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Quasi serie (166): Ettore Majorana, scienza e coscienza

CULTURA E SPETTACOLO - 09 08 2018 - Giancarlo Bettini

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Ricorrono in questi giorni gli ennesimi anniversari della distruzione di due città giapponesi, Hiroschima e Nagasaki, tramite l’uso delle bombe atomiche americane. Questo disastro ha segnato la fine della seconda guerra mondiale. Tutti noi di una certa età ricordiamo e ricordando ci chiediamo in che mondo viviamo. Oggi ci soffermiamo su Ettore Majorana, un eccellente fisico del quale, facente parte del gruppo Fermi dal 1938 non si è saputo più nulla, è sparito e il mistero è ancora attuale.

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Questo articolo tratterà in modo succinto quanto sappiamo sul fenomeno Majorana. Il “fenomeno” aveva avuto come ascendenti, genitori e discendenti eccellenti fisici, tutte persone altolocate. Il giovane aveva intrapreso la via dell’Architettura, ma  presto aveva capito di avere scelto l’indirizzo non giusto. Ettore era nato con la fisica nel sangue, variò facoltà meritando i massimi voti in tutte le materie e nelle tesi di laurea. Fermi, con altri valenti fisici fondò il gruppo di via Panisperna. Majorana si dedicò alla libera docenza e conseguì due Premi Nobel. Così il nostro Fermi scrisse dell’amico che aveva superato il Maestro: “Se un problema è già posto, nessuno al mondo lo può risolvere meglio di Majorana”. IL 26 marzo fece perdere definitivamente le sue tracce. Per un certo periodo lo danno presente in un Convento. Poi gli avvistamenti si susseguono. Affermano di averlo visto in Calabria, in Argentina, in Sicilia...

Nulla di certo!

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Vengo ora ad esternare ipotesi che condivido. Sappiamo la sua presenza in un Convento ed il fatto di avere abbandonato la sua presenza senza nulla spiegare fa riflettere sul pentimento dell’uomo eccezionale. Majorana  probabilmente aveva già scoperto la bomba atomica e conosceva i danni che ne avrebbe provocato il suo uso.                     

Meglio rendersi corresponsabile o sparire? Ettore ha scelto per il meglio visto da una persona religiosa quale era.

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SCIENZA E COSCIENZA

Viviamo in una società che mi fa schifo. E’ Il vil denaro che tutti corrompe. Dio ha posato gli occhi su Majorana e lo ringraziamo. La coscienza è stata preferita alla scienza.

                                 

Giancarlo Bettini

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1 COMMENTI

09 08 2018 10:08

Méngu

“Viviamo in una società che mi fa schifo” . Caro Giancarlo, permettimi di dire alcune parole , sulla Tua espressione , molte volte proferita da noi vecchi, mai però con disprezzo ma con molta delusione riguardo ai nostri sogni di gioventù e di ciò che si sperava di realizzare. La società è sempre frutto di ciò che noi abbiamo dato e voluto. La società , se si vuole parafrasare un vecchio adagio “ siamo noi “. E se fa schifo, purtroppo dobbiamo guardarci nello specchio e vedremo anche il nostro volto che ci fa “ schifo “ . Ma io credo che malgrado tutto la società d’oggi non è così da disprezzare. La società d’oggi ci ha dato molto sia in cultura tecnica e scientifica , sia nell’arte, nella filosofia, nella medicina e in moltissimi altri campi scientifici . Ogni tempo ha la sua pena, ma anche la sua Grazia. Viviamo in una società dove in molti paesi c’è la libertà di parola e di pensiero e molta miseria è scomparsa . Se diciamo che certe cose ci fanno schifo, questo al giorno d’oggi ci è permesso di dirlo, di commentarlo, di provarlo, cosa che in tempi passati magari non lo si poteva fare. Noi anziani siamo , per nostra natura, portati nel mantenere ciò che abbiamo ottenuto , semmai a miglioralo, mai a rivoluzionare il tutto. Non è detto che ciò che pensiamo sia ancora valido per i tempi attuali. Se osserviamo con attenzione i giovani d’oggi, certo non tutti, troviamo in loro una grande forza attiva verso il bene , un pensiero sano e costruttivo, una voglia di vivere gioiosa per sé e per gli altri. I giovani hanno una fede religiosa diversa di noi anziani , una fede non dogmatica, non tradizionale come la Chiesa ha imposto da secoli, magari con paure , privazioni, condanne. Hanno una fede dove “ il buon combattimento “ è di ogni giorno e ciò che si crede è maturato nella coscienza magari tra il “concime”, ma quel fiore rappresenta la fede più bella, sincera e reale. Credono non per imposizione, sanno che la loro fede non mai a “chilometro O” , ma che è un combattimento tra le esperienze di vita. Caro Bettini , noi vecchi combattiamo ogni giorno due mali: la paura della morte che ci appare imminente e la paura del giudizio di Dio. Ma se abbiamo consumato la nostra Vita lasciamo consumare ai giovani la loro Vita.. Il Mondo è sempre stato in progresso e l’uomo si è sempre evoluto anche tra guerre e disastri, ha sempre combattuto tra male e il bene. Ciò che dobbiamo insegnare ai giovani , noi anziani, è il primato del bene e della giustizia e non la paura di vivere. Lasciamoli correre, anche se combineranno qualche pasticcio non è detto che quei pasticci porteranno sconquassi e rovina. Stiamo a guardare con fiducia perché sopra di noi e sopra di loro c’è sempre l’alito di Dio che soffia sempre verso il bene e spegne il male. I vecchi devono dar forza ai giovani perché i giovani sentano l’alito di questa forza , sentano la loro comprensione. Condannare , purtroppo, significa chiudere in cella la gioventù e buttare via la chiave. Ed è un peccato grave. Questo è il mio pensiero, caro Bettini, detto con serenità e con fiducia nelle nuove generazioni, nella nuova società, nel nuovo modo di sperare e credere, anche se a volte non lo nego, ho avuto momenti di sconforto come il Tuo. Con amicizia.