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LA PROVOCAZIONE: "ADESSO SIA L’ITALIA A FARE CONOSCERE LE PROPRIE OPERE AL MONDO"

CULTURA E SPETTACOLO - 14 07 2015 -

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cantoni alessandroHo accolto con piacere la notizia dell’arrivo della Santa Rosalia di Anton Van Dyck a Palazzo Abatellis di Palermo, ceduta in prestito dal Metropolitan Museum di New York. Ma adesso sia l’Italia a mostrare il proprio orgoglio agli occhi del mondo. E’ giunta l’ora di rialzare la testa, anche in occasione di Expo. In fondo l’Italia possiede già un patrimonio vastissimo, spesso poco conosciuto o totalmente ignorato. Ricordo quando a Palazzo Fava giunse il meraviglioso capolavoro di Jan Vermeer, la Ragazza con l’orecchino di perla. In quell’occasione un pubblico molto numeroso si recò a palazzo per vedere l’opera dell’artista fiammingo, mentre gli affreschi bolognesi dei fratelli Carracci furono oscurati, come se fossero di minore importanza rispetto a un Vermeer. In realtà opere italiane simili alla Ragazza con l’orecchino di perla, ne abbiamo moltissime. Eppure non si capisce per quale ragione, come nel caso della Santuzza di Van Dyck, siamo sempre noi a ricevere e mai a prestare. Ribadisco l’importanza di donare in prestito, e non vendere, specialmente se si tratta di opere meno note al grande pubblico e di capolavori. E’ una follia, ad esempio, che gli stessi Bronzi di Riace non possano spostarsi nemmeno da Reggio Calabria a Milano, a causa dell’incompetenza di chi afferma che sono fragili. Sarebbero potuti andare a Milano e, perché no, essere portati a New York, a Pechino, per poi rientrare in Italia, mostrando l’orgoglio di possedere un meraviglioso patrimonio artistico che è patrimonio dell’umanità. In fondo è quello che è stato fatto in modo esemplare con il ritratto de La bella Principessa di Leonardo da Vinci, presentata dal grande critico Vittorio Sgarbi dapprima ad Urbino, poi a Lugano e adesso alla Villa Reale di Monza. Amministratori e sovrintendenti riflettano sul nostro grande potenziale, promuovendolo in Italia e nel mondo.

Alessandro Cantoni

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