MENU

DUE STELLE ALPINE SULLE NOSTRE VETTE, SOGNO E REALTA’

CULTURA E SPETTACOLO - 21 07 2014 -

CONDIVIDI

/Gino_Bartali
18 LUGLIO 2014. Sono trascorsi cento anni dalla nascita di un uomo buono, di un atleta che già nel ventre della mamma pigiava sulle gambe, sgambettava. La madre sussurrava al nascituro “stai calmo, avrai tutto il tempo per sfogarti quando ti darò alla luce”. Ma il nascituro già prima del parto brontolava “l’è tutto sbagliato, l’è tutto da rifare!” Forse alludeva alla posizione nella quale si trovava nella pancia materna. 1914: la vigilia della prima guerra mondiale. Il nostro Ginettaccio, venendo in quell’anno alla luce, ancora non poteva pensare al suo futuro, ma già intuiva, sgambettando, la sua necessità di movimento. A contatto con i cuscini del letto e giocando con le manine forse pensava già di accarezzare quell’arnese che per tutta la sua vita l’avrebbe accompagnato: la bicicletta. I lettori avranno capito che da quell’eccezionale parto era nato Gino Bartali, il Ginettaccio per gli amici. Con il passare degli anni Gino è diventato un campione delle due ruote, imbattibile nel gareggiare, forte nel credere in Qualcuno che sta sopra noi, Qualcuno da invocare sempre ed in particolar modo nei momenti difficili della vita. Con il passare degli anni, com’è naturale, anche le sue forze sono diminuite ed un altro forte atleta, di cinque anni più giovane, molte volte lo ha superato nelle gare. Chi scrive è sempre stato “Bartaliano” anche quando un certo Coppi giungeva prima al traguardo. Ero come l’edera che rimane attaccata ai muri sino alla morte. Significativo è stato il fatto riportato a caratteri cubitali dalla stampa di mezzo mondo: il passaggio della borraccia da Gino a Coppi, o viceversa, sulle alte vette, tra la neve. Gesto che aveva denotato amore tra i due e che possiamo paragonarlo ai sentimenti di Peppone e don Camillo. Mi piace chiudere questo bizzarro ricordo di Gino affiancandolo ad un Maestro della penna, ad Orio Vergani. Vergani, per il Corriere della Sera, seguiva il Giro d’Italia ai tempi di Bartali. Orio con un occhio seguiva il Giro, con l’altro ammirava i paesaggi della nostra bella Italia. Non ho perso un articolo di Vergani, lo paragonavo, sentimentalmente, a Giacomo Leopardi. Per quale motivo ho titolato questo pezzo “Due stelle alpine sulle nostre vette”? Perché due personaggi hanno rappresentato ciò che di più bello è esistito ed esiste in natura ad alta quota: la stella alpina, fiore che resiste alle intemperie. Come i due amici-nemici Gino Bartali e Fausto Coppi.

Giancarlo Bettini

GALLERY

LASCIA UN COMMENTO:

DEVI ESSERE REGISTRATO PER POTER COMMENTARE LA NOTIZIA! EFFETTUA IL LOGIN O REGISTRATI.

0 COMMENTI