Vegliate e pregate
CULTURA E SPETTACOLO - 02 12 2018 - Don Battista Rinaldi
La liturgia cristiana segue un calendario diverso da quello civile e fa iniziare l’anno con la prima domenica di Avvento. E anche se il tempo che precede il Natale è iniziato solo verso il VII sec., è abbastanza logico che gli avvenimenti della vita di un personaggio siano presentati a partire dal giorno della sua nascita. La parola ‘avvento’ era utilizzata dai pagani per indicare la venuta di un dio, la visita di un re ad una città, l’incoronazione di un sovrano. I cristiani applicarono tutti questi significati alla venuta nel mondo del loro Dio che si è manifestato in Gesù, riservando questo termine al periodo dedicato alla preparazione di questa visita. Per descrivere un grande cambiamento, una trasformazione radicale del mondo, la bibbia è solita impiegare immagini impressionanti, apocalittiche. Così è all’inizio della creazione quando si passa dal caos al cosmo e la terra diventa abitabile. Nel nostro brano si annuncia il movimento opposto: un ritorno al caos primordiale. Ma non per un’esplosione di astri, ma perché nel nostro mondo diventa impossibile vivere a causa delle ingiustizie, dell’odio, delle guerre e violenze, delle condizione disumane, dello sfruttamento della natura. Ma Gesù assicura che l’umanità non è destinata ad un’ineluttabile catastrofe, ma va verso una nuova creazione. Dove c’è il disordine provocato dal peccato, lì va atteso il Figlio dell’uomo con potenza e gloria grande. Gesù vuol mettere in guardia dalla paura e dallo scoraggiamento di fronte al male. Il Vangelo invita tutti a ‘levare il capo’. Non c’è caos da cui Dio non possa ricavare un mondo nuovo; un mondo che inizia nel momento in cui ciascuno permette a Dio di realizzare il suo avvento nella nostra vita. Di fronte alle forze del male c’è il pericolo della fuga, della ricerca di soluzioni fasulle, di evasioni. Diventa allora importante vegliare, pronti a cogliere il momento e il luogo in cui il Signore viene. E il modo per vigilare al meglio è la preghiera. Essa ci farà vedere con lo sguardo di Dio tutti gli avvenimenti e impedirà che veniamo colti dalla paura. Inoltre ci permetterà di stare in piedi, cioè di attendere senza timore il Figlio dell’uomo. Ci renderà pronti ad accoglierlo e ci libererà dalla mentalità corrotta di questo mondo. L’avvento è un’occasione offerta al credente per verificare la qualità della sua preghiera, se egli prega o meno. E interrogarsi sulla propria preghiera significa interrogarsi sulla propria fede. Don Battista Rinaldi
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