed infine di poter rivedere la posizione assunta, anche alla luce di recenti revisioni delle posizioni precedentemente assunte da altre amministrazioni comunali in Provincia: per ciò è stata invitata ufficialmente alle due assemblee pubbliche promosse dal Comitato (in Agosto 2024 ed in Novembre 2024). Nessuna partecipazione, ma nemmeno nessuna risposta, è giunta all’invito, sia dal Sindaco, sia dai rappresentanti dell’Amministrazione Comunale. A seguito dell’impossibilità di trovare un interlocutore nell’Ente locale, in assenza di una minoranza che in Comune si potesse far carico delle nostre istanze (a Bianzone, infatti, alle ultime elezioni, si è presentata una sola Lista), si è deciso di dar vita ad una raccolta firme per mostrare il grande numero di persone contrarie a questo progetto. La riteniamo una possibilità civile e pacifica di far sentire la nostra voce, a fronte della sordità assoluta dell’AmministrazioneComunale, che evidentemente non si sente investita dal dovere di rispondere ai cittadini. In tal senso si è dato anche corso ad una diffida tramite ns. legale, all’inizio delle opere.
In data 29/11/2024, su iniziativa del nostro Comitato, si è decisa la partecipazione ad un Consiglio Comunale straordinario aperto al pubblico. In tale occasione si è avuta conferma della totale chiusura dell’Amministrazione Comunale ad ogni forma di discussione e/o di appoggio alle nostre istanze. Richiesto al Comune di formulare per iscritto la propria presa di posizione, ancora attendiamo riscontro.
Il progetto è inutile perché non verranno risolti i problemi di viabilità che sarebbero causa dell’intervento, cioè l’intersezione con la SS38. Anzi, il problema verrebbe aggravato, andando a concentrare in un unico punto (il sottopassaggio) la viabilità in entrata e uscita dall’area. Si consideri che lo stanziamento di denaro pubblico per l’opera è nell’ordine di 16,5 milioni di euro, chiaramente sprecati;
dannoso perché l’area agricola del piano di Bianzone, il Ranée, area sottoposta a tutela ambientale, verrà danneggiata irreparabilmente con un sottopassaggio con carreggiata asfaltata di 10 metri di larghezza, del tutto sovradimensionata per le necessità del luogo (prevalentemente transito di pedoni, ciclisti e mezzi agricoli);
illegittimo perché la legge sulle opere pubbliche olimpiche tratta della soppressione dei passaggi a livello INSISTENTI sulla SS38, mentre a Bianzone tutti e tre i passaggi a livello presenti sono DISTANTI dalla SS38, ed hanno spazi adeguati di sosta fuori dalla carreggiata della SS38 medesima.
In generale con numerosi incoraggiamenti a proseguire nella lotta e con adesione alla petizione mediante raccolta firme. Anche alcuni esercizi commerciali hanno accolta la nostra causa, e ci hanno messo a disposizione uno spazio per poter raccogliere firme.
Ad oggi siamo a 616 firme. Ma in ogni momento se ne aggiunge qualcuna.
Allora fu decisiva la tenacia, la mobilitazione generale e lo spettro di una procedura d’infrazione dell’Europa per mancata valutazione dell’impatto ambientale. Ma il vero supporto fu il Comune che, benché inizialmente avesse approvato il progetto, preso atto delle istanze della popolazione, dialogò con essa ed arrivò a cambiare parere supportando il Comitato nella sua battaglia. Oggi invece pare che le decisioni vengano prese al chiuso delle stanze della politica, e che del parere dei cittadini non si tenga minimamente conto.
Presentare la petizione nelle dovute sedi, proseguire la lotta, e soprattutto vigilare con attenzione sull’operato delle istituzioni perché quest’opera potrebbe anche essere l’inizio di cose peggiori.
Anticipiamo che a breve è nostra intenzione presentare, tramite un Consigliere, un’interrogazione regionale. I lavori di preparazione sono in corso.
Al momento, purtroppo, rileviamo una totale sordità sia delle Istituzioni, sia delle Ferrovie. Sembra quasi che chi governa non sia investito da un dovere di trasparenza e di dialogo con i cittadini. Collaborano invece con noi i comitati di tutela del territorio che s’interessano delle opere olimpiche.
L’evidenza dei fatti mostra un’opera che non serve a nessuno, dai costi esorbitanti (ovviamente denaro pubblico a carico della collettività), che provoca un danno irreparabile ad un’area verde e che, mediante gli espropri, priva della possibilità di coltivare i fondi per proprietari ed affittuari. Definire i passaggi a livello di Bianzone come pericolosi è del tutto infondato, come detto sopra. Paventare l’utilità del sottopasso in nome della velocizzazione della linea ferroviaria Milano-Tirano suona persino ridicolo a fronte dei ben più gravi problemi che caratterizzano un disservizio a carico degli utenti pressoché quotidiano. A chi serve quest’opera? Farsi questa semplice domanda può convincere chiunque sull’importanza di firmare.
Vorremmo semplicemente preservare l’area verde a destinazione agricola, col suo ecosistema e con la sua bellezza. Si parla tanto di sostenibilità ESG (Environmental-Social-Governance) per valutare la sostenibilità e l’etica sociale di un investimento. L’opera di Ferrovie, approvata dagli Enti Locali, va proprio nel senso opposto!
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