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Biblioteca Villa Quadrio: lettera aperta

CRONACA - 18 06 2022 - Silvano Marini

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Apprendo dai giornali della città di Sondrio che Villa Quadrio, sede della Biblioteca Pio Rajna, verrà innovata con nuovi supporti multimediali ed ammodernata per renderla più accessibile anche ai disabili. L’edificio, di valore storico e architettonico, ancor prima dell’avvento di internet era inadeguato ad ospitare la biblioteca della città capoluogo di Provincia. Se la funzione della biblioteca è quella di essere un polo di attrazione culturale in una città, devo dire che da decenni il proposito è fallito. La Biblioteca Rajna di Villa Quadrio è stata monumentalizzata e sacralizzata da tutte le Amministrazioni che hanno governato nelle ultime tre decadi la città. A Sondrio il c.d. “tempio del sapere” è un luogo non inclusivo, frequentato solo da docenti, e qualche studente. Un luogo con un’atmosfera ottocentesca e una accoglienza ovattata, accessibile con le “pantofole ai piedi” (per non rovinare il parquet), ogni tanto eclettici “eventi culturali”- per modo di dire- ravvivano l’abito, ma non l’habitat. Una biblioteca pubblica, per asservire il suo ruolo, oggi deve cambiare radicalmente, sia nei servizi che negli spazi. Deve - o dovrebbe - passare da luogo di conservazione (magazzino di libri?) a luogo di comunicazione interculturale e generazionale. Biblioteca, intesa come luogo di dialogo fra cittadini, gente comune, non necessariamente acculturati come coloro che, invece, hanno voluto sacralizzare la biblioteca (chiesa del sapere). Le biblioteche in Valtellina sono concepite come sala studio e magazzino-prestito libri, tant’è che la frequentazione di esse da parte dei cittadini è risibile, con percentuali dello zero virgola. Viceversa, in tante altre cittadelle lombarde, dove il concetto di biblioteca è differente, la frequentazione supera le due cifre. Le biblioteche pubbliche vanno ripensate. Dovrebbero diventare dei luoghi con un habitat diverso, all’interno del quale tutte le attività culturali possano convivere: libri, film, musica, internet, sala registrazione, caffetteria o bar, giornali e riviste. La biblioteca andrebbe riconsiderata come catalizzatore di attività socio/culturali, e non meramente dedicata al libro e alla lettura. La biblioteca come luogo aperto da frequentare nel tempo libero, da tutte quelle persone che non si accontentano delle relazioni virtuali sui social network, ma che cercano ancora la fisicità di un posto in cui andare alla ricerca di relazioni con amici o con occasionali frequentatori. Biblioteca, dove le conferenze stampa siano il luogo di incontro e confronto fra le cosiddette parti sociali e le istituzioni. Biblioteca, come luogo di apprendimento e formazione attraverso corsi, conferenze, laboratori e studio di gruppo. Biblioteca, nuova Agorà di una cittadinanza attiva, dove far crescere creatività analogica e digitale. Biblioteca, dove imparare a fare cose nuove in un habitat luminoso in uno spazio (fisico e mentale) aperto e condiviso in cui il libro non diventa un’icona sacralizzata, come accade ancora oggi in questa città. In conclusione, la Biblioteca dovrebbe essere un bel posto dove andare, non un monumento per devoti e soliti noti.  Ovvio che per realizzare la “Sondrioteca 4.0”.

 

occorrerebbe - in aggiunta alla transizione energetica - una transizione culturale collettiva Green: progettualità, capacità e coraggio, che riescano a trasformare una biblioteca in una… “Arenoteka”.                                      

 

Silvano Marini

 

P.S

 Lettera aperta già notificata al Sig. Sindaco di Sondrio e per indubbia pubblicazione al giornale di Sondrio - Centro Valle

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