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50 anni dalla morte di don Carlo Braga: l’uomo che ebbe tre patrie

CULTURA E SPETTACOLO - 31 12 2020 - Giovanni Marchesi

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/don carlo braga

Domenica 3 gennaio 2021 ricorreranno cinquant'anni dalla morte del salesiano tiranese don Carlo Braga. A causa dell'emergenza Covid non si potrà organizzare nessun momento celebrativo al di là del ricordo durante la S. Messa parrocchiale delle 10.30 del 3 gennaio. Le celebrazioni ufficiali sono rimandate al prossimo autunno.

 

Tiranese missionario salesiano

Nato a Tirano il 23 maggio 1889, ebbe una difficile infanzia (il padre abbandonò la famiglia ed emigrò in America e la madre morì lasciandolo orfano a 6 anni). Fu affidato alle cure delle Suore Figlie di Maria Ausiliatrice da poco giunte a Tirano (1897) fino al termine delle scuole elementari. Fu poi affidato ai Salesiani di Sondrio tra i quali decise di entrare pronunciando a 17 anni i voti religiosi. Chiamato al servizio militare durante la prima guerra mondiale, trascorse tre anni di vita dura e rischiosa al fronte. Alla fine della guerra venne colpito dall’epidemia della spagnola: fece voto a Maria Ausiliatrice che se salvo sarebbe partito missionario per la Cina. Nel 1924 parte per la Cina dove esplicherà le sue attività pedagogiche, musicali, educative, ricreative fino all’espulsione nel 1952 in seguito alla rivoluzione maoista. Nel 1953 dà inizio all’opera salesiana nelle Filippine. Incoraggia la bontà e l’allegria dovunque va. Conserva una santa amicizia per tutte le famiglie dei confratelli, dei benefattori e degli alunni. Durante tutto il suo lungo apostolato in cui dà vita a così tante istituzioni rimane sempre povero, ma ha il dono divino di circondarsi di amici e benefattori sia in Cina sia nelle Filippine, che condividono volontariamente e generosamente ciò che Dio aveva loro donato. Incanta tutti con la sua generosità e con la sua gratitudine, dettate dal suo grande cuore. Alla base di tutte queste straordinarie qualità ed imprese da lui compiute c’è un lato sconosciuto, ma che indubbiamente costituisce la forza che lo rende il buon Padre che tutti conoscono: la sua intima unione con Dio

 

Muore nelle Filippine il 3 gennaio 1971.
Nel gennaio 2014 viene avviata la causa di beatificazione, nella convinzione che la Famiglia Salesiana e la Chiesa che è in Cina e nelle Filippine riconoscono in don Carlo Braga un esempio di vita missionaria da imitare e da seguire; un modello di vita evangelica vissuta per il bene dei fratelli e di santità, segno della paterna bontà di Dio. 


Un testimone d’eccezione: l’emerito cardinale di Hong Kong
Noi eravamo lì, in piedi, e lui era seduto. Mia madre si sedette davanti a lui. Io restai in piedi. Mia madre iniziò a parlare. Invece di perorare la sua causa e vendere al meglio la sua merce, iniziò a mettere in guardia il suo cliente: «Guardi, padre, questo ragazzino non è più tanto bravo. Forse non è adatto per essere accettato qui. Io non vorrei che lei fosse ingannato. Ah, sapesse quanto mi ha fatto disperare in quest’ultimo anno! Non sapevo proprio cosa fare. E se farà disperare anche voi qui, me lo dica pure, che io verrò a riprenderlo subito».


Don Braga diceva che di cinese sapeva tre dialetti: ma li parlava tutti e tre insieme. Certamente il shanghaiese non era il suo forte. Invece di rispondere mi guardava negli occhi. Io pure lo guardavo, ma a testa bassa. Mi sentivo un imputato, anziché difeso dal mio avvocato. Ma il giudice era dalla mia parte. Con lo sguardo mi ha profondamente capito subito e meglio di tutte le spiegazioni di mia madre. Egli stesso, scrivendomi parecchi anni più tardi, si applicava le parole del vangelo: «Fissatolo, lo amò». E da quel giorno non ebbi più dubbi sulla mia vocazione”. Così il futuro cardinale Joseph Zen, racconta il suo incontro con don Braga e l’inizio della sua storia vocazionale.

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