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Due grandi monumenti: i campanili di San Martino e della Basilica

CULTURA E SPETTACOLO - 16 03 2017 - Ivan Bormolini

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Il magnifico grande excelsior

(Prima parte)

Fra Tirano e Madonna spiccano per la loro maestosità due monumenti di grandioso pregio e che sono legati indissolubilmente al patrimonio artistico e devozionale dei tiranesi.

Sto parlando dei campanili della parrocchiale di San Martino e del Santuario; in questa rubrica racconterò qualche particolare sulla loro edificazione, iniziando dal campanile di San Martino, il primo ad essere realizzato.

Ricordo ai lettori che in questa occasione, vista la vastità del tema trattato, la rubrica verrà pubblicata in due parti, la prima oggi e la seconda domani.

 

IL CAMPANILE DI SAN MARTINO

Il 25 aprile 1474, il comune, i nobili ed i vicini di Tirano avevano deliberato la costruzione del campanile di San Martino.

L'incarico di seguire le pratiche ed i lavori, che prevedeva facoltà e procura di compiere tutti gli atti necessari, era stato affidato a Prandino fu ser Amedeo dè Cattanei di Valleve e a Stefano fu Albertino dè Marinoni di Foppolo, entrambi residenti in paese.

Il tutto risulta nel documento rogato dal notaio Antonio de Canobio.

 

Nel frattempo, l'autorizzazione alla costruzione veniva concessa dal duca di Milano Ludovico il Moro, mediante una nota ufficiale datata 3 luglio 1475 proveniente da Pavia.

Non è da escludere che lo stesso duca abbia inviato a Tirano anche l'ingegnere ducale al fine di compiere i rilievi e prendere visione delle idee progettuali.

Per dar vita alla costruzione del campanile era stato contattato il maestro Jacopo da Valsolda, una località nella vicina zona del comasco dove in molti erano dediti alla lavorazione della pietra.

Il maestro Jacopo, accettato l'incarico, era giunto nel borgo tiranese, con il supporto di adeguate maestranze ovvero lapicidi, muratori e garzoni.

 

Già nella primavera del 1479, il Comune era debitore verso il costruttore di una certa somma di denaro. Al fine di far fronte al pagamento i due procuratori avevano reputato necessario vendere due appezzamenti di terreno di proprietà comunale ad un certo Maffeo di Soltoggio.

 

L'opera portata a termine dal maestro Jacopo è di tipica impronta romanica, eseguita con materiale lapideo locale poco ricercato; risulta essere catalogata per imponenza e magnificenza come ineguagliabile tra i campanili romanici realizzati a sud delle Alpi.

La nobiltà della costruzione, collocata in un periodo eroico dell'arte muraria, misura 42 metri di altezza, alla base è di 5,5 metri per lato, ed ha uno spessore murario che parte da 1,60 metri che nel salire si assottiglia scandendo le otto specchiature con le relative aperture.

 

E' certo, osservando la sua imponenza, che si eleva sul borgo divenuto città, che le angolazioni migliori che consentono di ammirare la sua severa bellezza sono la via XX Settembre, salendo nel tratto dei portici di palazzo Marinoni, oppure scendendo dalla via Visconti Venosta. Da questa via, tra i suoi nobili palazzi, la vista non può non soffermarsi e cogliere tutti gli aspetti artistici di questa grandiosa opera.

Percorrendo poi la SS. 38 dello Stelvio, nella zona del Campone, non può sfuggire il suo svettare che pare unirsi a quello del campanile del Santuario distante poco più di un Km.

 

Ma torniamo alle origini: l'assenza di documenti certi rende impossibile stabilire chi sia stato il progettista dell'opera. Non è da escludere che possa essere stato lo stesso Jacopo da Valsolda, così come è altrettanto possibile che il già citato ingegnere ducale possa aver dato suggerimenti necessari predisponendo l'esecuzione dell'opera.

E' certo che sin dagli inizi il campanile svolgeva anche le funzioni di torre civica al servizio dei tiranesi.

Il suono della campana maggiore costitutiva l'avviso per la convocazione del consiglio comunale, mentre le campane suonate a martello chiamavano il popolo a raccolta in caso di pericolo. Val la pena ricordare che per molto tempo le campane erano probabilmente tre, solo più tardi la torre campanaria era stata dotata dell'attuale concerto campanario, composto da cinque campane definite le “cinque sorelle”.

 

Risulta inoltre certo che, sin dagli inizi, il campanile era dotato di orologio che scandiva l'ora ufficiale alla quale tutta la comunità doveva attenersi. Si presuppone che l'orologio sia stato uno dei primi della Valtellina ad essere entrato in funzione. Il campanile dunque era stato concepito anche come torre dell'orologio. Andavano così in disuso le belle meridiane che rimangono però ancor oggi ben conservate in vari angoli della città, tra cui anche quella posta sulla facciata laterale della chiesa parrocchiale.

Solo nei secoli seguenti vennero installati altri quadranti in modo che da tutte le angolazioni del paese si potesse vedere l'ora.

 

Nella stesura di questa prima parte dell'articolo, che ha voluto raccontare brevemente la storia di questo nostro storico monumento, sono rimasto colpito da lacune definizioni ad esso attribuite che voglio citare:

“Uno splendido grande excelsior“ lo ha definito il critico d'arte Ernst Schmid; bellissima è la descrizione di Gian Battista Gianoli che ha paragonato la nostra torre campanaria ad un grande reliquiario romanico innalzato al di sopra dei tetti dell'antico borgo.

Lo scrittore e critico d'arte Leonardo Borghese ha descritto l'opera come uno stupendo campanile lombardo a bifore e trifore, magnifico nelle proporzioni, grave e aereo in perfetta misura.

Infine cito la descrizione del vescovo Archinti che ha descritto il campanile come Turris campanaria magna.

 

(Fine prima parte)

 

Ivan Bormolini

 

Fonte: La chiesa di San Martino in Tirano di Gianluigi Garbellini e William Marconi. Finito di stampare nel mese di dicembre 1999 dalla Tipografia Bettini di Sondrio.

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